Autore Redazione
giovedì
10 Marzo 2022
05:49
Condividi
Cronaca - Alessandria

Dopo 11 giorni di viaggio per fuggire dalla guerra una famiglia ucraina viene accolta ad Alessandria

Dopo 11 giorni di viaggio per fuggire dalla guerra una famiglia ucraina viene accolta ad Alessandria

ALESSANDRIA – Un viaggio estenuante e pericoloso, sino al confine. Alle spalle la loro terra che bruciava sotto le bombe russe, davanti la paura dell’ignoto reso un po’ più sopportabile dalla solidarietà degli alessandrini. È una storia come, purtroppo, ce ne sono tante in questo periodo. Una storia fatta di accoglienza, disponibilità e grande umanità. In questo modo una famiglia ucraina – una mamma di 35, un papà di 36 e due figli di 5 e 6 anni – ha trovato un momento di sollievo dopo giorni di totale angoscia.

Tutto è iniziato domenica quando mi cerca Francesca dell’Associazione Solidarietà Internazionale ed Emergenze OdV. Mi chiamava per chiedermi se conoscevo qualcuno che potesse ospitare una famiglia. Nei giorni scorsi una signora mi aveva dato la sua disponibilità e sapevo che posto ne avevamo“, ci racconta Simona Battista de La Castellana che ha dato una grossa mano a organizzare l’arrivo di questa famiglia ad Alessandria.

Ecco che in poco tempo la macchina della solidarietà si è messa in moto. Abiti caldi e puliti, generi alimentari, acqua. Ma anche giocattoli e succhi di frutta per i più piccini. “Li abbiamo accolti come se fossero nostri parenti o amici di vecchia data“, spiega. Da loro hanno poi appreso che questa famiglia “era in viaggio a bordo della loro auto da 11 giorni. Quando hanno saputo che il nostro gruppo inoltra aiuti in Ucraina sono riusciti a contattarci e chiedere una mano“. Durante il viaggio, mentre la macchina su cui viaggiavano si trovava in una foresta, il più piccolo dei figli ha compiuto gli anni. “Quando l’abbiamo scoperto abbiamo fatto una sorta di festa di compleanno con una montagna di giocattoli. Erano sbalorditi da quello che vedevano“.

Ma Simona spiega inoltre che “siamo davanti a persone splendide, orgogliose, che non vogliono essere di peso. Abbiamo compreso che il papà vorrebbe lavorare. Conosce tre lingue, non l’italiano, e in Ucraina era un agente immobiliare. Al contrario la mamma è un’insegnante di danza classica. Stiamo lavorando per trovare una soluzione che possa permettergli di restare qui in Italia e proseguire con tranquillità la loro vita“. Una storia di umanità e solidarietà che non si ferma qui. Questo perché Simona e la SIE stanno attivando nuove raccolte fondi e beni di prima necessità da portare in Ucraina.

Condividi