Autore Redazione
domenica
10 Aprile 2022
05:01
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Cronaca - Alessandria

Schiaffo di Will Smith a Chris Rock: sino a dove si può spingere la comicità? La risposta dei comici Alessandrini

Schiaffo di Will Smith a Chris Rock: sino a dove si può spingere la comicità? La risposta dei comici Alessandrini

ALESSANDRIA – Sino a che punto si può spingere la comicità? Si può davvero ridere e scherzare su tutto? È giusto censurare una battuta scomoda piuttosto che un comico? Dopo quello che è accaduto la scorsa settimana alla notte degli Oscar, ovvero lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock in reazione a una gag sull’acconciatura della moglie colpita da alopecia, il mondo si è posto una serie di domande. E con esse sono anche nati due schieramenti: uno pro Smith e uno a favore di Rock. Ma dove sta il giusto equilibrio tra uno sketch di gusto e uno decisamente più squallido? Abbiamo provato a fare il punto con alcuni comici e attori della provincia di Alessandria.

MASSIMO BAGLIANI

Rimane sempre il dubbio, conoscendo gli americani, che quello schiaffo sia stato concordato per fare spettacolo. A volte i budget promozionali di un film negli Usa superano addirittura quelli della produzione stessa di una pellicola. Detto questo, ammesso quindi fosse tutto vero, di solito negli sketch non si dovrebbe mai arrivare all’offesa personale, soprattutto di un difetto fisico. La satira è un’altra cosa. Si può scherzare sul personaggio, su quello che fa, sui suoi comportamenti e sulle sue prese di posizione ma non sul fatto che è alto o basso, magro o grasso, calvo o con tantissimi capelli. Questa è una comicità spiccia, mediocre, facile. Una comicità che svilisce sia chi viene preso in giro sia chi prende in giro. Quella battuta non è stata di certo un punto messo a segno da Chris Rock. Si può essere anche taglienti ma in altri modi. Oggi però parte della comicità più aggressiva prende di mira la fisicità, colpa anche di un mondo dell’apparire. Ma mi sembra che, da parte del comico che attua questa tecnica, ci sia anche poca voglia di inventare e di metterci del suo“.

FEDERICA SASSAROLI

È una questione complessa. A mio parere si può ridere di tutto esclusivamente se si è in grado anche di parlare di sé con grande ironia. Ad esempio io ho fatto uno spettacolo interamente dedicato alla malattia ma non credo mi sarei permessa di farlo se non la avessi vissuta sulla mia pelle. Per questo io penso che si possa ridere con l’altro e non dell’altro come accaduto alla notte degli Oscar. Si deve osservare l’altro e non giudicarlo. Se guardiamo la persona che, tra virgolette, vogliamo prendere di mira a livello paritario, è comicità, se la guardiamo dal basso verso l’alto è satira (lui ha il potere, io no), se lo guardiamo dall’alto verso il basso è bullismo. Per quel che riguarda il contenzioso Smith-Rock, credo che abbiamo dimenticato un dettaglio macroscopico… era la notte degli Oscar e loro sono attori. Punto. Possono farci credere ciò che vogliono e questa gag ha fatto gioco a tutti, basti pensare che ancora ne stiamo parlando“.

CLAUDIO LAURETTA

Credo che a tutto ci sia un limite. Un comico non dovrebbe mai scadere nel cattivo gusto come accaduto a Chris Rock oppure più recentemente a un altro collega, anche se definirlo tale è difficile, nostrano parlando del corpo straziato di Carol Maltesi. Certo è che la reazione di Will Smith è sicuramente da condannare. A una battuta non si può rispondere con un pugno. Fossi stato in lui, dopo aver portato a casa la statuetta dell’Oscar che corona di fatto una brillante carriera, avrei replicato dal palco. Gli avrei risposto con ironia dicendogli una cosa del tipo: ‘Mia moglie ha una malattia da cui si può guarire, te dall’imbecillità non guarirai mai’. Reagire con la violenza ad attacchi verbali, anche se questi sono rivolti alla persone più cara che hai al mondo, non può essere la soluzione. Il pubblico ha un grande potere, ovvero quello di stabilire cosa è bello o brutto in uno spettacolo. Se io faccio una battuta di pessimo gusto posso ricevere fischi o vedere la platea alzarsi e andarsene. Trovo sia difficile, in ogni caso, scherzare sulla salute di una persona o su di un lutto. E lo dico io che passo la mia vita a prendere in giro la gente facendo imitazioni e accentuando i loro difetti. Cadere nel cattivo gusto, come accaduto a Chris Rock penso sia il peggiore passo falso per un comico“.

DIEGO PARASSOLE

Partiamo da questa premessa: personalmente io credo poco alla spontaneità di quella scenetta. Sia Chris Rock che Will Smith sono dei professionisti e lavorano in un contesto importante dove anche i minimi dettagli vengono analizzati e vagliati prima di ricevere un qualsiasi tipo di ok. L’impressione, da profano, è che tutta la situazione sia stata costruita ad arte per creare clamore mediatico e attenzione sull’evento. Anche perché, dopo lo schiaffo, non ho visto questa grande reazione da parte del comico statunitense. Detto questo la vera domanda è se oggi possiamo veramente ridere su tutto o no. Viviamo in un mondo dove il politically correct la fa da padrona. Tuttavia questa estrema attenzione sull’utilizzo delle parole per non offendere nessuno la trovo un po’ inutile. Il politically correct infatti mi impedisce di dire una cosa ma non di pensarla o covarla dentro. Il lavoro per migliorare questo mondo deve essere molto più profondo e non semplicemente imporre un divieto. Con una imposizione un razzista resta un razzista, anzi si esacerba il suo stato mentale. Al contrario si dovrebbe fare con lui un percorso sulla xenofobia. Credo però che si possa davvero ridere di tutto nella vita. Dipende però chi fa le battute e il contesto in cui vengono dette. In questo senso mi viene in mente il libro di Viktor Frankl dal titolo ‘Uno psicologo nel lager’. Lui era uno psicologo ebreo che ha perso la sua famiglia nei campi di concentramento nazisti. All’interno del libro racconta come anche nel lager si utilizzasse l’ironia e l’autoironia per difendersi dalle brutture di quei luoghi. Ora, se un ebreo fa una battuta sui campi di concentramento, sulla propria cultura, sul modo in cui la sua gente interpreta la vita non ci sarebbe nulla di male dato che l’autoironia è alla base della comicità e un maestro come Woody Allen ne è un esempio. Al contrario se io facessi una battuta sulla popolazione ebraica sarei fuori luogo e potrei offendere qualcuno. Mi ricordo quanto accaduto tempo fa durante un’intervista in cui feci questa battuta: ‘Dio è attaccato ai soldi – Antico testamento, Nuovo testamento – Ma mai che ci abbia lasciato una lira in eredità’. In quel caso il giornalista riportò: ‘Dio è ebreo, mai che ci abbia lasciato una lira in eredità’. Si scatenò un putiferio anche perché con quelle parole sembrava che io dessi alle persone di religione ebraica degli avidi. Quindi è sempre importante il contesto e soprattutto chi fa la battuta. Se Chris Rock avesse avuto l’alopecia sicuramente il polverone non si sarebbe alzato perché oltre che sul problema della moglie di Will Smith avrebbe anche preso in giro la sua persona. Ci sono tanti tipi di umorismo, da quello più bonario che mira a suscitare la risata a quello maggiormente autoironico che può essere utilizzato anche come arma. Viene in mente in questo caso Winston Churchill. Quando Nancy Astor, sua avversaria politica, gli disse: ‘Se tu fossi mio marito, ti metterei il veleno nel caffè’ e il primo ministro inglese gli rispose: ‘Se tu fossi mia moglie, lo berrei’. Ecco in questo caso l’ironia è un’arma per difendersi da un attacco. Quando però l’umorismo si trasforma in sarcasmo becero per attaccare una persona ecco che la vis comica decade. Se si usa l’ironia per attaccare una persona è poco rispettoso nei confronti sia del pubblico che di chi viene preso di mira. Si arriva insomma al bullismo“.

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