Autore Redazione
mercoledì
13 Aprile 2022
05:43
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Cronaca - Alessandria

Corridoi verdi, piantumazioni e giardini verticali: “Così Alessandria può combattere inquinamento e caldo”

Corridoi verdi, piantumazioni e giardini verticali: “Così Alessandria può combattere inquinamento e caldo”

ALESSANDRIA – Città sempre più calde, aumento degli eventi atmosferici estremi, una siccità che sta mettendo a dura prova l’intero comparto agricolo. Sono solo alcuni degli effetti del cambiamento climatico registrati in tutto il mondo e di cui Alessandria non è di certo esente. Il territorio Alessandrino ha da poco superato una siccità che durava da ben 111 giorni e la scorsa estate ha attraversato un mese di agosto violentemente caldo. Per mitigare gli effetti di questi cambiamenti ci sono tante piccole azioni che, se intraprese nei giusti tempi, potrebbero mitigare una situazione già ampiamente compromessa. Tra questi trasformare le città da giungle di asfalto a veri e propri polmoni verdi.

Lo sa bene Jessica Sacco, alessandrina e architetto paesaggista con un’esperienza sulle spalle di una decina di anni. “All’estero, e in particolar modo in Belgio dove lavoro da qualche tempo, ci sono veri e propri programmi per mitigare gli effetti del climate change nelle città“. Dall’inizio degli Anni 2000, infatti, il problema della vegetazione urbana sono sotto la lente d’ingrandimento delle varie amministrazioni. Studi anche recenti, infatti, hanno dimostrato che piantumazioni, isole e corridoi verdi permettono di abbassare le temperature percepite in città di 2-3 gradi centigradi oltre che di migliorare la qualità dell’aria.

Ed è qui che entrano figure professionali come quelle di Jessica Sacco: “L’architetto paesaggista, che ha competenze spiccatamente architettoniche ma anche agrarie, permette alle amministrazioni, piuttosto che ai privati, attraverso piani di studio mirati, a rilanciare con senso il verde nelle aree urbane“. Questo permette, spiega, di “riqualificare zone urbane abbandonate o degradate che così ritornano a essere sfruttate dalla cittadinanza che si riappropria di spazi altrimenti inutilizzati“. Si tratta quindi di una rigenerazione urbana ed estetica ambientale che permette di rendere più vivibili le città, vittime da anni di cementificazione indiscriminata.

Questa rigenerazione, ritiene l’architetto Sacco, è applicabile a tutte le città, compresa quella di Alessandria. “Mancavo dalla città da circa cinque anni e personalmente, sul piano del verde, l’ho trovata peggiorata. Poi magari è semplicemente una mia impressione ma non vedo così tanta vegetazione urbana“. Jessica Sacco poi spiega che nonostante la città abbia alcune aree piantumate importanti, “queste però non sono collegate tra loro da corridoi verdi“. Tali percorsi permettono di “preservare la biofauna, migliorare il drenaggio del terreno oltre alla qualità dell’aria. Inoltre le interconnessioni tra queste aree permettono a insetti e uccelli di trovare riparo e sopravvivere anche in città particolarmente inquinate e soprattutto di spostarsi senza rischi da una zona all’altra“.

Ma ad Alessandria, “che ricordo essere priva di corridoi verdi“, questi potrebbero sorgere “semplicemente lungo le carreggiate, le piste ciclabili e vie. Non dobbiamo pensare tuttavia ad alberi imponenti, ma piuttosto a semplici alberature basse piuttosto che siepi, arbusti e prati. Il tutto però deve avere un senso per rendere allo sguardo la città più gradevole ed organizzata“. Senza parlare poi di una “mitigazione importante del riverbero e con esso un abbassamento delle temperature estive, fondamentali in questo periodo di cambiamenti climatici“. Da qui il consiglio di guardare quello che accade all’estero: “Ad esempio in Belgio ogni nuova costruzione deve avere il 30% del suolo edificato destinato a piantumazioni. Lo prevede la legge ed è un requisito necessario per l’approvazione di un nuovo edificio“. Il dubbio resta però che la città non sia pronta per accettare un’idea innovativa e ambiziosa come i giardini verticali di Milano: “Basterebbe semplicemente sfruttare i tetti piatti di capannoni e centri commerciali della città. All’estero i tetti, progettati per reggere determinati pesi e strutture, vengono sfruttati proprio in questo modo“.

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