14 Aprile 2022
19:13
Letizia Battaglia e lo scatto di Pasolini lasciato alla Benedicta
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Per decenni, con la sua macchina fotografica, ha raccontato Palermo e la guerra di mafia. L’esordio della celebre fotografa palermitana, Letizia Battaglia, fu però nel 1972, quando al Circolo Turati di Milano realizzò una galleria di immagini di Pier Paolo Pasolini. Ed è proprio una di quelle fotografie scattate durante la contestata presentazione del film “I racconti di Canterbury” che da alcuni anni si vede salendo al Sacrario della Benedicta.
Letizia Battaglia, ha ricordato Michele Dellaria, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Memoria della Benedicta, nel 2016 partecipò con sette fotografie alla VI edizione della rassegna di Abbey Contemporary Art nell’ex abbazia di San Remigio a Parodi Ligure e l’anno successivo tornò a partecipare ad “Abbey Contemporary Art, nei luoghi della memoria” con l‘installazione permanente “ritratto di Pasolini 1972” alla Benedicta.
Dopo i primi contatti per l’esposizione a Parodi, Michele Dellaria incontrò più volte la fotografa a Palermo e proprio durante una di quelle occasioni le raccontò del luogo dove 78 anni fa si consumò la più grande strage di partigiani combattenti di tutta la Resistenza italiana: “Senza esitare ci disse che avrebbe voluto esporre alla Benedicta una foto di Pasolini”. Accanto a quello scatto, ha ricordato ancora Dellaria, don Armano propose di aggiungere la frase che Pasolini disse a Furio Colombo poco prima di essere ucciso: “I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto no”. “Letizia Battaglia disse subito sì e da allora quella frase accompagna il suo scatto alla Benedicta”. Con un post su Facebook anche l’Associazione Memoria della Benedicta ha voluto salutare Letizia Battaglia, scomparsa il 13 aprile a 87 anni. “Era una donna dal carattere forte, che diceva quello che pensava, ma aveva anche una altrettanto forte umanità – ha sottolineato Dellaria – Ed è stata certamente una delle una delle figure più importanti della fotografia contemporanea, per il valore civile ed etico da lei attribuito al fare fotografia”.