23 Aprile 2022
05:39
Pillola dei 5 giorni dopo senza ricetta per le minorenni. Non una di meno: “Notizia fantastica”
ALESSANDRIA – Anche le ragazze con meno di 18 anni potranno acquistare la pillola dei cinque giorni dopo per evitare una gravidanza indesiderata. Lo potranno fare senza dover presentare al farmacista una ricetta medica. La decisione è stata presa dal Consiglio di Stato che ha di fatto confermato la sentenza del Tar del Lazio del maggio 2021, rigettando i ricorsi presentati da diverse associazioni Pro Vita che si basavano sul rapporto tra consenso informato e i farmaci e sulla differenza tra farmaco abortivo e farmaco contraccettivo.
Secondo quanto si legge nella sentenza del Consiglio di Stato la modifica del regime di vendita della pillola EllaOne ai minori è legittima poiché non c’è “nessuna violazione della normativa sull’interruzione volontaria di gravidanza” dato che il farmaco “non deve essere confuso con il regime farmacologico usato per l’interruzione volontaria della gravidanza“. Il meccanismo di EllaOne, che è a base di ulipristal, è stato ritenuto antiovulatorio “al termine di un articolato percorso istruttorio“. Insomma, la sentenza stabilisce che non siamo davanti a un farmaco abortivo bensì contraccettivo.
“Il Consiglio di Stato mette definitivamente in pericolo le donne e le adolescenti di tutta Italia, considerando legittima la vendita della pillola dei 5 giorni dopo (EllaOne) senza prescrizione medica, anche a chi ha meno di 18 anni. La pillola viene distribuita come una normale aspirina, senza tenere in debita considerazione l’allarme lanciato dall’Agenzia europea dei Medicinali e dalla letteratura scientifica sui rischi di danni al fegato e altri effetti collaterali come vomito, diarrea, stanchezza, sanguinamento vaginale, mal di schiena, tensione mammaria, mal di testa e vertigini“, è il commento di Jacopo Coghe, portavoce nazionale di Pro Vita e Famiglia, rilasciato a RadioGold. “In più, secondo alcuni studi recente, EllaOne non agisce solo come contraccettivo d’emergenza ma ha dei possibili effetti abortivi in caso l’ovulo sia già fecondato. Questo significa ignorare la reale volontà delle donne, soprattutto se ignare di aspettare una nuova vita nel grembo materno e calpestare i primi articoli della legge 194 che sanciscono, seppure soltanto a parole, il valore sociale della maternità e la tutela la vita umana dal suo inizio“, ha concluso.
Decisamente diverso il pensiero di Marta Pampuro, di Non una di meno Alessandria. “Si tratta di una notizia positiva per l’autodeterminazione delle donne. Soprattutto perché sul tema di interruzione della gravidanza l’Italia è ancora molto indietro. Questo è un primo piccolo passo, ma ce ne sono ancora tanti altri che il nostro Paese deve compiere“, spiega. Su tutti una “riforma della legge 194 e in particolare legata all’obiezione di coscienza. Un problema che conosce bene anche Alessandria con un solo medico abortista in tutto l’ospedale“. Ma il vero timore è che il Piemonte “faccia, come già accaduto in passato, una legge regionale per inasprire le regole. La Giunta Regionale del resto è la stessa che ha deciso di finanziare le associazioni Pro Vita piuttosto che creare percorsi di supporto volontari e su richiesta per quelle donne che decidono di interrompere la gravidanza. Di certo non è mettendo nei consultori persone che ti giudicano e cercano di convincerti a non abortire che si fa il bene del bambino e della potenziale futura mamma“. A questo si aggiunge il problema delle farmacie “dato che in molti luoghi, soprattutto nei paesi più piccoli, questo farmaco risulta di difficile reperimento. Senza parlare dell’ostracismo di alcuni farmacisti che si professano obiettori, senza che la legge lo preveda, e si rifiutano di vendere la pillola dei 5 o dei 3 giorni dopo“. Insomma, quello che Marta Pampuro sostiene è che “la decisione presa dal Consiglio di Stato è ottima, ma ora bisogna supportare e tutelare questa decisione“.