Autore Redazione
giovedì
10 Settembre 2015
22:00
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Cronaca - Alessandria

La crisi dimezza le imprese edili della provincia. Ora i primi segnali positivi, ma la ripresa è ancora lontana

La crisi dimezza le imprese edili della provincia. Ora i primi segnali positivi, ma la ripresa è ancora lontana

ALESSANDRIA – Qualche timido segnale di ripresa c’è. Per il Collegio Costruttori della provincia la parola d’ordine rimane però “cautela“. Dopo un 2014 caratterizzato da un andamento ancora negativo, nei primi sei mesi del 2015 alcuni indicatori sullo stato di salute del mondo dell’edilizia sono tornati lentamente a salire. Gli elementi congiunturali dell’ultima indagine elaborata da Ance Alessandria, hanno spiegato il Presidente Roberto Mutti e il Direttore, Luigi Tosi, non permettono però di parlare in maniera decisa di ripresa. Di sicuro il settore sta uscendo da una “lunghissima crisi“, ma il timore è che possa trattarsi di un semplice “rimbalzo”, cui dovrà necessariamente seguire una nuova discesa. C’è in particolare un elemento che blocca anche il più tiepido sorriso: la progressiva scomparsa dall’inizio della crisi delle piccole imprese, da sempre grande ricchezza della provincia.

Delle 1.378 aziende complessivamente conteggiate nel 2008, alla fine del 2014 ne erano rimaste 806, con un conseguente crollo del 41,51%. Scendendo nel dettaglio dei dati raccolti da Ance Alessandria sono state proprio le imprese artigiane a scontare il prezzo più alto della crisi. La stretta creditizia in primis, unita anche al ritardo nei pagamenti ha  stritolato quasi la metà delle imprese artigiane del mondo delle costruzioni ( passate dalle 1005 del 2008 alle 513 del 2014 con un calo del 48,96%). La crisi ha ovviamente colpito forte anche sul fronte dell’occupazione. In sette anni sono stati spazzati via  2566 posti di lavoro, pari a -42.90%, ma almeno qui il trend del 2015 fa quantomeno segnare 572 lavoratori in più iscritti alla Cassa Edile. Nei primi sei mesi di questo 2015 continua a scendere, invece, il numero di imprese (752 rispetto alle 806 di un anno fa).

Le aziende quest’anno hanno dovuto del resto incassato un ulteriore duro colpo. Con l’introduzione del meccanismo dello “split payment” nella Legge di Stabilità, oggi le imprese non ricevono più il versamento dell’Iva dalle Pubbliche Amministrazioni. L’Imposta sul valore aggiunta va infatti all’Erario e così, per la stessa fattura, le aziende si ritrovano ad avere due “debitori ritardatari”: la Pubblica Amministrazione, che paga in media 6 mesi dopo l’emissione dello Stato di Avanzamento lavori, e l’Erario, che impiega circa 16 mesi per il rimborso.

Opinione della maggioranza delle 150 imprese edili intervistate per l’indagine Ance è che ormai sia sempre più “dannoso” lavorare con le Pubbliche Amministrazioni. Proprio il comparto pubblico ha però registrato un incremento di appalti , sia a livello regionale che provinciale. Nonostante l’aumento del 46%, i lavori appaltati risultano comunque ancora la metà rispetto al periodo ante crisi. Con specifico riferimento alla provincia di Alessandria, le stazioni appaltanti hanno messo in gara lavori per circa 45 milioni di euro, per un importo “aggiudicato” di 38 milioni. A questi vanno aggiunti anche i 55 milioni (sub)affidati dal Cociv per il Terzo Valico, anche se “minime” sono state le ricadute sull’imprenditoria locale, ha precisato il Direttore Ance, Luigi Tosi. “Dati alla mano”, ha spiegato, meno del del 5% dei lavori è stato affidato alle imprese dell’alessandrino.

In stallo, invece, il settore dell’edilizia privata, paralizzato anche dalla forte pressione fiscale sugli immobili. Le compravendite di alloggi residenziali in provincia non infatti hanno segnato particolari variazioni rispetto al 2013, tranne ad Alessandria che ha chiuso il 2014 con un ulteriore contrazione del 3%. Di contro sono aumentate le compravendite di immobili destinati al settore terziario(+63%), commerciale(+18%) e produttivo (+54%). In base alle proiezioni dell’Ance, infine,  anche in questo 2015 il mondo delle costruzioni sarà sorretto in buona parte da interventi manutentivi che, ancora una volta, non riguarderanno parti strutturali degli edifici, oppure cambi di destinazione d’uso ma che permetteranno di toccare un considerevole +130% rispetto al 2011. Ancora in caduta libera, invece, i permessi di costruire, con una  contrazione del 47%.
 
Tatiana Gagliano
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