13 Agosto 2022
09:09
Ovada ricorda le vittime del disastro della diga di Molare che costò la vita a 111 persone
OVADA – Sono passati 87 anni da quel 13 agosto 1935, ma la ferita provocata da quello che è passato alla storia come il Disastro di Molare è ancora ben presente in quel territorio. L’estate del 1935 era stata particolarmente secca. Precipitazioni non ce ne erano praticamente state e le Officine Elettriche Genovesi avevano deciso un taglio della produzione elettrica e il blocco degli scarichi della diga presente sul lago di Ortiglietto. La mattina del 13 agosto si verificarono violente e straordinarie precipitazioni sulle valli dell’Orna e dello stura. In meno di otto ore caddero sulla zona oltre 400 millimetri di pioggia portando il livello del lago a salire in maniera preoccupante.
Gli addetti ai lavori della diga provarono ad attivare lo scaricatore per alleggerire la pressione dell’acqua che però si bloccò dopo poco tempo poiché intasato dalla melma. Partì così un tam tam di telefonate per avvertire del pericolo imminente. Intorno alle 13.15 il bacino idrico iniziò a strabordare. L’esondazione non provocò comunque il crollo della diga maggiore ma dello sbarramento secondario della sella Zerbino. Acqua e detriti caddero verso l’Orba, già in piena, formando un fronte fangoso largo due chilometri e alto una ventina di metri per un totale di 30 milioni di metri cubi.
“Cari Concittadini, come ogni anno poniamo ai piedi di questa lapide un vaso di fiori. Un gesto semplice, ma che vuole ricordare il tributo di vite pagato in quel 13 agosto 1935. Resti per noi un monito : la natura va rispettata e non dobbiamo illuderci di poterla sottomettere ai nostri bisogni, senza fare i conti con i suoi ritmi e i suoi tempi. Possiamo chiederle di aiutare, con la sua energia, la qualità della nostra vita, ma dobbiamo farlo sempre con grande discrezione, delicatezza attenzione“, ha commentato in ricordo il sindaco di Ovada, Paolo Lantero.