18 Agosto 2022
05:10
Peste suina africana: ecco le proposte per gestire l’epidemia nell’Alessandrino
ALESSANDRIA – La peste suina africana è un problema che da quasi un anno sta affliggendo la provincia di Alessandria. Dallo scorso inverno, quando i primi casi sono stati riscontrati nell’Alessandrino, sono morti oltre un centinaio di cinghiali. Questo ha portato la Regione a stabilire un abbattimento “selvaggio e ingiustificato della specie, impiegando circa 50 milioni di euro per delimitare, con una rete metallica l’area considerata infetta da PSA. Noi crediamo che la caccia non sia l’unica soluzione al problema“, sostiene in una nota Pro Natura Alessandria che nei mesi scorsi ha presentato diverse proposte per gestire l’epidemia nella maniera meno impattante possibile.
– controllo del territorio: è necessario un attento coordinamento tra enti parco, associazioni, istituzioni e forze dell’ordine come i Carabinieri Forestali per evitare il fenomeno dei piccoli allevamenti abusivi di cinghiali, sempre finalizzati alle immissioni illegali a scopi venatori. Tali controlli devono essere realizzati ai sensi della Legge 157/92, 150/92 e anche dell’art. 544-bis e ter del Codice Penale;
– controllo nelle fiere e nei ristoranti: è necessario avviare delle indagini sul mercato della carne di cinghiale, spesso illegale, destinata alla ristorazione, in particolar modo quella utilizzata nelle sagre. Molte volte il ricorso agli abbattimenti viene “stimolato” non solo da associazioni venatorie, ma anche da questo “mercato” (pressioni di cui
non si dovrebbe tener conto nella gestione faunistica). Gli abbattimenti dei cinghiali hanno un ruolo importante nella diffusione di patologie infettive, quindi i controlli devono avvenire anche per la tutela della pubblica salute;
– divieto di foraggiamento: tutti gli enti devono vietare in assoluto la pasturazione e il foraggiamento dei cinghiali, spesso praticata abusivamente dai cacciatori per poi denunciare presunte “sovrappopolazioni” ed essere chiamati a limitare il numero;
– divieto di effettuare ripopolamenti: abolire tutti i ripopolamenti venatori, anche di lepri e fagiani. Tali ripopolamenti sono causa prima di danni al settore agricolo – soprattutto in riferimento alle due specie sopra citate – e creano gravi squilibri ecologici con conseguenze sulle altre specie (ad esempio minore disponibilità di cibo dovuta ad una maggiore concorrenza, e via dicendo);
– miglioramento della situazione relativa allo smaltimento dei rifiuti: una delle fonti alimentari del cinghiale è costituita dai rifiuti, non solo quelli prodotti nei grandi centri abitati, ma anche quelli dei piccoli paesi. E’ indispensabile quindi eliminare l’accesso ai rifiuti, o ancor meglio rendere più efficace il processo della raccolta e lo smaltimento dell’immondizia;
– sicurezza stradale: esistono dispositivi che, se utilizzati, possono ridurre a zero il rischio di incidenti, causati spesso dall’alta velocità. Autovelox ad esempio rappresentanto un efficace deterrente che obbliga gli automobilisti ad una andatura moderata mentre le bande e i dossi artificiali li costringono ad una guida prudente. Tali dispositivi naturalmente devono essere accompagnati da opportuna e adeguata segnaletica stradale. Oltre a questi sistemi tradizionali ne esistono anche altri, sperimentali, già adottati nell’ambito di specifici progetti LIFE: si tratta di sensori, centraline, altoparlanti, avvisi luminosi e di una segnaletica specifica che, se installati correttamente, contribuiscono alla sicurezza stradale senza impedire alla fauna selvatica di circolare liberamente;
– metodi ecologici per la prevenzione del danno: per quanto riguarda le coltivazioni, esistono vari metodi di protezione, anche non troppo limitativi alla circolazione di tutta la fauna selvatica. Tali sistemi, la cui applicazione – ai sensi della Legge 157/92 art. 19 – è prioritaria rispetto agli abbattimenti, risultano particolarmente efficaci quando vengono utilizzati contemporaneamente: dissuasori olfattivi, sonori, meccanici ed elettrici (questi ultimi due hanno una maggiore efficacia nel tempo). I dissuasori elettrici, alimentati ad energia solare, possono essere particolarmente utili in appezzamenti non di grandissime dimensioni, perché bloccano l’accesso ai cinghiali ma consentono l’attraversamento alla fauna minore.