30 Agosto 2022
05:23
Studio cardiologi del Gemelli: smog può provocare infarto, rischio ischemia 11 volte maggiore
ITALIA – Arrivano altre conferme sui rischi alla salute causati dallo smog. Secondo uno studio firmato da Rocco Antonio Montone e da Filippo Crea, cardiologi della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli Irccs-Università Cattolica, campus di Roma, l’inquinamento dell’aria soffoca i vasi del cuore e può provocare l’infarto, anche in persone con coronarie ‘sane’. L’analisi degli scienziati dimostra per la prima volta come l’aria inquinata può causare infarto anche a chi ha coronarie ‘pulite’, cioè senza aterosclerosi significativa, determinando uno spasmo prolungato dei vasi. Il rischio di incorrere in un’ischemia da spasmo delle coronarie aumenta fino a 11 volte nei soggetti più pesantemente esposti all’inquinamento da particolato fine (Pm2.5), causato soprattutto dal traffico veicolare. Lo studio è stato presentato lunedì 29 agosto 2022 al congresso della Società europea di Cardiologia (Esc), a Barcellona, e pubblicato in contemporanea sul ‘Journal of American college of Cardiology’.
“Abbiamo studiato il fenomeno – spiega Montone, dirigente medico dell’Unità operativa complessa di Terapia intensiva cardiologica del Gemelli Irccs – su 287 pazienti di entrambi i sessi di età media 62 anni; il 56% di loro era affetto da ischemia miocardica cronica in presenza di coronarie ‘sane’ (i cosiddetti Inoca), mentre il 44% aveva addirittura avuto un infarto a coronarie sane (Minoca). La loro esposizione all’aria inquinata è stata determinata in base all’indirizzo di domicilio. Tutti sono stati sottoposti a coronarografia, nel corso della quale è stato effettuato un test ‘provocativo’ all’acetilcolina. Il test è risultato positivo (cioè l’acetilcolina ha provocato uno spasmo delle coronarie) nel 61% dei pazienti; la positività del test è risultata molto più frequente tra i soggetti esposti all’aria inquinata, in particolare se anche fumatori e dislipidemici“.
“Questo studio dimostra per la prima volta – prosegue il cardiologo – un’associazione tra esposizione di lunga durata all’aria inquinata e comparsa di disturbi vasomotori delle coronarie, suggerendo così un possibile ruolo dell’inquinamento sulla comparsa di infarti a coronarie sane; in particolare, l’inquinamento da particolato fine (Pm2.5) nel nostro studio è risultato correlato allo spasmo delle grandi arterie coronariche”.
“Gli spasmi dei vasi del cuore – spiega Massimiliano Camilli, dottorando di ricerca all’Istituto di Cardiologia dell’università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – potrebbero essere dovuti al fatto che l’esposizione di lunga durata all’aria inquinata determina uno stato di infiammazione cronica dei vasi, con conseguente disfunzione dell’endotelio, lo strato di rivestimento della parete interna dei vasi”.
“Alla luce dei risultati di questo lavoro – conclude Filippo Crea, ordinario di Malattie dell’apparato cardiovascolare all’Università Cattolica, campus di Roma e direttore dell’Uoc di Cardiologia del policlinico Gemelli – limitare l’esposizione all’inquinamento ambientale, possibilmente riducendone le emissioni, potrebbe ridurre il rischio residuo di futuri eventi cardiovascolari correlati alla cardiopatia ischemica, sia su base aterosclerotica, che da spasmo delle coronarie”.
“L’uso di purificatori di aria in casa e l’utilizzo delle mascherine facciali quando ci si trova immersi nel traffico delle grandi città – raccomanda l’esperto – potrebbe dunque già essere consigliato ai soggetti a rischio, in attesa di studi che ne valutino il reale impatto sulla riduzione del rischio. E naturalmente ribadiamo il divieto di fumo e la necessità di uno stretto controllo dei fattori di rischio per tutti, ma ancora di più a chi è esposto all’inquinamento, come chi vive in una grande città”.