15 Settembre 2022
05:00
Il primo dizionario con “architetta”, “medica” e “soldata” divide i linguisti ma piace ai “prof” di Alessandria
ALESSANDRIA – Ha fatto “notizia” l’uscita della versione aggiornata del Dizionario della lingua italiana di Treccani. Sarà infatti il primo, in Italia, a registrare le forme femminili di nomi e aggettivi insieme a quelle maschili. L’ordine sarà quello alfabetico e per questo, nel rispetto della regola, le voci femminili, tradizionalmente non indicate o indicate come “femminile di”, nel nuovo dizionario compariranno prima di quelle maschili.
Diretto dai linguisti Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, il nuovo vocabolario vuole essere “specchio” dei cambiamenti socio-culturali del nostro Paese, raccontarli e promuovere la parità di genere attraverso un uso della lingua più consapevole. Sfogliando il dizionario, infatti, si troveranno anche i nomi identificativi di professioni che finora non avevano un’autonomia lessicale perché storicamente declinati al maschile. Ci saranno ad esempio “notaia”, “chirurga”, “medica”, “soldata”. Treccani, ovviamente, non ha inventato nulla. Nella lingua italiana queste parole esistono da tempo e sono grammaticalmente corrette. È l’uso che è ancora poco comune. Spesso la consuetudine di declinarli al maschile li fa “suonare male” alle nostre orecchie. In altri casi è “il dubbio”, il non sapere se si possa dire “avvocata” o “medica” a spingere verso la forma maschile. A fare chiarezza ora ci sarà la versione aggiornata del dizionario. Basterà sfogliarne le pagine per avere la conferma che “architetta” esiste e si può usare. E ugualmente esiste, è grammaticalmente corretto e ha uguale dignità anche il termine “casalingo” per un uomo.
La nuova edizione del dizionario Treccani sarà presentata in anteprima venerdì 16 settembre, in occasione della 23esima edizione del festival Pordenonelegge e uscirà poi a ottobre. Già dall’annuncio, la “rivoluzione Treccani” ha fatto discutere. Non a tutti i linguisti è piaciuto “l’aggiornamento” del dizionario pubblicato dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. Lo scontro sulla lingua italiana sulla rete è apertissimo e i giudizi spesso taglienti.
L’argomento, invece, infiamma meno gli animi nelle scuole, tra gli studenti dei licei di Alessandria. La declinazione al maschile di alcune professioni è “una consuetudine accettata” tra i ragazzi, ha raccontato Paola Giordano, docente di italiano e latino allo Scientifico. Il “ministro”, per la maggior parte degli studenti, resta “ministro” anche se a ricoprire l’incarico è una donna. La parola “sindaca” oggi è più comune nel parlato ma per ora non è mai stata scritta in un tema corretto da Barbara Zarri e Alessio Piran, coordinatori del Dipartimento di Lettere del Saluzzo-Plana di Alessandria. Alcune parole non sono ancora di uso comune e il “non sentirle spesso” fa sorgere dubbi anche tra i professori, hanno ammesso i docenti. Per gli insegnanti di italiano dei licei di Alessandria, però, è “positivo” e “giusto” che un dizionario aiuti a fare chiarezza e, soprattutto, riconosca le forme femminili insieme a quelle maschili e le registri. Anzi, “lo strano” è che nessuno l’abbia fatto prima.
(in copertina foto di Aaron Burden sul sito Unsplash)