Autore Redazione
venerdì
14 Ottobre 2022
14:13
Condividi
Cronaca - Alessandria

In provincia di Alessandria l’industria investe ma la crisi internazionale è sempre più minacciosa

In provincia di Alessandria l’industria investe ma la crisi internazionale è sempre più minacciosa

PROVINCIA ALESSANDRIA – L’industria alessandrina continua a investire e a tenere sul fronte delle esportazioni ma questi dati positivi sono profondamente minacciati da una situazione internazionale che sta sfaldando anche questi due pilastri dell’economia locale. Lo dice la 192esima indagine congiunturale di Confindustria che raccoglie le previsioni per ottobre-dicembre 2022 degli imprenditori della provincia. I costi delle materie prime e dell’energia stanno divorando l’impegno del settore con la previsione sulla redditività arrivata a -28 contro il -7 dell’ultimo riscontro.

L’analisi, per singoli settori, riferisce come il comparto metalmeccanico sia in miglioramento rispetto a una prospettiva più pessimistica per chimica e gomma-plastica. Continua a dare ottimi riscontri l’alimentare con tutti gli indici positivi, soggetto alla stagionalità. Anche il settore dei servizi alle imprese ha previsioni analoghe a quelle complessive: occupazione a +17 (era +11), il livello di attività a zero (era +23), i nuovi ordini da +15 a +3, export da zero a +9, e redditività negativa. E gli indicatori dell’indagine congiunturale di Alessandria sono pressoché in linea con quelli registrati a livello regionale piemontese, e anche migliori per la propensione ad investire e per gli ordini export.

I risultati dell’Indagine Congiunturale, elaborata dall’Ufficio Studi di Confindustria Alessandria, alla quale hanno collaborato centodiciotto imprese associate tra le manifatturiere e quelle dei servizi alla produzione, sono stati presentati il 14 ottobre da Laura Coppo, Presidente di Confindustria Alessandria, e dal Direttore, Renzo Gatti.

“In un clima economico non favorevole – spiega Laura Coppo, Presidente di Confindustria Alessandria – ci conforta rilevare la tenuta del nostro export per il prossimo trimestre e ancor più l’alta propensione ad investire delle nostre imprese. L’allarme costi, tuttavia, e in particolare quelli dell’energia, si aggrava. ‘Lo shock energetico abbatte le prospettive di crescita’ sottolinea l’ultimo rapporto di previsione del Centro Studi Confindustria presentato la scorsa settimana. Il prezzo del petrolio, 71 dollari per barile nel 2021, è ora in media a 102 anche se per il prossimo anno se ne prevede una lieve riduzione a 91. Quello che invece è previsto ancora in aumento nel 2023 è il prezzo del gas: una impennata dai 47 euro dello scorso anno ai 150 odierni ai 204 previsti per il 2023. Partendo dal prezzo di 13 euro di fine 2019. “I maggiori prezzi del gas stanno peggiorando le attese di crescita, soprattutto dell’Eurozona, e quindi le prospettive della domanda mondiale” aggiunge il CSC. “Lo scenario internazionale è segnato dal balzo dei prezzi energetici, con diversa intensità nelle varie aree. Quasi ovunque nel mondo l’inflazione è in aumento e riduce il potere d’acquisto delle famiglie, frenando i consumi. Il diffuso rialzo dei tassi di interesse, per combattere l’inflazione, rallenta gli investimenti. Tale effetto negativo sulla domanda, rallenta l’attività produttiva.” Venendo al nostro Paese: “I costi energetici delle imprese italiane sono stimati aumentare di 110 miliardi di euro nella media del 2022, per il totale economia, rispetto ai valori pre-pandemia. L’incidenza dei costi energetici sul totale sale da 4,6% a 9,8%, livelli insostenibili, ai quali corrisponde, nonostante un rialzo dei prezzi di vendita eterogeneo per settori, una profonda riduzione dei margini delle imprese.” Possiamo parlare di un rischio di crescita zero? Senza un tetto al prezzo del gas, ipotizzato da CSC a 100 euro, sicuramente sì. E anche i dati della nostra indagine trimestrale confermano le criticità avvertite dalle imprese della nostra provincia, che ci preoccupano”.

Condividi