24 Ottobre 2022
15:43
Impennata di suicidi nel periodo covid in Piemonte
PIEMONTE -Il dramma dei suicidi sta diventando sempre più imponente in Piemonte. Il dato è emerso durante l’ultima Commissione Sanità, presieduta da Alessandro Stecco, cui ha partecipato il presidente dell’Osservatorio nazionale suicidi Raffaele Abbattista. In Piemonte, durante il periodo covid, i suicidi riscontrati sono stati circa 400 l’anno. In Italia il dato ha superato i cinquemila casi, un fenomeno evidentemente peggiorato dalla pandemia visto che, nel 2019, il dato nazionale si attestò a 3.680 persone che si tolsero la vita.
“C’è stata una vera impennata”, ha sottolineato Abbatista, ricordando che nel mondo i suicidi sono 900mila, un suicidio ogni quaranta secondi, con un forte interessamento della fascia giovanile under 18.
“Nel nostro Paese assistiamo a un suicidio ogni sedici ore e a un tentativo ogni quattordici. Il fenomeno del suicidio rappresenta il venti per cento delle cause per morte violenta, un morto su quattro, attestandosi in Piemonte intorno all’uno e mezzo per cento dei decessi totali”, ha spiegato Abbattista.
Ad aggravare uno scenario già triste anche il fatto che tra i suicidi si registra una presenza massiccia degli operatori sanitari, nello specifico il comparto infermieristico, ha aggiunto il presidente dell’Ordine delle professioni Infermieristiche di Torino, Massimiliano Sciretti.
Sciretti ha spiegato come gli operatori sanitari siano stati coinvolti pesantemente nello svolgimento della loro professione lungo tutto il periodo pandemico; ha anche sottolineato che durante il periodo pandemico si è riscontrata, da parte degli infermieri, la disponibilità a un interscambio di ruoli, mentre successivamente si sono avuti forti disagi di natura psicologica che hanno avuto delle ricadute quali lo stress emotivo all’interno dell’organizzazione sanitaria, accompagnato da un aumento dell’abbandono della professione alla luce della grave carenza di figure infermieristiche.
Si calcola che, dall’Italia, negli ultimi cinque anni siano stati circa ventimila gli infermieri che si sono trasferiti all’estero alla ricerca di una maggiore valorizzazione della professione e di uno stipendio più remunerativo.
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