3 Novembre 2022
05:00
Scontro sulla nuova norma anti-rave. Opposizioni e giuristi attaccano. Nel Casalese, però, “la stretta” convince
CASALE MONFERRATO – La “stretta” sui rave-party ha acceso lo scontro politico e il dibattito pubblico. Le opposizioni hanno puntato il dito contro l’articolo 434-bis che introduce nel codice penale il reato di “invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica”.
La norma è stata bollata come “liberticida” perché, scritta come è stata scritta, metterebbe a rischio la libertà di manifestare ed esprimere dissenso garantita dalla Costituzione. Da Nord a Sud anche un gruppo di costituzionalisti, giuristi e avvocati ha bocciato la stretta anti-rave per le “pene eccessive” ma soprattutto per lo spazio lasciato a “interpretazioni” che potrebbero estendere l’applicazione della norma a qualunque raduno con più di 50 persone, comprese le manifestazioni studentesche o le occupazioni delle fabbriche da parte di lavoratori a rischio licenziamento.
La “discrezionalità ampia” e “arbitraria” del testo è finita nel mirino anche di diverse associazioni, da Amnesty International ad Antigone, che si occupa di diritti e garanzie nel sistema penale, che temono una “repressione” e una “criminalizzazione” del dissenso e un “restringimento” dello spazio civico e democratico.
Da parte sua, Giorgia Meloni ha “rivendicato” e si è detta “fiera” di una norma che consentirà all’Italia di non essere più “maglia nera in tema di sicurezza”. La premier ha anche scansato il campo da quelle che ha liquidato come “strumentalizzazioni sul diritto a manifestare” e ha “rassicurato” tutti i cittadini: “Non negheremo a nessuno di esprimere il dissenso”.
La norma ora verrà comunque esaminata dal Parlamento. Già così, la “stretta anti-rave” convince però alcuni amministratori dell’area casalese.
Per il sindaco di Casale Monferrato, Federico Riboldi, il “pugno duro” del Governo era quello che “serviva” e che “da tempo” chiedevano i sindaci dei territori dove in passato si sono tenute feste non autorizzate. “Finalmente non avremo più parchi occupati da incivili” ha commentato Riboldi. I controlli straordinari predisposti periodicamente per evitare nuovi rave nelle campagne di Terranova si sono rivelati efficaci ma comportano un “dispiego di risorse ed energie troppo pesante” e il sindaco di Casale vede nella nuova norma un forte deterrente contro i rave. “Queste feste sono per lo più organizzate da persone che vengono dalla Francia o da altri Paesi europei. E sapete perché? Perché l’Italia è stata troppo lassista sul tema del rispetto delle regole e della legalità. Ora non sarà più così”.
Gian Marco Argentero era sindaco di Frassineto Po quando si svolse uno degli ultimi rave nella zona e ricorda bene “il disastro” lasciato nelle campagne al termine del raduno e anche dopo quello ancora più grande che si svolse qualche anno prima, quando era sindaco Angelo Muzio. “Io ero stato uno dei sindaci che aveva invocato un’azione decisa – ha ricordato l’ex sindaco Argentero – Avevamo creato una squadra di lavoro con la Prefettura, forze dell’ordine e con gli amministratori delle aree confinanti della provincia di Pavia. Grazie a quei controlli coordinati sono stati sventati nuovi rave”. Per l’ex sindaco di Frassineto Po l’attività di prevenzione resta fondamentale ma la nuova norma, quanto meno a una prima veloce lettura, potrebbe far muovere un “passo avanti” contro l’avanzata di nuovi mezzi carichi di casse e amplificatori. “Le varie ordinanze e regolamenti comunali ma anche le multe che in passato erano state comminate dal Parco del Po per l’invasione di aree protette non bastano a intimorire chi organizza rave. Credo che per motivi di ordine pubblico non si debba interrompere un rave già in corso ma bisogna evitare che vengano fatti. Oltre alla musica a tutto volume per giorni, quando queste persone se ne vanno lasciano ammassi di rifiuti che tocca ai Comuni togliere e questo, ovviamente, pesa poi sulle tasche dei cittadini”.
Luca Ferrari non era ancora sindaco di Morano sul Po quando si svolse l’ultimo rave nella zona ma visse quei tre giorni di “frastuono” da cittadino. “Oltre alla musica a tutto volume in paese si riversarono decine di ragazzi. Cinquanta persone che entrano tutte insieme in un minimarket di un paese di 1300 anime creano disagio perché chi ce la fa a controllare se pagano tutti”. Da quando è diventato sindaco, ormai sei anni fa, Luca Ferrari intensifica periodicamente i controlli in sinergia con Prefettura e forze dell’ordine. Non è facile, ha però ammesso, organizzare “ronde” nella vasta area di campagna del suo Comune “dove oltretutto non abbiamo neppure il vigile”. I diritti costituzionalmente garantiti ovviamente non si toccano, ha chiarito il primo cittadino di Morano, ma soprattutto per i Comuni più piccoli che “si aggiustano come possono” per prevenire i rave un “inasprimento” delle norme “può servire”: “Magari faranno desistere qualcuno a organizzarne ancora nelle nostre zone, o altrove in Italia”.