30 Novembre 2022
14:57
De Bortoli: “Il mondo ha bisogno di informazione corretta e per informarsi bene bisogna fare fatica”
ALESSANDRIA – “Il mondo ha bisogno di una informazione corretta perché se la pubblica opinione è informata male avremo davanti solo delle curve di tifosi“. Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Sole 24ore e del Corriere della Sera, martedì sera, in occasione dei “Martedì dell’Avvento”, coordinati dal professor Renato Balduzzi, ha spiegato l’importanza persistente del giornalismo, nonostante la tempesta che sta attraversando in questi anni. Il “rumore di fondo” causato dal proliferare di notizie, la crisi economica, i tagli nelle testate giornalistiche stanno falcidiando il settore eppure il mondo ha bisogno di mediatori competenti e in grado di raccontare quello che succede intorno a noi.
De Bortoli ha spiegato con semplicità ed efficacia l’inganno che sta minando una conoscenza accurata di quello che capita ogni giorno. “Molti – ha raccontato – sono convinti che se assistono in prima persona a un avvenimento abbiano già ogni elemento per sapere tutto ma la verità è che nella maggior parte dei casi non è così. Non è detto che sia così perché magari non conoscono l’antefatto, non sanno cosa è successo prima, mancano dei pezzi per ricostruire in modo corretto quanto accaduto. Un avvenimento non si può capire se lo si guarda solo da un punto di vista“.
Questo senso di onniscienza è oggi acuito dal web che non deve essere demonizzato ma che spesso inganna perché “abbiamo la sensazione di essere connessi con tutto il mondo senza sapere navigare veramente nella rete e spesso finendo per essere solo dei naufraghi”.
“Il compito dei giornalisti è di informare bene,
quello di chi si informa è di farlo con consapevolezza,
perché per informarsi bene bisogna fare fatica”
La “grande agorà del web” è infatti un’illusione alimentata da algoritmi che in realtà mettono davanti a ciascuno in gran parte “le notizie che ci piacciono, quelle che consultiamo di solito, fornendo una sola campana“. Il grande e vero inganno della rete, tuttavia, è che “una cosa non vera nel web, se condivisa da una comunità regolata da un algoritmo, alla fine indurrà le persone a credere che quella cosa sia verosimile“.
Tutto questo porta a rendere ancora più prezioso, oggi, il ruolo del giornalista perché è importante che sia “una guida“, una figura che ponga domande e abbia dei dubbi. Chi svolge questa professione deve farsi domande, porle a sé stesso e allo stesso modo deve mettersi nei panni delle persone, saper calarsi anche nelle condizioni “di chi sembra avere torto, perfino in quelle di chi ha torto per davvero“.
La capacità di interrogarsi è anche quella condizione che permette di uscire dall’annacquamento dei contenuti sempre più frequente perché se la “digitalizzazione ha reso più democratico il mondo dell’informazione, allo stesso modo ha portato all’incapacità di distinguere tra il grano e la pula“.
De Bortoli ha così rimarcato la differenza tra chi fa informazione e chi la consuma. Se i giornalisti e le testate sono ben identificabili, oggi sono frequenti situazioni rischiose e di pericoloso anonimato che rovescia sull’opinione pubblica qualunque cosa in modo strisciante e senza regole. Per questo, ha aggiunto, l’anonimato in rete va combattuto.
L’informazione di qualità, quindi, è un baluardo da preservare che ha bisogno però dello sforzo di tutti: il compito dei giornalisti è di informare bene, quello di chi si informa è di farlo con consapevolezza, “perché per informarsi bene bisogna fare fatica e le cose complicate non possono essere spiegate in modo sempre semplicissimo“.
“È meglio saperle le cose perché non saperle e avere gli occhi bendati ci porta direttamente al baratro“. Un baratro in cui ci infiliamo noi, per come ci muoviamo e comportiamo.