Autore Redazione
venerdì
2 Dicembre 2022
10:13
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Cronaca - Alessandria

“Morire mentre si usa la bici o si cammina non è un incidente ma violenza stradale”

“Morire mentre si usa la bici o si cammina non è un incidente ma violenza stradale”

ALESSANDRIA – “Morire per strada è un atto bruttissimo. Io lo chiamo violenza stradale, non incidente, perché causare la morte di qualcuno per non aver seguito le regole è un atto violento, quasi terroristico. In Italia la violenza stradale è la prima causa di morte per i ragazzi e le ragazze con meno di 29 anni. In Italia si protesta per un autovelox, ma non si protesta per un bambino o una bambina uccisi sulle strisce pedonali“.

Le parole sono quelle di Marco Scarponi nell’incontro della settimana scorsa ad Alessandria. Un uomo segnato dalla morte del fratello Michele, ciclista professionista, dopo un incidente stradale durante un allenamento. Una tragedia che oggi è tornata con violenza davanti ai nostri occhi dopo l’ennesimo incidente che ha strappato alla vita il campione Rebellin. Eppure, nonostante la cronaca consegni in continuazione incidenti stradali con vittime ciclisti e pedoni il tema rimane sempre ai margini, ha spiegato Marco Scarponi.

“Oggi usare la bici in città è un modo per risolvere i problemi.
Gli unici che protestano sulla strada sono
i genitori di vittime della violenza stradale”

Oggi usare la bicicletta in città non è un gioco di qualcuno, ma un modo per risolvere problemi: di spazio, di inquinamento, di qualità della vita. Ma chi osa mandare un figlio o una figlia da soli in giro in bicicletta? Anche se c’è la ciclabile, anche se c’è il marciapiede. Si muore anche sui marciapiedi, è già capitato più di una volta. È un problema di sicurezza. Siamo costretti a prendere l’auto per proteggerci. Ma che Paese è un Paese in cui esci in bicicletta e non sei sicuro, non sei sicura di rientrare a casa? I bambini e le bambine che muoiono uccisi sulle nostre strade non suscitano indignazione. Cosa succederebbe se lo stesso numero di bambini e bambine morisse, ad esempio, in uno stadio?” 

Eppure, davanti a tutto questogli unici che protestano sulla strada sono i genitori di vittime della violenza stradale. Nella lingua italiana non esiste neanche un termine per indicare chi perde i propri figli, le proprie figlie o i propri fratelli, le proprie sorelle”.

L’intervento di Marco Scarponi a Palazzo Monferrato, organizzato dalle associazioni Riprenditi Alessandria, FIAB Alessandria Gliamicidellebici, Sine Limes e Panathlon International in collaborazione con la Fondazione Michele Scarponi, il Museo AcdB, il Museo dei Campionissimi e la Fondazione Acos per la cultura, è stato un altro modo per tentare di sensibilizzare tutti su un argomento che dovrebbe essere in cima alle agende di istituzioni e cittadini. Una mobilità sostenibile permetterebbe di far convivere tutti, migliorare l’ambiente e rendere le città vivibili. 

La Fondazione si occupa di tematiche che riguardano la mobilità sostenibile, di custodire e divulgare la memoria di Michele, di costituire un comitato tecnico scientifico grazie al quale, con la collaborazione dell’architetto e urbanista Matteo Dondè, si possano vagliare gli strumenti urbanistici per una città a misura d’uomo e col supporto di un’equipe di psicologi e avvocati, di fornire supporto legale e psicologico ai familiari delle vittime della violenza stradale.
La Fondazione Michele Scarponi è nata nel 2018 per contrastare i 3500 morti stradali in Italia, ai quali si aggiungono circa 20.000 feriti gravi. Ogni anno in Italia ci sono 23.500 famiglie distrutte dal dolore e molto spesso nella visione collettiva popolare questi avvenimenti paiono essere normali, eventi dovuti alla fatalità o casualità.

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