22 Dicembre 2022
05:00
Due dirigenti Solvay indagati per disastro ambientale colposo. Il Comitato Stop-Solvay: “Passo fondamentale ma si acceleri sul biomonitoraggio”
SPINETTA MARENGO – La Procura della Repubblica di Alessandria ha chiuso l‘inchiesta sul Polo Chimico di Spinetta partita dopo un esposto presentato nel 2020 dal WWF. Al termine delle indagini, condotte con il supporto dei Carabinieri del Noe, la Procura contesta un’ipotesi di reato di disastro ambientale colposo nei confronti di Stefano Bigini, 62 anni, dal 2008 al 2018 direttore dello stabilimento Solvay di Spinetta e nei confronti di Andrea Diotto, 47 anni, attualmente a capo dello stabilimento di Spinetta.
La Procura imputa, inoltre, all’azienda la responsabilità amministrativa commessa a vantaggio e nell’interesse dell’ente per il risparmio dei costi di bonifica e la maggiore efficacia della produzione industriale. Secondo l’accusa, il precedente e l’attuale direttore dello stabilimento di Spinetta avrebbero omesso di provvedere al più efficace risanamento della pregressa contaminazione del sito e a un più sicuro contenimento dei materiali di scarto dei processi produttivi.
Ieri, in una nota, Solvay si è detta “certa” della “correttezza dell’operato” dei due manager e ha confermato la propria “fiducia” nella giustizia e nel lavoro dei magistrati per fare “pienamente chiarezza” sulla vicenda. Secondo l’azienda, inoltre, le accuse sarebbero state “ridimensionate” rispetto all’avvio delle indagini. Tra le 8 persone inizialmente indagate solo 2 hanno ricevuto la notifica della chiusura delle indagini, ha precisato Solvay. L’imputazione ha inoltre “escluso il reato di omessa bonifica” e “il dolo originariamente contestato” lasciando in capo ai due manager Solvay “un’ipotesi d’accusa che riguarda una responsabilità colposa (cioè non intenzionale) relativa ad una presunta alterazione dell’ambiente“.
L’inchiesta della Procura rappresenta intanto un “passo fondamentale” rispetto alla delicata vicenda del Polo Chimico per il Comitato Stop-Solvay.
Il Comitato, ha evidenziato in una nota la portavoce Viola Cereda, è convinto che Solvay, “nelle figure dei due direttori” sapesse già nel 2014 dell’inefficacia della barriera idraulica: “A dispetto di quanto affermato nel 2019, quando, a seguito della chiusura del pozzo a uso pubblico di Montecastello (che ricordiamo essere ancora adesso chiuso), imputò la causa a condizioni meteo climatiche straordinarie”.
L’inchiesta, per il Comitato Stop-Solvay, rappresenta un “primo passo” anche per “smentire dal punto di vista giudiziario” le dichiarazioni che avrebbe fatto due anni fa l’attuale direttore dello stabilimento di Spinetta, Andrea Diotto, dopo la pubblicazione dei risultati delle indagini epidemiologiche sulla popolazione di Spinetta: “Si premurò di dire, a mezzo stampa, che il problema erano gli stili di vita degli abitanti del sobborgo alessandrino: un bicchiere di vino di troppo, una sigaretta inopportuna, magari. Le cause non erano di certo da ricercare nel grave inquinamento in cui riversa il territorio in cui sorge lo stabilimento“.
Nel commentare la chiusura delle indagini il Comitato Stop-Solvay è quindi tornato a sollecitare il biomonitoraggio della popolazione della Fraschetta “è necessario non perdere ulteriore tempo” e a chiedere la chiusura dello stabilimento Solvay di Spinetta per arrivare “finalmente, alla bonifica di un territorio su cui fin troppe aziende hanno speculato e lucrato nell’ultimo secolo“.