11 Gennaio 2023
05:00
Il Pd contro il Piano Cave della Regione: “Uno scempio. Si potrà estrarre il triplo del materiale”
PIEMONTE – I consiglieri regionali del Partito Democratico sono pronti a dar battaglia contro il Piano Cave della Regione Piemonte. Secondo gli esponenti del Pd in Regione, la Giunta Cirio si sarebbe mossa “come se fossimo ancora nel secolo scorso”, predisponendo un piano per le attività estrattive che nei prossimi 10 anni permetterà di estrarre 300 milioni di metri cubi di terreno, “il triplo del decennio precedente”. In tutte le zone del Piemonte, secondo i calcoli dei consiglieri regionali, si avrà inoltre un maggiore consumo di suolo che per Alessandrino e Astigiano arriverebbe addirittura a un +241%. “Uno scempio ambientale e paesaggistico” che i consiglieri regionali del Pd vogliono fermare.
Il piano, hanno sottolineato nella nota Domenico Rossi, primo firmatario della legge regionale 23/2016, e Raffaele Gallo, Presidente del Gruppo Pd a Palazzo Lascaris, avrebbe infatti “tradito” lo “spirito” che aveva ispirato una norma nata per “equilibrare attività estrattiva e rispetto dell’ambiente e del paesaggio, tutela della salute pubblica e norme urbanistiche”.
Il piano della Giunta Regionale, secondo il Pd, avrebbe infatti dato “il via libera” alle attività estrattive in Piemonte, concedendo “volumi esorbitanti”. Come spiegato dal consigliere Domenico Rossi: “Per quanto riguarda il comparto degli aggregati per le costruzioni e le infrastrutture (sabbia e ghiaia) se il fabbisogno calcolato su quanto estratto negli ultimi 10 anni è pari a 63 milioni di metri cubi, nei prossimi 10 (la vigenza del PRAE) saranno autorizzabili ben 101 milioni di metri cubi, esclusi i volumi già autorizzati e non ancora scavati che ammontano a circa 95 milioni di metri cubi, per un totale, quindi, di 196 milioni. Il triplo degli ultimi 10 anni, durante i quali l’unico piano esistente era quello della Provincia di Novara. Ma anche per le pietre ornamentali e i materiali industriali la situazione è analoga, tanto che, se si sommano le diverse categorie, il totale di materiale estraibile è pari a 306 milioni di metri cubi contro un fabbisogno di 96″.
“Cosa può giustificare questi numeri? Forse un piano di opere pubbliche stratosferico? O la costruzione di intere nuove città? Nulla di tutto questo: il Piemonte registra un calo demografico e, in questa fase, l’attività edilizia è orientata alle ristrutturazioni. La verità è che si vuole vanificare la pianificazione, facendo in modo che ogni richiesta delle imprese sia accolta. Invece di limitare il consumo di una risorsa finita e agganciarla ai bisogni reali dell’economia si rinuncia a svolgere il ruolo di mediatori dei diversi interessi per assecondarne uno solo: quello privato. Con la situazione limite in cui tutte le risorse disponibili ammontano a circa 244 milioni di metri cubi, pertanto, qualora nel prossimo decennio si arrivasse alla soglia massima, rischieremmo di esaurirle quasi del tutto” aggiunge il Consigliere dem.
“Tutto questo ricadrà sulla testa dei sindaci che, oltre a essere stati poco coinvolti, non potranno decidere per il loro territorio e dovranno anche subire la salvaguardia per cui le schede con gli ampliamenti delle cave saranno sovraordinate rispetto ai piani regolatori, anche nelle more dell’approvazione del piano. Un piano scritto con i cavatori per i cavatori e che ignora tutti gli altri interessi in gioco nel settore estrattivo” commenta Gallo.
“Ma non è solo lo spirito della legge regionale ad essere tradito – ricorda Rossi – anche le promesse fatte ai cittadini dal Presidente Cirio. Ancora da parlamentare europeo, in più di un’occasione, proprio Cirio si era detto favorevole al blocco della proliferazione delle cave soprattutto nella zona di Valledora tra Biella e Vercelli. Eppure anche per quell’area si parla di estensioni possibili da 1 milione a 3 milioni di metri quadri“.
Ovunque, hanno precisato i consiglieri regionali del Pd, si assiste però a un potenziale consumo di suolo allarmante: +60% per Novara, +45% per VCO, +132% per VC-BI, +241% AL-AT, +146% CN e +69% TO.
“In questa fase storica in cui si parla di transizione ecologica e di economia circolare la Giunta Cirio è rimasta agli anni ’70 del boom economico. Basta guardare le poche paginette dedicate agli aggregati riciclati: nulla di concreto, nonostante, anche grazie al superbonus 110%, stanno aumentando i rifiuti inerti. Il PRAE piemontese si ferma alla constatazione che si tratta di un prodotto che non trova molto spazio nel mercato” spiega Rossi.
“Chi guida questa Regione lo sta facendo con gli occhi bendati …ma a pagare le conseguenze saranno i passeggeri/cittadini. Ci auguriamo che i sindaci e le associazioni di rappresentanza dei Comuni intervengano a tutela del territorio e dei cittadini. Con i colleghi del gruppo del Partito Democratico non faremo mancare una ferma opposizione al tentativo di ritorno al passato della Giunta Cirio” concludono i Consiglieri Democratici.
In merito al comunicato del Pd, l’Assessore alle attività estrattive della Regione Piemonte, Andrea Tronzano, ha però precisato che il consumo di suolo “non è legato al Prae”, Piano Regionale per le attività estrattive. Le cave, aggiunto, “non comportano un consumo di suolo irreversibile” (quello che prevede impermeabilizzazione e artificializzazione dell’area) “e il Piemonte è maestro nella rinaturazione” (nuovi boschi, parchi, laghi, altro) delle cave che hanno esaurito il loro compito.
Nel Prae sarebbero inoltre presenti “prescrizioni precise a proposito della conservazione dei terreni agricoli” e i nuovi volumi (previsti nei prossimi 10 anni) verranno autorizzati “solo se quelli esistenti saranno in via di esaurimento”.
“Il Pnrr – ha concluso l’assessore alle Attività Estrattive – è una variabile importante perché prevede infrastrutture e quindi vedremo se al mercato serviranno nuovi volumi. Questo noi dobbiamo prevederlo per evitare che le opere non si possano realizzare per mancanza di materia prima. Per quanto riguarda la partecipazione degli enti locali, abbiamo coinvolto tutti i sindaci e le province nella discussione. Oltre a questa condivisione gli Enti locali hanno 60 giorni di tempo per eventuali controdeduzioni (fino al 20 febbraio 2023)“.