Autore Redazione
giovedì
23 Febbraio 2023
05:00
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Cronaca - Acqui Terme - Ovada

Mancati investimenti e ritardi “cronici”. La “Genova-Acqui-Asti” ancora tra le “10 peggiori” linee ferroviarie

Mancati investimenti e ritardi “cronici”. La “Genova-Acqui-Asti” ancora tra le “10 peggiori” linee ferroviarie

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – L’ultimo rapporto “Pendolaria” di Legambiente conferma i problemi della linea ferroviaria “Genova-Acqui-Asti” più volte denunciati dai pendolari. La tratta, infatti, è ancora tra “le 10 peggiori d’Italia”.

Uno dei problemi “cronici”, sottolinea il dossier, è legato ai mancati investimenti sull’infrastruttura che ha ancora 46 km di binario unico su 63 della tratta e dove risulta ormaiindispensabile” un potenziamento “almeno fino ad Ovada”. I pendolari scontano “costanti disagi” legati a ritardi cronici” dovuti ai passaggi a livello e a una velocità media dei treni ferma ancora a 60 km/h, con tempi oltretutto aumentati rispetto al passato.

“Pendolaria 2023” ricorda poi le criticità evidenziate ad agosto del 2022 dal “Comitato difesa trasporti Valli Stura e Orba” a causa della chiusura estiva di parte della tratta e i conseguenti problemi legati soprattutto alle coincidenze tra treni e autobus e la chiusura, a dicembre 2022, della galleria Facchini a Borzoli, che ha dirottato i treni merci sulla tratta Genova-Acqui, causando problemi al traffico passeggeri.

Rimane poi il problema del “mancato coordinamento tra Regione Piemonte e Regione Liguria”, che gestiscono separatamente i due tronconi “Asti-Acqui” e “Acqui-Genova” con i pendolari obbligati così a cambiare treno per percorrere l’intera tratta, con ampie possibilità di perdere la coincidenza: “Un ulteriore disincentivo all’utilizzo della ferrovia nel tratto astigiano” sottolinea Legambiente.

La situazione si spera possa però migliorare. Per la Acqui-Genova, oggi al 6° posto tra “le peggiori 10”, sono infatti previsti alcuni investimenti di RFI, grazie a circa 84 milioni di fondi Pnrr. Come ricorda ancora l’ultimo rapporto “Pendolaria”, 20 milioni verranno utilizzati per eliminare la frana a Mele con una nuova galleria e ripristinare il secondo binario. Saranno poi modificati i binari alla stazione di Campo e verrà realizzato un sottopasso alla stazione di Prasco. “Migliorie” che dovrebbero garantire “incroci dei treni più veloci e regolari”.

La speranza, quindi, è che la “Genova-Acqui-Asti” non sia più tra le “10 peggiori linee ferroviarie d’Italia” nei prossimi rapporti “Pendolaria” di Legambiente e che, in generale, la “transizione ecologica” dei trasporti in Italia recuperi terreno. Il dossier, infatti, evidenzia un grosso ritardo del nostro Paese e un forte “gap” tra Nord e Sud. Nonostante “timidi miglioramenti”, sul trasporto su ferro pesano ancora ritardi infrastrutturali, passaggi di treni poco frequenti, linee a binario unico, i disagi legati alle linee ferroviarie interrotte, chiuse e dismesse (in totale 1561 Km a livello nazionale) e risorse economiche “inadeguate”. Mediamente, nel 2021, gli stanziamenti sono stati pari allo 0,57% dei bilanci regionali: “In miglioramento rispetto allo 0,34% registrato nel 2020, ma in diminuzione rispetto allo 0,65% del 2019” si legge nel dossier. In alcune Regioni si è investito per recuperare i tagli effettuati dallo Stato, e tra queste il rapporto cita anche il Piemonte con un “trend in miglioramento ma con numeri ancora molto esigui rispetto all’importanza del settore”. In altre Regioni, però, il tempo si è fermato agli anni ’90.

Per Legambiente è fondamentale che il tema dei pendolari e del trasporto su ferro diventi davvero una priorità per il governo Meloni”, prevedendo maggiori risorse economiche pari a 500 milioni l’anno per rafforzare il servizio ferroviario regionale (per acquisto e revamping dei treni) e 1,5 miliardi l’anno per realizzare linee metropolitane, tranvie, linee suburbane: “Si tratta complessivamente di 2 miliardi di euro all’anno fino al 2030, recuperabili dal bilancio dello Stato specialmente all’interno del vasto elenco di sussidi alle fonti fossili. L’Italia ha bisogno di aumentare sensibilmente il numero di passeggeri che viaggiano in metro e in treno, se vuole migliorare anche la qualità dell’aria e ridurre le emissioni di CO2 come previsto dall’Accordo di Parigi”.

Il processo di riconversione dei trasporti in Italia – ha aggiunto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambienteè fondamentale. Lo è se vogliamo rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 e del loro azzeramento entro il 2050, visto che il settore è responsabile di oltre un quarto delle emissioni climalteranti italiane che, in valore assoluto, sono addirittura cresciute rispetto al 1990. Per questo è fondamentale invertire la rotta e puntare su importanti investimenti per la “cura del ferro” del nostro Paese, smettendola di rincorrere inutili opere come il Ponte sullo Stretto di Messina.  Occorre investire in servizi, treni moderni, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto e con la mobilità dolce, in linee ferroviarie urbane, suburbane ed extraurbane, potenziando il servizio dei treni regionali e Intercity. Al Ministro Matteo Salvini l’associazione ambientalista chiede di dedicare ai pendolari almeno la stessa attenzione che ha messo in questi mesi per il rilancio dei cantieri delle grandi opere”.

 

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