Autore Redazione
lunedì
27 Febbraio 2023
05:12
Condividi
Cronaca - Alessandria

Il fratello di Scarponi: “Tutti noi siamo i mandanti della sua morte se ignoriamo le regole della strada”

Il fratello di Scarponi: “Tutti noi siamo i mandanti della sua morte se ignoriamo le regole della strada”

ALESSANDRIA – Una testimonianza toccante quella che Marco Scarponi, presidente della Fondazione Michele Scarponi, ha lasciato ad Alessandria, in occasione dell’ultima Commissione Sviluppo del Territorio. Scarponi, fratello del grande ciclista mancato quasi sei anni fa a causa di un incidente stradale, ha dato vita a una fondazione con l’obiettivo di porre un freno a questo continuo stillicidio di lutti.

“La nostra fondazione nasce dopo la tragedia avvenuta a mio fratello” ha raccontato Marco Scarponiinnanzitutto voglio precisare che gli incidenti stradali non sono dovuti al destino. Si viene uccisi e si muore perché è stato commesso un errore. Ho usato il verbo uccidere solo dopo la morte di mio fratello, prima pensavo che queste vicende fossero da mettere in conto, che fosse tutto normale. Ma non c’è nulla di normale. Alla fine ho capito che non mi dovevo chiedere il perché ma cosa avrei potuto fare io per cercare di evitare altre tragedie. Così è nata la Fondazione Michele Scarponi: vogliamo portare il nostro contributo affinché nessuno possa essere ucciso, non è una utopia. L’Inghilterra ha, più o meno, il nostro stesso numero di abitanti e metà delle vittime. Mi chiedo perché in Italia la sicurezza stradale non sia una priorità per lo Stato. Sotto i 50 anni la violenza stradale è la prima causa di morte, eppure i morti sulla strada vengono considerati di serie Z. Io parlo sempre di gruppo, quando andiamo sulla strada una persona fa parte di una comunità con dei valori in comune, non si sposta individualmente. Stiamo parlando di un paese come l’Italia col numero più alto di auto di Europa. Difficile uscire da questa cultura se manca una guida, se non ci comportiamo da gruppo. La Spagna ci ha superato, le squadre di ciclisti professionisti vanno soprattutto in Spagna perché è un paese con più cultura della sicurezza: lì un camionista non sorpassa un ciclista se non ci sono le giuste distanze. Non riusciamo a cambiare la nostra cultura perché non lo vogliamo, basterebbe copiare gli altri paesi, non ci vorrebbe tanto. Una questione che riguarda tutti, perché in un certo senso sono stato anche io a uccidere mio fratello quando magari ho guidato col cellulare in mano, quando non ho rispettato i limiti di velocità. Michele è morto perché un furgone non gli ha dato la precedenza, tagliando una curva, una manovra che veniva fatta continuamente in quel punto. Anche noi, quindi, siamo stati i mandanti. L’autista del furgone è stato solo l’esecutore finale. Come cantava De Andrè nella sua Canzone del Maggio “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”. Per tutti questi motivi la nostra fondazione sta portando avanti progetti. Nelle scuole stiamo formando degli educatori alla mobilità. Occorre una visione diversa. Ripeto: possiamo cambiare la strada se rispettiamo le regole, i ragazzi sono pronti ma bisogna coinvolgere anche i loro genitori e le famiglie. Alessandria ha tutto per cambiare, ma non deve stare nella sua confort zone. Bisogna fare passo avanti, potete contare su di noi. In Italia ci sono oltre 20 mila feriti gravi a causa degli incidenti stradali, e ogni giorno muore qualcuno. Bisogna fare in fretta, solo mettendo l centro i più fragili la strada diventa più forte”.

Sul tema è anche intervenuto l’architetto Matteo Dondé, esperto di mobilità cittadina: “L’incidentalità ci costa 17 milioni di euro l’anno, e in Italia è in continua crescita. Nel 2023 ci sono già stati 78 pedoni che sono morti, il triplo rispetto a media europea. In Italia l’autonomia di spostamento dei bambini nell’andare a scuola è sotto il 7%. Serve un cambio culturale, abbiamo il doppio delle auto rispetto al resto di Europa. Invece più favoriamo la possibilità di muoversi a piedi o in bici più decongestioniamo la città, non si tratta di dar vita a un conflitto tra utenti della strada. Gli automobilisti più felici, ad esempio, sono gli olandesi, uno stato dove l’auto si usa meno. In nessun’altra parte di Europa si vedono scene di auto in doppia fila o su marciapiedi come da noi: è problema culturale. Siamo tra i pochi paesi dove il pedone ringrazia l’auto quando può passare sulle strisce, perché pensiamo che la strada sia delle auto. Si tratta di una questione culturale di rispetto delle regole. Al parlamento europeo è stata votata una risoluzione sul limite dei 30 km all’ora in tutte le città d’Europa, è un tema che attraversa le forze politiche. Oggi è già così in Spagna: addirittura col limite di 20 km/h se non c’è il marciapiede e solo se ci due corsie per senso di marcia il limite sale a 50 km/h. Tutto questo migliora la qualità di vita”. 

“Occorre favorire una nuova cultura stradale già nella scuola” ha detto il Commissario Roberto Cuccu, dirigente della Polizia Ferroviaria di Alessandria “concorso sul fatto che il lavoro di squadra sia fondamentale. Un’auto che viaggia a oltre 30 km/h può cambiare la vita delle persone. Spesso gli automobilisti non si rendono conto del pericolo quando guidano col cellulare o ad alta velocità sulle strisce pedonali”.

“Stiamo parlando di temi centrali per la nostra comunità” ha precisato il sindaco di Alessandria Giorgio Abonantela sicurezza stradale, la mobilità sostenibile, i valori dello sport. Non nascondiamo le nostre difficoltà nel procedere con le modifiche, ma ci stiamo impegnando a modificare il sistema di mobilità di una città che necessita di ingenti investimenti che devono essere pianificati. Entro fine marzo ne parleremo in consiglio comunale. Il Piamo Urbano della Mobilità Sostenibile è già stato approvato nella scorsa legislatura. Puntiamo a creare nuove ztl o aree pedonali urbane. Ma serve un buon sistema di mobilità. Per questo occorre un finanziamento aggiuntivo dell’Agenzia della Mobilità del Piemonte. Stiamo predisponendo progetto per migliorare le linee, tra due settimane lo presenteremo all’Agenzia della mobilità. Ad oggi la distanza tra periferia e centro è notevole, abbiamo bisogno di interventi e sostegni sul traporto pubblico locale, così da offrire alla nostra comunità un disegno di mobilità sostenibile più dolce”.

“Occorre mettere in relazione le associazioni sensibili su questi temi coi tecnici del Comune, così da condividere ogni scelta” ha precisato Giovanni Barosini “da presidente del Consiglio Comunale mi adopererò affinché questo avvenga. Rivolgendomi ai colleghi di consiglio dico anche che occorre mettere in atto qualche soluzione. Serve coraggio: dobbiamo ridurre il traffico veicolare in centro, almeno iniziamo da lì”.

La Consulta Comunale per la Mobilità Sostenibile sarà proprio un importante strumento di comunicazione e co-decisione” ha precisato l’assessore ai Lavori Pubblici Michelangelo Serra “si possono fare i migliori progetti possibili ma bisogna comunicarli. Alessandria è una città che ha raggiunto un punto di rottura. Siamo andati talmente indietro che dobbiamo solo prendere la rincorsa per andare avanti. Abbiamo raggiunto la saturazione dell’uso dell’auto privata. Solo le città rurali degli Usa o dell’Australia, dove l’auto è l’unico mezzo per spostarsi fanno peggio. Mi auguro che gli alessandrini se ne rendano conto quando, magari, vanno a visitare altre città italiane, anche senza andare all’estero. Insomma, è impossibile fare passi indietro, non possiamo che migliorare. Sulle cosiddette città 30 conosciamo cosa dice chi è contro: che si rallentano lavoro e produttività. Chi lo dice, però, ha dei vantaggi diretti nella vendita di auto. I dati, infatti, dimostrano il contrario: non dobbiamo aver paura di cambiare. Ogni mattina ci sono situazioni indecenti davanti alle nostre scuole. Gli agenti della Polizia Locale impegnati a evitare i parcheggi in doppia o tripla fila da una parte dei genitori vengono applauditi ma da un’altra vengono criticati. Ricevo mail di persone che si lamentano di aver ricevuto una multa per un parcheggio su uno stallo per persone con disabilità, o magari sulle strisce pedonali. Sulla carta, comunque, Alessandria è già una città 30: le vie non di percorrenza principale sono zona 30 ma vogliamo intervenire strutturalmente, riducendo la carreggiata stradale creando parcheggi o corsie ciclabili, riducendo la carreggiata a disposizione delle auto. Basti pensare a quello che succede di notte se una persona guida sugli spalti davanti all’Ospedale: la strada è talmente larga che si ha quasi la sensazione di essere in un circuito automobilistico. Occorre sensibilizzare le famiglie degli studenti più piccoli, per offrire loro delle alternative all’uso dell’auto nel percorso tra casa e scuola, magari anche incentivando il car pooling”.

Condividi