5 Marzo 2023
11:39
Piogge sotto la media e caldo “anomalo”. A Isola Sant’Antonio il Po mai così basso nel mese di febbraio
PIEMONTE – La crisi idrica del Piemonte non dà segnali di miglioramento. Come evidenziato da Arpa, a febbraio 2023 le portate dei corsi d’acqua della nostra regione sono rimaste “ovunque” al di sotto dei valori medi storici. I “deficit più significativi” si sono registrati nel bacino del Tanaro, con valori oltre il 70%, e anche lungo l’asta del Po, dove la portata d’acqua è stata del 70% in meno a Torino e oltre il 60% in meno a valle, a Isola Sant’Antonio. Proprio all’idrometro di Isola Sant’Antonio, nell’Alessandrino, che rappresenta la chiusura dell’intero bacino piemontese del Po, si è registrata la portata media di febbraio più bassa degli ultimi 26 anni, pari a 124 mc/s. Come evidenzia sempre l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, è da ormai un anno che le portate medie mensili del Po nel bacino piemontese restano “costantemente” inferiori ai minimi calcolati sul periodo di riferimento. Una “piccola eccezione” si è registrata a dicembre 2022 e gennaio 2023, con portate di pochissimo più alte delle minime ma comunque “ben al di sotto” delle medie. A febbraio, però, i livelli dei corsi d’acqua sono tornati ad abbassarsi. Il mese appena trascorso è stato di nuovo arido di piogge. Le precipitazioni nella nostra regione sono state l’80% in meno della norma climatica registrata dal 1991 al 2020. Solo nelle zone alpine occidentali piemontesi le nevicate degli ultimi giorni di febbraio hanno permesso di contenere il deficit intorno al 40%.
A febbraio si è chiuso anche l’inverno meteorologico 2022-2023. “L’ennesima stagione” ancora “anomala” sia dal punto di vista delle temperature, è stato infatti il 9° inverno più caldo degli ultimi 66 anni, sia dal punto di vista delle precipitazioni, che hanno fatto registrare un deficit complessivo di circa il 45% rispetto alla norma 1991-2020. L’anomalia delle precipitazioni non è stata uniforme sul territorio regionale, ha precisato Arpa Piemonte. Le nevicate alpine, infatti, hanno contribuito a un locale “surplus” su alcune zone delle Alpi Cozie Meridionali e Marittime Settentrionali ma altrove il deficit è stato marcato, oltre il 50% sulle zone pedemontane occidentali, sulle Alpi settentrionali e attorno al 30% sulle zone Appenniniche.
Le nevicate di fine febbraio/inizio marzo hanno ristabilito in parte condizioni di normalità con spessori del manto nevoso più in linea coi valori tipici del periodo, soprattutto sui settori occidentali e meridionali della regione. La neve risulta invece scarsa nella zona dalle Alpi Graie fino ad Alpi Lepontine, marginalmente coinvolte dalle ultime nevicate. (in copertina immagine di repertorio)