Autore Redazione
sabato
4 Marzo 2023
10:22
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Cronaca - Valenza

Improvvisamente la comprensione. Recensione di “Il Dio bambino” a Valenza

Tanti e meritatissimi applausi per Fabio Troiano diretto da Giorgio Gallione nell’ultimo spettacolo della Stagione APRE del Teatro Sociale
Improvvisamente la comprensione. Recensione di “Il Dio bambino” a Valenza

VALENZA – C’è un momento in cui si cresce e ci si comprende. “Il Dio bambino”, scritto nel 1993 da Giorgio Gaber e Sandro Luporini, è un monologo appartenente al teatro di evocazione di Gaber (di solito distinto dal suo teatro-canzone), che dipinge un uomo adulto, eppure egoisticamente infantile, e la sua storia d’amore. L’allestimento prodotto da Nidodiragno/CMC con la regia di Giorgio Gallione e l’interpretazione di Fabio Troiano è stato presentato ieri, venerdì 3 marzo, al Teatro Sociale di Valenza, in chiusura della Stagione APRE, con la gestione CMC  per la direzione artistica di Roberto Tarasco ed organizzativa di Angelo Giacobbe. Lo spettacolo è tornato, dopo mesi di tournée, a Valenza dove un anno fa era nato e si erano tenute le prove, chiudendo un cerchio che fa del Sociale non solo una gioia per gli occhi e un luogo vissuto e condiviso, ma anche preziosa residenza creativa.

Fabio Troiano è solo su una scena (di Lorenza Gioberti ) colma di tavolini rovesciati, di fiori, bottiglie e stelle filanti gettati in terra e ovunque, come dopo una festa che lascia solo abbandono e un po’ di tristezza. Racconta la sua storia d’amore, una parabola di innamoramento, matrimonio, crisi dopo il primo figlio e infine vera comprensione (definita “roba per adulti”). E’ il percorso di una coppia, dal punto di vista di un uomo intellettuale e infantilmente concentrato su se stesso (Gaber ci ha giocato tanto su questo suo alter ego), fatto di innamoramento e di piccoli egoismi, di tradimenti e di silenzi. Troiano parla in prima persona in un flusso narrativo inarrestabile, alterna la narrazione a dialoghi esilaranti dove si sdoppia in più personaggi, riflette e commenta ogni passaggio alla luce del desiderio, della gelosia, della ripicca. Spezzoni di canzoni di Gaber gli fanno da contrappunto, come una presenza dell’originale interprete, emergono a tratti a sottolineare il testo e sono la base musicale al rimo della quale il protagonista si muove. La regia di Gallione, grande conoscitore di Gaber, evidenzia l’attualità del monologo, imprimendo un ritmo molto dinamico e tessendo un dialogo significativo tra parole e canzoni. Un fondale traslucido e luminoso sale e ricade, puntualizzando con il suo movimento le diverse ambientazioni e i momenti salienti, in un gioco stilizzato che porta ad immaginare e gratifica per l’eleganza della scelta. Su tutto una grande prova d’attore, un Fabio Troiano superlativo in mille variazioni di tono, che sembra parlare singolarmente con ogni spettatore. Per ognuno traccia il percorso di un uomo che finalmente raggiunge la maturità e scopre la condivisione con la sua donna nel momento della nascita del secondo figlio, dopo una prima paternità definita “una cosa meravigliosa più per lei che per me”. Sarà proprio grazie a questo Dio bambino, all’epifania di un figlio che nasce nel momento e nel luogo più sbagliato, che il protagonista, in un crescendo finale, troverà la sua dimensione adulta. Tanti, ma veramente tanti e lunghi gli applausi del numeroso pubblico del Sociale, assolutamente meritati.

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