Autore Redazione
venerdì
17 Marzo 2023
12:14
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Cronaca - Alessandria

Polemiche su possibili nuove restrizioni per la peste suina: “Volete eliminare la malattia o la caccia?”

Polemiche su possibili nuove restrizioni per la peste suina: “Volete eliminare la malattia o la caccia?”

PIEMONTE – Il mondo venatorio è in preda a grande “malumore, confusione e scoramento” per le notizie ufficiose che arrivano dagli organi regionali e provinciali su una possibile stretta ulteriore per l’emergenza peste suina africana. Lo fa sapere ArciCaccia Provinciale perplessa innanzitutto, come aveva già rilevato in una relazione il GoeGruppo Operativo degli Esperti, dall’accusa che la caccia rappresenti un elemento di disturbo sulle dinamiche di movimento dei branchi di cinghiali.

Secondo l’associazione l’aumento dei casi al contrario sarebbe da imputare “più alle restrizioni imposte che all’attività venatoria, che in pratica non si è svolta, con conseguente incremento delle popolazioni e a seguire del numero dei soggetti infettabili“. Un tema che viene riportato anche contro le limitazioni alla caccia verso altra specie, continua l’associazione, la cui attività non produrrebbe, rileva, alcun disturbo ai branchi di cinghiali, abituati a spostarsi per decine di chilometri. Anche il rischio di diffusione del virus percorrendo le zone infette appare irragionevole visto che i boschi sono frequentati da centinaia di animali anche loro potenziali vettori della malattia sui quali non esiste alcun controllo a differenza invece dell’approccio prudente e consapevole degli esseri umani, cacciatori compresi. Basterebbe, spiegano i cacciatori, applicare le ragionevoli misure per la ricerca dei tartufi.

A questo punto – conclude l’associazione venatoria – si ritiene che ogni valutazione in punto  non possa prescindere da un’attenta analisi costi/beneficiIntrodurre nuovamente le restrizioni nei confronti dell’attività venatoria avrebbe un costo altissimo sia in termini economici che di perdita irrecuperabile di un patrimonio di esperienze umane e cinofile, a fronte di un beneficio, alla luce di quanto sopra, impalpabile e totalmente irrilevante”. Il rischio è di arrecare danni anche a una serie di attività connesse al mondo venatorio come armerie e aziende faunistico venatorie sulle quali vivono tante famiglie. A questo si aggiunge “la cessazione dall’attività venatoria di una rilevante parte dei praticanti che determinerà nel brevissimo periodo l’impossibilità di qualsiasi gestione faunistica“. A fronte di tutto questo il dubbio dell’associazione è “se si voglia eradicare la PSA o l’attività venatoria?”

 

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