26 Marzo 2023
12:37
La storia di un’idea. Recensione di “Chicago 1917” del Teatro degli Acerbi
ASTI – Un’idea visionaria raccontata in modo brillante, documentato e sotto forma di musical. “Chicago 1917- una visione di futuro” racconta la storia di Melvin Jones, il fondatore dei Lions e lo fa con l’escamotage della messa in scena della sua vita da parte di una piccola compagnia teatrale di Chicago. Lo spettacolo, ideato da Claudio Ligresti, presidente del Lions di Villanova d’Asti, realizzato dal Teatro degli Acerbi e prodotto da Vitruvius & Partners, ha debuttato sabato 25 marzo al Teatro Alfieri di Asti, tutto esaurito per l’occasione. Il ricavato, in linea con lo spirito che anima quella che Ligresti ha ricordato essere “la più grande organizzazione di servizio del mondo”, sarà destinato all’acquisto di un cane guida per l’associazione A.P.R.I di Asti.
Sulla scena (di Agnese Falcarin) gli scaffali di un archivio, colmi di raccoglitori e documenti, ma anche luogo di oggetti evocativi di un’epoca. Nelsi Furtado avanza dalla platea cantando Summertime di Gershwin, le cui note jazz trasportano oltreoceano, in un mondo dai tanti contrasti e dalle tante disparità, e, dal retro degli scaffali, come da corridoi, appaiono Patrizia Camatel, Fabio Fassio, Federico Gheduzzi e Elena Romano. Hanno valigie di cartone e sembrano immigrati appena giunti ad Ellis Island, spaesati e derelitti, ma si trasformano anche negli attori squattrinati, ricchi solo di passione, di una compagnia che insegue il progetto di fare uno spettacolo su un uomo illuminato e sulla sua determinazione. Nella drammaturgia di Patrizia Camatel, con la regia di Fabio Fassio, quadri episodici che rappresentano il contesto storico si incastrano con la vita di James nella cornice del lavoro dei teatranti e del loro incontro con uno studioso della storia del fondatore dei Lions. E’ un tono brillante e bonario quello che prevale nella vicenda di fondo, mentre nei singoli episodi gli stili sono diversi e prevalgono ora la musica e il ballo (la vocal coach è Alessia Porani, le coreografie sono di Silvia Gatti), ora toni intimi e ispirati, ora momenti drammatici. Emerge la Chicago degli anni ‘20, la città più corrotta d’America, con gangster, pupe e night, ma anche il capitalismo individualista e meschino, quello della “Santa Giovanna dei macelli” di Brecht, che ben rappresenta il lato oscuro dell’umanità e del progresso. A tutto ciò si intreccia la prima intuizione di James, confessata all’amata moglie Rose sempre al suo fianco: creare un sodalizio tra uomini di successo, sulla falsariga dei club di affari, per aiutare il prossimo e migliorare il mondo. “Chicago 1917”, il cui titolo riprende l’anno della fondazione dei Lions con il primo discorso di James, ha il pregio di contenere informazioni e moti dell’animo, soprattutto di calare in un contesto difficile, di grande ricchezza ed estrema povertà, una forza morale “ostinata e contraria” (fin troppo facile la citazione) che diventerà una realtà a livello internazionale. Tutto questo passando attraverso registri stilistici che inglobano musica jazz, My way di Sinatra (cantato dalla bella voce di Nelsi Furtado nel finale), ventagli di piume, coreografie e la storia di Anne Sullivan (ispiratrice di Anna dei miracoli) e della sua allieva Helen Keller (una Patrizia Camatel che sembra danzare eterea nel buio). Helen, ipovedente e sorda, riuscì a studiare grazie alla sua istitutrice Anne e, con il suo discorso ai Lions del 1925, segnò l’impegno dell’organizzazione a porre la conservazione della vista tra i suoi obiettivi fondamentali. Una storia bella e vera, che il Lions di Villanova ha voluto ricordare per mantenere saldi i suoi valori di fondo. Tanti i contenuti esposti con intelligente leggerezza e coerenza di scrittura, soprattutto particolarmente riuscita l’immersione nel mondo del musical da parte del Teatro degli Acerbi. Molto calorosa e del tutto meritata la risposta del numerosissimo pubblico che ha affollato il Teatro Alfieri fino all’ultimo ordine di palchi.