7 Aprile 2023
12:56
Non solo tradizione ne “La Passiùn di Gesü Crist” di Castagnole
CASTEGNOLE MONFERRATO – E’ una tradizione antica, quella de “La Passiùn di Gesü Crist” di Castagnole, con l’organizzazione di Massimo Barbero della casa degli alfieri / Archivio Teatralità Popolare, ma si rinnova ogni anno con un filo tematico diverso e agganci all’attualità. Di base rimane un’azione rituale collettiva, recuperata nei suoi particolari dagli studi dell’antropologo Piercarlo Grimaldi e ricostruita per iniziativa del drammaturgo Luciano Nattino sin dal 2003. La sera del Giovedì Santo, inizio del Triduo Pasquale con la cattura di Cristo nell’orto del Getsemani, le campane suonano per l’ultima volta e le forze del male prevalgono. Nella tradizione rievocata dalla Passiùn i suoni delle cantarane e delle tarabacole, rozzi strumenti contadini, diventano le voci degli aguzzini e i rumori del caos universale che si abbatte sulla terra. E’ iniziato così, giovedì 6 aprile, il tragitto processionale al seguito del monumentale “Cristo-albero” dell’artista tedesco Hans Jurgen Vogel (concesso dalla Scarampi Foundation). Il percorso a tappe si è snodato lungo una passeggiata affacciata sulla valle, dove i paesini sui cocuzzoli paiono materializzarsi nel nulla, alla luce di una luna splendente, mentre la colonna sonora di un canto tradizionale (guidato dal gruppo folkloristico J’Arliquato di Castiglione d’Asti) ha trasportato noi tutti “pellegrini e manigoldi” in un tempo e un luogo universale. Proprio l’universalità è la forza della Passiùn, declinata nel tema del dolore materno dal direttore artistico di questa ventunesima edizione, Tommaso Massimo Rotella. Il sottotitolo “Stabat Mater dolorosa” racchiude un tormento che attraversa i tempi, la letteratura, ogni storia collettiva e personale, coinvolge credenti e non, semplicemente è innato all’umano sentire. Questa edizione è spiccata per momenti teatrali di grande intensità, per un’atmosfera musicale persino sublime creata dalle arpe dell’ Orchestra d’Arte Arpademia, collocate in varie postazioni del tragitto, e per una particolare coerenza tematica. La scenografia nella tappa iniziale della piazza del paese rimanda sia alla tradizione contadina, con una pedana-balla di fieno, sia al Golgota. Qui un bravissimo Sergio Paladinosi si è fatto interprete di una storia che ripercorre la colpa originale, dove una seconda volta un salvatore viene crocifisso, in un luogo e in un tempo che si ripetono come in un eterno ritorno. L’episodio della madre di Cecilia nei Promessi sposi, la lauda «Donna de Paradiso» di Jacopone da Todi (molto intensa Patrizia Camatel) sono specchi letterari in cui si riflette una realtà cruda, lontana, ma non troppo. In una spietata Sicilia una donna distrutta eppure fiera (veramente brava Elena Formantici) piange il figlio sindacalista morto nella strage di Portella della Ginestra e lo strazio di non poterlo neppure toccare. E poi il M° Eleonora Perolini con il contralto Guo Linwei, le danzatrici dell’associazione Magdeleine G. Alessia Borda e Virginia Parise, Antonio Catalano con i bambini della Scuola Media di Montemagno, con i quali ha condotto un laboratorio in preparazione alla Passiùn, gli allievi del gruppo di recitazione di Tommaso Massimo Rotella. Al termine un intervento del vescovo di Asti Mons. Marco Prastaro, che, anche quest’anno, si è unito alla comunità castagnolese nel giorno del Giovedì Santo. Non è uno spettacolo, ma ha una qualità teatrale di alto livello, non è una processione tout-court, ma il sentire collettivo è spirituale e partecipato. Infine non è la riproposizione identica di una tradizione secolare, ma un lavoro di grande precisione filologica che convive con l’innovazione. La Passiùn è difficilmente definibile, perché deve essere assolutamente vissuta, e “Stabat Mater dolorosa” ha avuto il pregio di vivere nei singoli e nell’enorme collettività che si è mossa come un’entità unica. L’iniziativa è stata realizzata da Casa degli alfieri – Archivio Teatralità Popolare con il Comune di Castagnole Monferrato, con il contributo della Regione Piemonte, della Fondazione CRT, della Banca di Asti attraverso “Cuntè Munfrà”, con la collaborazione della Fondazione Radici per le memorie di Langhe, Roero e Monferrato e della rivista Astigiani.