29 Maggio 2023
09:56
Alessandria vista dai ragazzi della Manzoni: una mostra nel foyer del Comune
ALESSANDRIA – Nell’atrio principale del Municipio di Alessandria fino a lunedì 5 giugno sarà possibile vedere le opere fotografiche di una ventina di allievi, età media 13 anni, Scuola Secondaria ‘Manzoni’ che hanno partecipato al Corso Base di Fotografia e Storytelling, filo conduttore la storia per immagini della città, tenuto da gennaio a maggio da Ilaria Cutuli, giornalista iscritta all’Ordine Giornalisti ed all’Unione Stampa Sportiva Italiana e che ha studiato fotografia all’Istituto Europeo di Design, Sara Pappadà, professoressa e storica dell’arte, e Jenny Rampazzo, docente esperta in allestimenti.
Il risultato di questo impegno è costituito da 23 fotografie, stampate nel formato 60×40 cm, di cui 13 a colori e 10 in bianco e nero, a raffigurare i principali luoghi storici di Alessandria, ma anche le feste, la vita quotidiana, i prodotti che l’hanno resa famosa, ciascuna immagine debitamente corredata con didascalia plurilingue ovvero italiano, albanese, cinese, arabo grazie alla collaborazione da mediatori culturali, alunni stranieri e docenti.
Il progetto si è avvalso dell’approvazione della dirigente scolastica Amedea Cinquanta dell’Istituto Comprensivo De Amicis–Manzoni di Alessandria, non soltanto per soddisfare esigenze creative e curiosità verso il mondo della fotografia, ma anche come significativa occasione di integrazione e socializzazione, condotto in orario extrascolastico, con una lezione teorica al mese ed una lezione pratica per consentire ai giovani apprendisti fotografi di costruire in prima persona delle storie, delle narrazioni appunto e quindi di allestire una mostra per esporre i loro primi lavori.
La finalità del progetto era favorire l’integrazione di comunità straniere sul territorio per costruire una città inclusiva, perciò le lezioni sono state accompagnate da sei uscite tematiche sul territorio per visitare ed immortalare i principali monumenti.
I temi hanno sono stati diversi, tutti incentrati sui singoli momenti storici. Per primo il Medioevo alessandrino, con alcune nozioni sulla fondazione di Alessandria, per accompagnare il gruppo dei giovani fotografi, alla ricerca del rilievo di Gagliaudo, del bassorilievo della lupa di San Francesco, con una visita del broletto di Palatium Vetus ed una alla chiesa ed al chiostro di Santa Maria di Castello.
A seguire si è affrontato il percorso sul Novecento e sull’architettura razionalista a partire dal Palazzo delle Poste, decorato dal lungo mosaico dell’artista futurista, Gino Severini; i ragazzi hanno colto e fotografato la storia raccontata dal mosaico sull’evoluzione delle Poste e dei Telegrafi, attraverso simboli, mitologia, immagini e colori; quindi è stata la volta della storia sulla costruzione del Dispensario antitubercolare di via Gasparolo e l’opera “La MainOuverte” di Le Corbusier, esposta a Palatium Vetus,vero e proprio logo creato dal padre dell’architettura razionalista.
L’attenzione si è poi spostata verso alcune vie cittadine, non solo per fotografare monumenti, ma anche per cimentarsi in un vero e proprio percorso di Street photography: via Milano con la Sinagoga e le pietre d’inciampo, via Bissati, cuore del ghetto ebraico, via dell’Erba, via Vochieri con particolare attenzione alla casa di Andrea Vochieri, il Ponte Meier osservato da più punti di vista, corso Roma, lo storico negozio Borsalino, il porticato di Piazza Garibaldi, piazza Marconi e Palazzo Borsalino.
Gli studenti hanno realizzato un vero e proprio reportage con fotografie spontanee seguendo quel “filo rosso” che è uno degli strumenti propri dello storytelling, la narrazione: un’uscita è stata dedicata alla Galleria Guerci, a Palazzo Monferrato e ad AcdB il Museo-Alessandria città delle Biciclette, per raccontare l’Italia dei Campionissimi, degli straordinari artigiani della bicicletta come Giovanni Maino, dei grandi giornalisti come Eliso Rivera, dei ciclisti come Fausto Coppi, Costante Girardengo, Giovanni Gerbi e Giovanni Cuniolo.
Nella penultima uscita, i giovani fotografi si sono recati in Municipio, accolti dal Sindaco Giorgio Abonante, dalla Vice Sindaco Marica Barrera e dall’Assessora alle Politiche Giovanili e Politiche per la Multiculturalità Vittoria Oneto, e non si sono limitati ad accompagnare i loro compagni di studio che seguono il progetto di alfabetizzazione “Città visibile” e “Ponte d’incontro”, ma ne hanno profittato per immortalare gli affreschi di Pietro Sassi (1834-1905) che decorano la Sala Giunta.
L’ultimo incontro è stato dedicato alla Cittadella di Alessandria, con particolare nei confronti dei portali d’ingresso, delle piazze, delle vie, dei bastioni, della polveriera, della cella ove venne ingiustamente rinchiuso Andrea Vochieri, senza dimenticare segreti e aneddoti di quella che fu per lungo tempo una fortezza militare ed ora è un luogo che affascina i fotografi, non soltanto i neofiti.
I PARTECIPANTI AL CORSO BASE DI FOTOGRAFIA E STORYTELLING
Istituto Comprensivo De Amicis – Manzoni
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NIKOLAS GJERGJI |
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YASMINE OUSALEH |
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MARCELLO MARTIGNETTI |
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MARTINA AVELLA |
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BRANDO DUKA |
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MARIKA GAGLIARDI |
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BRIAN LAME |
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GIULIA YUMI LIPOCELLI |
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ALICE POGGIO |
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LETIZIA ZAGLIO |
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WIAM OUSALEH |
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LINA AISSAOUI |
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ALESSIA CABIATI |
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GABRIELE PASINO |
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ZOE RAVELLI |
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MICHELA S. MARTIN CATALDO |
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ELENA ZHANG JIA WEN |
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REBECCA BATTILORO |
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RACHELE GAGGERI |
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ELENA HASNA ALESSI |
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STEVEN KAREPI |
COS’E’ LO STORYTELLING FOTOGRAFICO
Lo storytelling fotografico è una forma di narrazione ovvero uno strumento per raccontare una storia mediante l’uso della fotografia, trasmettendo allo spettatore un messaggio immediato con cui suscitare emozioni, analogamente a quanto avviene nel cinema con le sequenze fotografiche in movimento (più che altro sono immagini fisse proiettate in velocità), ma in questo caso sono fisse, ben disgiunte le une dalle altre, una situazione che implica una scelta più oculata delle immagini da utilizzare anche valutando similitudini, contrasti e geometrie presenti nelle fotografie stesse.
Storytelling è raccontare una storia e pur se il significato viene talvolta distorto, si tratta di un’attività vecchia quanto il genere umano perché già nella preistoria, usando suoni, gesti, pitture rupestri i nostri antenati raccontavano le vicende che avevano vissuto o di cui erano giunti a conoscenza, per informare, intrattenere, condividere esperienze e tramandare saperi reali, ma anche inventati nel tentativo di dare una spiegazione a ciò che di inspiegabile li circondava.
Raccontare storie è insito nel nostro istinto sociale e concerne il bisogno fisiologico di sospendere la realtà per entrare in una dimensione diversa dalla propria: le storie sono soggettive, rappresentano il punto di vista del narratore che le rielabora a proprio uso e consumo, mentre lo spettatore (vale anche per il lettore) entra nel bosco (narrativo), perché ogni finzione narrativa è un mondo in cui interviene colmando vuoti per sancire l’inizio di un patto di fiducia, ovvero si fida dell’autore e fa vivere l’opera di vita propria decidendo di ritenerla “reale” (la narrativa naturale ispirata a fatti realmente accaduti) ovvero “inventato” (la narrativa artificiale riferita ed eventi fittizi).
Tutto si mescola, dunque, portando lo spettatore a ricostruire qualunque forma di narrazione, inglobandola nel proprio modo di render conto dell’esperienza quotidiana, che prende sempre la forma di una storia, perché nessuno vive un immediato presente, bensì tutti noi colleghiamo cose ed eventi mediante il collante della memoria, personale e collettiva.
Nel cinema e nella fotografia il limite fra reale ed immaginario si interpone con la scelta dell’inquadratura ovvero la scelta di ciò che verrà rappresentato e di ciò che verrà escluso (si individua comunque soltanto parte del contesto, in altre parole si taglia un pezzo di realtà per mezzo dell’obiettivo).
L’atto di scegliere ciò che rientra nei limiti del fotogramma cinematografico, dell’immagine fotografica è uno degli elementi di definizione di uno scatto ed in fotografia può eventualmente essere ulteriormente modificato ritagliando l’immagine per evidenziare un soggetto.
Inoltre, l’organizzazione delle forme all’interno della cornice dipende dalla costruzione delle scenografie, dall’illuminazione (naturale o corretta artificialmente), dalla messa in scena e quando non si interviene su questi elementi la composizione si limita alla scelta della focale, dell’angolazione e dell’inquadratura; si tratta essenzialmente della una scelta di punto di vista.