Autore Redazione
domenica
15 Novembre 2015
23:00
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Cronaca - Pavia

Un braccialetto potrebbe ‘svegliare’ i giocatore compulsivi

Un braccialetto potrebbe ‘svegliare’ i giocatore compulsivi

PAVIA – Un braccialetto per risvegliare il giocatore compulsivo e riportarlo alla cruda realtà: con le macchinette si perde. Recuperare la sua attenzione e distoglierlo dalle scintillanti luci del gioco d’azzardo che stordiscono la ragione e portano sul lastrico intere famiglie. Questo è l’obiettivo di un chip di un centimetro quadrato, contenuto in un braccialetto simile alle micro apparecchiature per contare i passi o il consumo di calorie. Il progetto è curato dal professor Gabriele Zanardi, docente dell’Università di Pavia, e presto destinato a un test probante su 2 mila persone. “L’idea è nata da uno studio, effettuato in collaborazione con altri centri, sulle alterazioni che determinano la modifica del comportamento patologico – ha spiegato Zanardi. La risposta a determinate conseguenze di una azione, in questo caso una vittoria al gioco o una sconfitta, porta a un livello di eccitazione che nasce come una forma normale che tutti noi abbiamo ma che col proseguio di quella attività diventa patologica. In pratica il soggetto perde realmente la capacità di controllare il comportamento automatizzato. Quindi ci siamo chiesti quali siano gli interventi più efficaci in letteratura”.

Lo studio ha permesso di identificare questi interventi efficaci nella “terapia cognitivo-comportamentale perché va proprio a rimodulare i così detti pensieri disfunzionali. Ad esempio un numero ritardatario per ‘n’ volte su una ruota del lotto diventa più interessante anche se la probabilità di estrazione è sempre la stessa: 1 su 90. Chi è affetto da questo disturbo comportamentale è vittima di una alterazione di capacità di giudizio. Questa alterazione, che fa capo a determinate aree celebrali, ha anche un coinvolgimento di tipo fisiologico come la frequenza cardiaca o la conduttanza cutanea. Sono informazioni automatiche che il soggetto produce di fronte a situazioni di stress. Monitorare quindi quelle funzioni fisiologiche, incrociandole con valutazioni cognitive, poteva diventare uno strumento multilivello per capire se il soggetto si trova in una condizione patologica o di rischio e riportare la capacità cognitiva a un livello controllato. Questo è stato il punto di partenza“.

Siccome il mercato tecnologico offre già una serie di sensori utilizzati per diverse attività cliniche e non solo “il sensore, assemblato ai nostri modelli, ha potuto creare un sistema di self-caring. In pratica il soggetto può prendersi cura si sé da solo”.

È nato così il braccialetto che vibra in caso di attività a rischio e distrae dal gioco il giocatore, rivolgendo domande che lo costringono a staccarsi dal suo pericoloso atteggiamento.

Il chip che abbiamo realizzato contiene più sensori – ha spiegato ancora Zanardi. Uno per la conduttanza cutanea, uno per la frequenza cardiaca, un oscilloscopio e un accelerometro. Sono tutti strumenti che ci permettono di rilevare, on line, anche il movimento della mano, perché potremmo registrare addirittura la frequenza con cui un soggetto muove una leva o schiaccia un pulsante. Abbiamo anche inserito una modalità vibrazione perché quando un soggetto gioca in modalità compulsiva, perdendo la capacità di controllo su costi-benefici di quello che sta facendo, la nostra idea è che una vibrazione improvvisa possa distogliere per un po’ l’attenzione dal gioco.”

I risultati di questo progetto dovranno essere testati ma i primi riscontri sono positivi: “noi abbiamo dati in letteratura che dimostrano come dei cueing ambientali possano interrompere la frequenza gioco e il numero di giocate. I nostri dati a oggi sono in fase sperimentale uno, e cioé abbiamo testato gli strumenti su soggetti normali e qualche persona in trattamento volontario, ma stiamo aspettando il finanziamento per portarlo alla fase due. Dal punto di vista tecnologico funziona. Il test sugli universitari e i soggetti volontari ha dato risultati positivi. Adesso vogliamo passare alla fase due e quindi coinvolgere tutte le associaizoni che si occupano di queste problematiche e i comuni. Se riusciamo a divulgare 2mila sensori potremo avere risultati molto interessanti.

In Lombardia il progetto ha catturato l’interesse della Regione e di diversi Comuni. Pavia sarà il Comune capofila per una iniziativa che potrebbe portare a risultati importanti. 

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