Autore Redazione
martedì
27 Giugno 2023
05:43
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Cronaca - Alessandria

Alessandria al quinto posto per numero di giovani soli secondo Il Sole 24 Ore

Alessandria al quinto posto per numero di giovani soli secondo Il Sole 24 Ore

ALESSANDRIA – Anche Alessandria e provincia affrontano l’effetto della crescente tendenza dei cittadini italiani a vivere da single. Secondo i dati dell’ultimo censimento dell’Istat, elaborati da Il Sole 24 Ore, Alessandria è nella top 5 delle città con il maggior numero di giovani soli, con una percentuale pari al 10,9 percento. Sulla base dei dati sulla distribuzione della popolazione alessandrina aggiornati al 2022, si può notare la percentuale di giovani soli (celibi/nubili) aumentare gradualmente nella fascia di età tra 20-24 e 30-34 anni, raggiungendo un picco del 5,3%. Per poi, invece, vedere in leggero calo la percentuale di giovani soli nella fascia di età tra 35-39 e 40-44 anni, rispettivamente al 5,7% e al 6,2%.

A livello nazionale, il 33,4% delle famiglie residenti in Italia è costituito da persone sole, che corrispondono a un totale di 8,5 milioni di individui. Si prevede che entro il 2041 questo numero aumenterà del 16,2%, arrivando a 10,2 milioni. Anche i genitori single stanno aumentando, con un incremento del 9%.  Questo trend può essere attribuito a diversi fattori, come la possibilità di sfruttare lo smart working, che consente alle persone di tornare alle proprie radici. Tuttavia, la mancanza di legami “in presenza” può portare alla solitudine. Le statistiche sul benessere economico e sostenibile dell’Istat dimostrano infatti che la felicità delle persone è direttamente correlata all’ampiezza delle loro reti relazionali.

Il Sole 24 Ore ha elaborato i dati del censimento Istat e ha analizzato la distribuzione della popolazione ad Alessandria nel 2022. Secondo il rapporto, la maggior parte delle persone sole si concentra nelle fasce di età più giovani, ma è presente anche una percentuale significativa di persone anziane che vivono in solitudine. Per comprendere meglio i fattori che contribuiscono a questo fenomeno, abbiamo intervistato il professor Marco Novarese, docente di Economia Politica presso l’Università del Piemonte Orientale e direttore del centro di economia sperimentale, cognitiva e simulativa chiamato AL.EX.

Secondo Novarese, ci sono diversi fattori socio-economici e culturali che contribuiscono all’aumento delle persone sole in Italia. “Le cause possono variare a seconda delle fasce d’età. Ad esempio, per gli anziani, la morte del partner è una delle principali cause di solitudine. Per i giovani, invece, le motivazioni possono dipendere dalla tipologia di città in cui vivono. Nelle grandi città, ad esempio, molti giovani vivono da soli perché lavorano lì e lasciano il resto della famiglia nella loro città d’origine. Tra i giovani rientrano le persone fino ai 45 anni di età; a quell’età si può essere divorziati o ci possono essere altre dinamiche”. Un altro fattore riguarda le persone che arrivano da altre nazioni per ragioni diverse, creando nuclei familiari isolati. “Per quanto concerne Alessandria, prevale la spiegazione del livello di immigrazione, con persone che vengono da fuori e che spesso possono essere nuclei familiari costituiti da una persona sola o da famiglie che si dividono. Inoltre, l’immigrazione ha contribuito a creare nuclei familiari isolati, con persone che lasciano il loro paese d’origine e si trasferiscono in Italia”.

La solitudine può dunque avere un impatto significativo sulla qualità della vita delle persone sole. Anche secondo Novarese, la felicità delle persone è direttamente correlata all’ampiezza delle loro reti relazionali. “Questo è un concetto ampiamente studiato nell’economia della felicità, che evidenzia come la socialità sia un fattore determinante per il benessere delle persone. Tuttavia, non tutte le persone sole sono necessariamente sole dal punto di vista relazionale. Ad esempio, i giovani possono vivere da soli per scelta, ma ancora mantenere una rete di contatti e relazioni sociali con amici o familiari. Tuttavia, per gli anziani o per le persone immigrate, la solitudine può rappresentare un problema sociale più complesso e possono sentirsi escluse da una comunità”.

Quanto influisce la solitudine sulle persone sole? “Incide moltissimo, soprattutto sulla soddisfazione della vita” sostiene Novarese – “Un’intera area di ricerca, chiamata economia della felicità, studia da tempo i fattori che stimolano il benessere in maniera più forte, e si è dimostrato che le persone sono legate principalmente alla socialità più che alla disponibilità di beni materiali. Questo vale soprattutto per le persone che non hanno problemi a raggiungere la fine del mese, senza preoccupazioni maggiori. Tuttavia, non è detto che una persona che vive da sola sia necessariamente sola. Soprattutto per i giovani, vivere da soli può essere una scelta che non preclude la possibilità di avere una rete di contatti e relazioni inserita all’interno di gruppi, amici o familiari. Il problema della solitudine riguarda invece principalmente la fascia degli anziani, mentre i giovani possono essere soli anche per scelta. Nel caso delle persone immigrate, il problema può essere più complesso: una persona che non riesce a fare parte di una comunità, che ha pochi connazionali o non riesce a interagire in un gruppo, può sperimentare un grave problema sociale”.

Se la solitudine può diventare un problema sociale, quali possono essere le implicazioni sociali ed economiche dell’aumento delle persone sole in Italia? Quali strategie possono essere adottate per fornire sostegno alle persone sole, giovani, adulte o anziane? Secondo Novarese, il problema maggiore riguarda sicuramente le fasce più deboli della popolazione. “Per i giovani, il problema riguarda gli aspetti economici come la precarietà lavorativa, la mancanza di un lavoro stabile o eventi familiari traumatici. Situazioni che portano alla solitudine e rendono difficile programmare il futuro, generando ansia e situazioni critiche. In passato, a partire dagli anni ’70, la gestione della vita economica italiana era fortemente paternalista, con strumenti come il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e la ritenuta, che obbligavano le persone a mettere da parte dei risparmi per le loro pensioni. Tuttavia, oggi la realtà è diventata molto più complessa e tutte queste pratiche sono diventate meno rilevanti. Pertanto, è necessaria una maggiore capacità da parte delle persone di gestire il proprio denaro in condizioni di estrema incertezza. Un aiuto può venire in questa direzione, stimolando la gestione delle finanze personali.

Oltre a ciò, esistono pur sempre le relazioni con gli altri. Secondo Novarese, si può stimolare la creazione di reti sociali promuovendo una vita culturale attiva, che permetta alle persone di partecipare ad attività culturali e di socializzare. Le attività culturali non devono per forza attrarre solo persone, ma possono anche contribuire a lenire la solitudine”.

Infine, il tema dello sviluppo digitale. Queste tecnologie influiscono in qualche maniera sulla solitudine e sul senso di distacco, oppure no? Secondo Novarese, le tecnologie digitali possono essere viste come un’arma a doppio taglio. “Da un lato, permettono di mantenere contatti e connessioni con altre persone, sia attraverso i social media che attraverso le videochiamate. Dall’altro lato, le tecnologie digitali possono anche creare delle borse di solitudine. Per esempio, si può essere soli di fronte a un computer, e questo non migliora la situazione. Tuttavia, in generale, la tendenza è che le tecnologie digitali abbiano un impatto positivo nel senso che aiutano a ridurre la solitudine delle persone, soprattutto in situazioni come la pandemia in cui gli incontri in presenza sono limitati. Bisogna considerare la solitudine come una dimensione che non riguarda solo le persone sole, ma può riguardare anche persone in coppia, ma che non hanno una buona vita sociale. La solitudine è quindi una questione complessa che richiede una risposta multidimensionale”.

Immagine di Natalia Trofimova su Unsplash

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