Autore Redazione
domenica
13 Agosto 2023
18:45
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Cronaca - Alessandria

Clima fuori controllo e parassiti: i frutteti in provincia di Alessandria ridotti allo stremo

Clima fuori controllo e parassiti: i frutteti in provincia di Alessandria ridotti allo stremo

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – I frutteti della provincia di Alessandria tra le zone di Viguzzolo e Casalnoceto stanno affrontando una crisi senza precedenti a causa delle condizioni climatiche estreme, della siccità prolungata e dell’attacco di parassiti. Questa combinazione di fattori ha messo a serio rischio i raccolti di pesche, pere, albicocche e ciliegie, mettendo in pericolo non solo le aziende agricole, ma anche l’approvvigionamento di frutta fresca per i consumatori.

Filippo dell’azienda agricola Torlasco di Viguzzolo, è uno dei produttori locali in difficoltà in questa stagione di raccolta. Coltiva terre pianeggianti e frutteti collinari sul confine tra le province di Alessandria e Pavia. Questa zona, che abbraccia Casalnoceto e Rivanazzano Terme, è conosciuta per la produzione di pere, pesche, albicocche e ciliegie di alta qualità. Tuttavia, le sfide climatiche degli ultimi tempi hanno messo a dura prova gli sforzi degli agricoltori.

“Quest’anno abbiamo vissuto due giorni nel mese di aprile in cui le temperature sono scese a livelli eccezionalmente bassi, arrivando a -5°C o addirittura -6°C durante le notti”, dichiara Filippo. Parecchi frutteti in zone basse e umide hanno subito i danni delle gelate, con almeno cinque o sei frutteti colpiti seriamente”.

Ma le gelate non sono l’unico problema che gli agricoltori stanno affrontando. Da un anno e mezzo, la regione non ha visto precipitazioni significative, portando a una prolungata siccità. “Il problema maggiore è che le piante sono sotto stress a causa della mancanza di umidità nel terreno”, ha spiegato Filippo. Stanno lottando per sopravvivere, con segni di defogliazione e perdita di frutti in alcune varietà”. Fortunatamente, i frutteti collinari gestiti da Filippo hanno retto meglio alla situazione rispetto a quelli pianeggianti. Tuttavia, anche qui si prevede una riduzione significativa nella produzione di pesche e prugne entro ottobre. “C’è persino il rischio che la raccolta possa essere compromessa” ribatte Filippo.

Oltre alle sfide climatiche, gli agricoltori devono affrontare l’attacco di diversi parassiti che si stanno diffondendo a causa delle condizioni ambientali favorevoli. “Abbiamo problemi significativi con la cimice asiatica, che punge e danneggia pomodori, zucchine, pesche e pere, causando deformazioni e rendendo i frutti immangiabili. E riproducendosi contamina i frutti in via parassitaria”, ha sottolineato Filippo. “Un altro grave problema è la popillia japonica, che ha colpito alcuni dei nostri frutteti e vigne. Questo insetto defoglia le piante, mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza”. 

Ma uno dei parassiti più temibili è il capnode delle drupacee della frutta, noto anche come “capnoidis tenebrosis“. Questo insetto attacca pesche, albicocche, ciliegie e prugne, depone uova che si trasformano in larve che divorano completamente i frutti. Gli adulti emergono tra maggio e agosto, volando intensamente d’estate. Le femmine depongono 60-100 uova alla base delle piante. Larve neonate cercano radici ospiti nel terreno. Danneggiano germogli, gemme e foglie; scavano gallerie nel fusto e radici, portando le piante alla morte. Al momento non esiste un metodo efficace per eradicare questa minaccia, e gli agricoltori si trovano costretti a rimuoverli manualmente, nonostante la sfida logistica che questo rappresenta. Il cambiamento climatico si è manifestato con un impatto devastante non solo attraverso le temperature estreme e la siccità, ma anche attraverso la diffusione di parassiti che trovano nuovi spazi favorevoli per la proliferazione.

“Il clima è davvero impazzito”, afferma Filippo con preoccupazione. “Anche le vigne soffrono, con l’uva disidratata che mette a rischio la produzione di vino”. Gli agricoltori stanno cercando soluzioni, ma non c’è una risposta facile a questa serie di sfide. Si sta discutendo dell’idea di costruire invasi per immagazzinare l’acqua, ma senza piogge sufficienti, questa misura potrebbe non essere sufficiente. “In Val Curone, si parla di questa soluzione da oltre 20 anni, ma se le precipitazioni non arrivano, anche gli invasi non possono risolvere il problema”, ha osservato Filippo. “Potenziare le pratiche agronomiche potrebbe rappresentare una risposta parziale a queste sfide. Mantenere il terreno lavorato e coltivato in modo costante potrebbe aiutare a prevenire le crepe del suolo e a migliorare la sua capacità di trattenere l’umidità”.

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