19 Agosto 2023
16:13
Mazzone, il ricordo dell’ex grigio Legnaro: “Quello che diceva era legge. Mi faceva sempre marcare la punta più forte”
ITALIA – L’immagine più iconica è quella in cui corre verso la curva con il pugno stretto e una smorfia di rabbia sul viso. Impossibile dimenticare la sua genuinità e schiettezza, caratteristiche che ne hanno fatto un’icona del calcio. Impossibile quindi dimenticare la figura di Carletto Mazzone, storico allenatore dall’accento romanesco che ostentava sistematicamente, morto oggi, sabato 19 agosto, peraltro giorno di inizio del campionato di serie A 2023-2024.
Per lui una carriera prima da giocatore e poi da allenatore con quasi 1278 panchine (record imbattuto in Italia) e ricordi indelebili nei tifosi. Oggi, per esempio, la nuova tribuna Est dello Stadio Cino e Lillo Del Duca di Ascoli Piceno è dedicata a lui, per celebrare i trascorsi con la formazione allora di proprietà del vulcanico presidente Rozzi.
A proposito di Ascoli proprio un ex giocatore dell’Alessandria Calcio, Gaetano Legnaro (ai grigi dal 1965 al 1970, ndr) ha voluto ricordare su Radio Gold mister Mazzone, suo allenatore nella squadra marchigiana dal 1972 al 1975, agli albori della sua lunghissima carriera in panchina: “La città di Ascoli sarà in lutto per almeno sei mesi“ ha raccontato Legnaro ai nostri microfoni “vivo ad Alessandria ma ho ancora la casa ad Ascoli ed eravamo rimasti in contatto. Ricordo che lo vidi ad Ascoli la scorsa estate, mentre faceva una passeggiata. Ascoli è come una famiglia, si conoscono tutti e basta andare in piazza per essere riconosciuti. Era la città ideale per noi calciatori. Fu lui a volermi in bianconero, quando giocavo nella Lazio. Anche se era un giovane allenatore quello che diceva era legge, era un generale“ ha raccontato Legnaro sorridendo “giocava solo chi meritava. Con lui conquistai la promozione in serie A, nel 1974. Quando allenava non era molto loquace coi calciatori. Ricordo che mi assegnava sempre la marcatura del più forte attaccante avversario. “Sennò ti addormenti” mi diceva. E quindi mi toccava sempre affrontare Pulici, Graziani, Prati, Chiarugi. Addirittura alla domenica sera, dopo la partita, mi diceva subito il giocatore che avrei dovuto marcare sette giorni dopo. Quello era il segno che stavo facendo bene, altrimenti di sicuro sarei andato in panchina. Ricordo i suoi allenamenti, erano durissimi. Basti pensare che il mercoledì sera mia moglie quasi non mi riconosceva da quanto ero stanco: in quel giorno, infatti, cominciavamo a lavorare già dal mattino. Ricordo un aneddoto: anche se eravamo già promossi in A il sabato prima di una partita contro il Como ci ha fatto fare 18 allunghi in 12 secondi. Voleva subito prepararci a giocare tra i grandi”.
Da allenatore Mazzone fu timoniere di innumerevoli le squadre dirette come l’Ascoli appunto ma anche il Bologna, il Lecce, il Pescara, il Cagliari, la Fiorentina oltre a Napoli e Roma. Mazzone ebbe anche il merito di recuperare campioni indiscussi, come Roberto Baggio, a cui restituì il sorriso dopo le delusioni della Nazionale e per colpa degli infortuni. Solo l’anno scorso, nel 2022, è uscita una serie tv, “Come un padre“, titolo che descrive perfettamente quella capacità di curare i ragazzi che allenava con la severità e la bontà di un papà. Fu lui d’altronde, a scoprire Totti, portandolo dalle giovanili in prima squadra e nascondendolo più possibile ai giornalisti. L’Italia calcistica perde appunto un grande padre del calcio.