9 Settembre 2023
18:26
Il cartello ricorda che non si può giocare a palla in centro: e così (forse) alla fine non fa gol nessuno
ALESSANDRIA – Quasi sicuramente il cartello dice una cosa vera. Ma un cartello che rammenta divieti può anche suscitare qualche domanda. Non si sa chi l’abbia scritto e poi appiccicato alla parete di un cantiere in piazzetta della Lega ma in fondo viene da chiedersi se davvero quell’avviso, in generale, sia necessario in una città che dovrebbe essere a misura d’uomo. Ecco, forse il tema è che è già usare questa espressione dovrebbe aprire altre discussioni, perché, tanto per cominciare, siamo abituati a usare questa frase senza mai dire “a misura di donna o di bambino”.
Chi ha messo quel cartello lo avrà fatto per indiscutibili ragioni. Potrebbe aver subito danni al palazzo in cui abita, aver assistito al danneggiamento della sua vetrina, potrebbe essersi ferito per una pallonata, o aver patito rumori molesti quando riposava. Ci sono mille motivi. Però quel cartello, con tutte le ragioni di questo mondo, apre anche molte domande. Perché poi sui social ormai sistematicamente ci imbattiamo in commenti di chi ricorda malinconico di aver giocato nelle piazze cittadine e di essere tornato con le ginocchia sanguinanti con la mamma che urlava, “ti avevo detto di stare attento e se piangi vedi“. Perché poi puntiamo il dito contro quei ragazzi che “passano la vita con la testa assorbita dai telefoni“. Quel cartello racconterà mille ragioni, ma si trova in un centro cittadino che litiga per mezza via divenuta veramente ztl, in cui le auto, loro sì, non sono vietate e calpestano i piedi dell’obelisco collocato nell’ombelico di Alessandria. Quel cartello forse è stato stato scritto da chi lavora tutto il giorno e vuole legittimamente dormire di sera e ha paura degli atti vandalici notturni perciò vuole altre telecamere che possano restare con gli occhi aperti per lui. Ecco, quel cartello, alla fine, l’abbiamo scritto un po’ tutti perché dietro c’è un po’ ognuno di noi e alla fine non parla a nessuno. E’ un foglio bianco su cui abbiamo sfogato la frustrazione e l’assenza di dialogo. Ma soprattutto descrive l’assenza di luoghi veri dove poter dare spazio a chi ha messo in tasca il telefono, ha spento la playstation, o magari parla anche a quegli adulti che vogliono ricordare quando erano giovani. Quel cartello dice che non si può giocare a palla. E il problema è che, appunto, dice anche che alla fine nessuno farà gol e nessuno sarà felice. Se va bene, al massimo, sarà un pareggio per tutti e come dice Dario Brunori, alla fine ci ha tolto anche il sapore della cioccolata.