Autore Redazione
giovedì
21 Settembre 2023
05:55
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Cronaca - Alessandria

40 anni fa apriva la Pacto: oggi è un simbolo di un passato che non c’è più

40 anni fa apriva la Pacto: oggi è un simbolo di un passato che non c’è più

ALESSANDRIA – Era il settembre del 1983 e quaranta anni fa Alessandria scopriva per la prima volta un vero centro commerciale. Fu la prima struttura di quel tipo in città, e divenne immediatamente un luogo molto frequentato dai cittadini soprattutto per la collocazione e la concentrazione di più esercizi in un unico punto. Il suo successo cominciò a sgretolarsi quando i grandi magazzini cominciarono a divenire la normalità. Strutture più grosse iniziarono a sorgere in diversi punti di Alessandria, spolpando la fama della Pacto, poi il parcheggio a pagamento assestò il colpo mortale. L’incapacità di puntare sugli elementi innovativi che ne determinarono il successo ha finito per creare oggi una mutissima scatola vuota in cui vivono solo un bar, una gelateria e una banca, tutte però all’esterno di quel che resta dei fasti passati.

La storia della Pacto però merita di essere raccontata perché un po’ descrive un pezzo di Alessandria. Davanti all’ospedale, con l’Infantile vicino, era nel posto giusto in un’area allora poco sviluppata dal punto di vista commerciale. Fu realizzata da Gianni Capra grazie all’omonima impresa di cui era titolare e amministratore unico. La società committente era la Intercom mentre il progetto era in capo all’architetto Franco Gandini, poi affiancato da Enzo Testa. Allora diversi negozi si misero in rete creando un gruppo affiatato, dimostrando l’importanza della collaborazione: oltre al supermercato Colagrande Market, poi ceduto a Unes, si insediarono Carlo Calzature, la Salumeria Sergio 3, una panetteria, un negozio di tabacchi, un fotografo e diversi uffici, tra cui anche quello dell’architetto Franco Gandini.

Il progetto iniziale della Pacto tradiva la ricchezza alessandrina di allora. In prima battuta infatti le carte prevedevano una sorta di “terrazza Martini” che avrebbe dovuto ospitare eventi raffinati, affacciati sulla città. Poi però quell’idea fu ridimensionata perché troppo onerosa e ci si fermò al contenuto interno. Dopo il declino, nonostante la sua posizione strategica, ogni tentativo di rilancio si è successivamente imbattuto in promesse mai mantenute. Tra le ultime proposte quella che immaginava una sorta di “Eataly” locale, una specie di mercato coperto sulla falsa riga di quanto avviene in grandi città come Bologna, Parigi o Barcellona. Tutte parole che oggi giacciono incastrate nelle sbarre che chiudono i due accessi principali, una sorta di racconto di quanto già sta avvenendo negli Usa dove i grandi magazzini sono sempre più spesso cattedrali nel deserto, tristi monumenti decadenti che deturpano gli scenari delle città. Oggi la Pacto si fa notare solo per il suo parcheggio, utile a chi frequenta l’ospedale, peraltro con l’utilizzo sottodimensionato dello spazio sotterraneo. A 40 anni di distanza fa effetto ripensare al coraggio di allora e alla rassegnazione parcheggiata oggi davanti a quel luogo.

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