Autore Redazione
domenica
22 Novembre 2015
23:00
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Cronaca

Via camicie e cravatte, ora alleviamo lumache

Via camicie e cravatte, ora alleviamo lumache

QUARGNENTO – Chi va piano va sano e va lontano e mai detto fu più azzeccato per  Pierpaolo Borghi e Roberto Bigotti, alessandrini classe 1982, e per i loro soci  milanesi Maurizio Venturi di 48 anni e Marcello Montanaro di 55. I quattro, da circa due anni, si stanno cimentando con l’elicicoltura. Tolte camicie e cravatte, hanno afferrato zappe e vanghe e trasformato un terreno sulle colline del Monferrato in un allevamento di chiocciole. L’idea è nata da Roberto, folgorato dai dati sul consumo di lumache in Italia. Il Bel paese, infatti, sembra essere particolarmente ghiotto di questi molluschi, tanto da essere il secondo consumatore in Europa, dietro solo ai francesi e alle loro “escargot”. Forse stanchi della sola monotona vita d’ufficio, i quattro si sono quindi “buttati” in un’avventura imprenditoriale che oggi si chiama “Helix Valley”, dal nome della specie di chiocciola allevata a Quargnento.

Un’azienda che hanno letteralmente costruito con il sudore della loro fronte. Lasciati in ufficio i libri di contabilità e di informatica, il dottore commercialista Pierpaolo e i tre consulenti di una multinazionale milanese Roberto, Marcello e Maurizio hanno iniziato a studiare il manuale del “perfetto contadino”. Determinati ad allevare lumache “bio” hanno seminato e coltivato i cavoli e la bieta di cui si nutrono gli animali e anche il radicchio, poco apprezzato come cibo, ma molto utile come “ombrellone” per riparare dal sole le lumache più piccole che nascono all’interno dei recinti “da riproduzione”. Negli orti per loro appositamente coltivati si svolge infatti l’intero ciclo biologico delle chiocciole e, parlando di lumache, non si possono certo pretendere tempi alla Usain Bolt.

Un anno è il tempo necessario per riuscire ad avere un primo “raccolto” e durante questi 12 mesi gli allevatori non possono certo stare con le mani in mano. Oltre a dover zappare, seminare e irrigare gli orti, devono anche spostare le lumache dai recinti “da riproduzione” a quelli “da ingrasso” che vanno costantemente curati perché la bava delle lumache, alla lunga, rende gli ortaggi poco appetibili alle chiocciole. Insomma, un lavoraccio. “Questi primi due anni sono stati veramente duri” ha ammesso Pierpaolo che oggi può almeno vantare un fisico forgiato dalla vita di campagna “in 33 anni non sono mai stato allenato come oggi” ha scherzato.

I muscoli, per ora, sono il primo tangibile guadagno di un’attività imprenditoriale stimolante ma molto faticosa “Siamo partiti con circa 70 mila lumache allevate a ciclo biologico completo certificato dal consorzio italiano di elicicoltura di Cherasco e forse la prossima estate dovremmo finalmente avere il primo raccolto consistente. Diciamo che per noi quattro che non avevamo alcun tipo di esperienza nel mondo agricolo è ancora più dura, anche perché nessuno di noi ha comunque abbandonato il suo lavoro”.

Conciliare i ritmi della natura con i ritmi dell’ufficio non è semplice, ha aggiunto Pierpaolo “ma quando in primavera alzi lo sguardo e vedi i colori delle colline che sovrastano Quargnento e pensi che gli altri sono in ufficio sotto la luce di un neon allora pensi che valga davvero la pena faticare tanto. Certo, nelle mattine di novembre, quando sei al freddo e sotto la pioggia, devo dire che è un bel po’ meno poetico e forse in ufficio vorresti quasi quasi andarci”.

 

 

 

Tatiana Gagliano

 

 

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