26 Settembre 2023
05:00
Il calo del settore chimico penalizza la crescita della produzione industriale della provincia di Alessandria
PIEMONTE – Risultati ancora positivi per l’industria manifatturiera piemontese. Nonostante la battuta d’arresto della Germania, che assorbe il 14,6% delle esportazioni piemontesi, e i pesanti tassi di interesse che indeboliscono consumi e investimenti, nel 2° trimestre dell’anno l’industria manifatturiera della nostra regione ha registrato performace migliori della media nazionale e delle principali regioni manifatturiere italiane.
In base ai dati raccolti da Unioncamere Piemonte tra 1.778 imprese industriali piemontesi, per un numero complessivo di 89.482 addetti e un valore pari a circa 57 miliardi di euro di fatturato, nel periodo aprile-giugno 2023 la produzione industriale regionale ha segnato un aumento dell’1,6% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. La crescita acquisita per il 2023, quella che si otterrebbe se i successivi due trimestri dell’anno registrassero una variazione nulla, risulta quindi pari al +1,5%.
La crescita della produzione industriale (+1,6%) è stata accompagnata da un andamento positivo degli ordinativi totali, aumentati complessivamente del 2,7%, grazie ad un trend particolarmente espansivo degli ordinativi esteri (+5,2%) e un incremento più contenuto di quelli interni (+1,3%). Il fatturato totale ha segnato un +3,8% evidenziando una dinamica positiva sul mercato interno (+2,9%) e una ancor più brillante sul mercato estero (5,9%).
Il grado di utilizzo degli impianti è sceso dal 69,8% del II trimestre 2022 al 65,0% del periodo aprile-giugno 2023.
La maggior parte dei settori di specializzazione della manifattura piemontese evidenziano nel II trimestre dell’anno ancora risultati con il segno più.
I mezzi di trasporto, sostenuti soprattutto dall’aumento della produzione dell’aerospazio e della componentistica autoveicolare, segnano la crescita più significativa (+4,8%). Appare consistente anche l’incremento evidenziato dall‘elettricità ed elettronica (+3,6%) e dal comparto alimentare (+2,9%).
Ancora sopra la media piemontese si colloca la performance delle imprese meccaniche (+2,0%), mentre, ancora positivo, ma inferiore al dato regionale, appare il risultato dei metalli (+1,3%) e del tessile e abbigliamento (+0,8%)
L’industria del legno del mobile si mostra stazionaria rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente (+0,2%), mentre la chimica/plastica subisce una contrazione (-0,8%).
Analizzando il campione delle imprese manifatturiere intervistate sotto il profilo dimensionale emerge un trend positivo diffuso tra le classi dei livelli produttivi. Le micro imprese (0-9 addetti) e le piccole imprese (10-49 addetti) registrano entrambe una crescita pari al +1,4%, risultato analogo a quello delle imprese di medie dimensioni (50-249 addetti), che segnano un +1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le grandi aziende (oltre 250 addetti) mostrano, infine, un aumento più significativo, pari a 2,6 punti percentuali.
Nel II trimestre 2023 l’industria manifatturiera mostra andamenti fortemente differenziati a livello territoriale.
Torino, come avvenuto già nei primi tre mesi dell’anno, segna la crescita più elevata (+3,6%), grazie ai risultati positivi evidenziati da tutti i settori di specializzazione e in particolare dalle industrie meccaniche, dai mezzi di trasporto e dall’elettricità ed elettronica.
Cuneo registra un aumento della produzione del +2,8%, sostenuto dalla filiera tessile e da quella metalmeccanica.
A Vercelli lo sviluppo dell’industria alimentare viene mitigato dal rallentamento subito dal comparto tessile e da quello delle rubinetterie e valvolame. Il risultato complessivo si attesta così al +0,9%.
La manifattura biellese segna un modesto +0,3%. Il comparto tessile, infatti, a fronte di incrementi sostenuti di filatura, finissaggio e articoli in maglia, mostra una consistente flessione della produzione delle altre industrie tessili.
Risulta orientato alla stabilità il dato del Verbano Cusio Ossola (-0,1%), frutto di andamenti eterogenei a livello settoriale. Alessandria, penalizzata dal comparto chimico, mostra un calo di debole entità (-0,3%). Flessioni più rilevanti caratterizzano le imprese manifatturiere di Asti (-1,5%), a causa della chimica/plastica e di Novara (-2,2%), a causa del calo della rubinetteria, del tessile e della chimica/plastica.
Il Presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia, commenta: “In un contesto internazionale complesso, con tassi d’interesse sempre più alti, un’inflazione che non pare placarsi, un caro energia costante, la guerra in Ucraina che non sembra risolversi, l’andamento della produzione industriale in Piemonte continua a mettere a segno una performance positiva, sebbene con profonde differenze territoriali. Come Camere di commercio stiamo lavorando in prima linea sui temi della trasformazione digitale e del green, anche all’interno dei fondi del PNNR e della nuova misura regionale ‘Voucher digitalizzazione PMI’: occasioni importanti per le nostre imprese e per i nostri territori”.
“Anche dal nostro punto di vista l’incertezza del contesto macroeconomico non ha fermato le imprese del nostro territorio: anzi, quelle con una programmazione chiara hanno continuato a investire – dichiara Andrea Perusin, Direttore Regionale Piemonte Sud e Liguria di Intesa Sanpaolo – La forza del Piemonte sta nei distretti e nei rapporti di filiera, dove l’osmosi tra grandi e piccole imprese e l’accorciamento delle catene di fornitura generano continuità, qualità altissima, capacità competitiva, con un approccio attento agli obiettivi ESG. Come banca radicata nella regione, con i nostri programmi promuoviamo e supportiamo la sostenibilità, l’indipendenza energetica, l’innovazione di start up e imprese di ogni dimensione. Puntiamo inoltre sullo sviluppo digitale come chiave di volta per la trasformazione del business: nei prossimi giorni partiremo con un tour che ci porterà a incontrare 120 piccole realtà dell’artigianato, del commercio, del turismo e della ristorazione, di cui 14 qui in Piemonte, che hanno rilanciato o sviluppato la propria attività con una prospettiva più moderna e tecnologica. Racconteremo e porteremo ad esempio le esperienze di queste aziende, confermando la vicinanza di Intesa Sanpaolo all’economia dei territori”.
Marco Montermini, Head of Corporate Business Nord Ovest UniCredit, aggiunge: “I dati presentati oggi evidenziano una buona tenuta del settore manifatturiero piemontese che sovraperforma il dato nazionale, pur in presenza di un contesto macroeconomico ancora complicato. Dal nostro osservatorio confermiamo con piacere il trend evidenziando come UniCredit continua a fornire il proprio supporto in termini di erogazione di credito al settore. I numeri sono lì a dimostrarlo. Nei primi due trimestri del 2023 abbiamo erogato oltre 500 milioni di euro di nuovi finanziamenti alle imprese, che fanno seguito agli 1,1 miliardi di euro del 2022. Ciò a riprova che il settore è dinamico e continua a investire, con particolare focus sulla digitalizzazione e sulla sostenibilità. Come banca stiamo contribuendo ad aiutare la transizione delle imprese verso la crescita sostenibile, promuovendo negli imprenditori e nella società una cultura ESG ed accompagnandoli nello sfruttare le opportunità che vengono offerte dal PNRR. Anche in questo caso i numeri sono incoraggianti in quanto oltre la metà delle imprese manifatturiere piemontesi applica i principi della sostenibilità all’interno della propria filiera”.
FOCUS SUL TEMA DEL RESHORING
Circa 1 impresa manifatturiera su 100 ha delocalizzato in parte o del tutto la produzione all’estero; tale pratica risulta più diffusa tra le industrie dei mezzi di trasporto e quelle tessili e dell’abbigliamento, e tra le imprese di grande dimensione.
Tra queste, circa 1 impresa su 2 ha scelto di riportare del tutto o in parte la produzione in Italia (33%) o lo farà in futuro (17%), quota in crescita rispetto al 2020, quando risultava pari al 35% (reshoring).
Poco meno di 2 imprese su 10 riporteranno, invece, in futuro, la produzione in un Paese vicino all’Italia (nearshoring).
Circa 10 imprese su 100 hanno delocalizzato all’estero l’approvvigionamento dei materiali; tra i settori, le industrie elettriche ed elettroniche e quelle dei mezzi di trasporto hanno manifestato la propensione più elevata, mentre il dettaglio per classe dimensionale rivela come questo tipo di comportamento sia stato adottato prevalentemente dalle medie e grandi imprese.
Tra le imprese che hanno delocalizzato l’approvvigionamento dei materiali, circa 4 su 10 hanno scelto di riportarlo o lo riporteranno in Italia (reshoring); 3 imprese su 10 hanno scelto, invece, di riportarlo o lo riporteranno in un Paese vicino all’Italia (nearshoring).
Nel 50% dei casi la rilocalizzazione della produzione e/o dell’approvvigionamento è avvenuta tra il 2020 e il 2022. Alla base di questa scelta vi sono, in primo luogo, il valore aggiunto del Made in Italy, l’incremento dei costi della logistica nei Paesi stranieri e il miglioramento dei tempi di consegna effettivi.
(in copertina foto di Noel Broda sul sito Unsplash)