28 Settembre 2023
09:43
Il ricordo di presidi e insegnanti di Matteo: “Un ragazzo generoso e gentile. La sua morte lacera dentro”
ALESSANDRIA – Alle 9 tutto l’Istituto “Volta” di Alessandria si è raccolto in un minuto di silenzio in ricordo di Matteo Benzi, ucciso ieri insieme alla madre Monica e alla nonna Carla dal padre Martino, che si è poi tolto la vita. Matteo voleva diventare un ingegnere elettronico ma la sua vita è stata spezzata a soli 17 anni da quel padre di cui voleva seguire le orme.
Di fronte a una tragedia così grande “non ci sono parole”, hanno sottolineato la preside dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “A. Volta”, Maria Elena Dealessi e alcuni insegnanti e docenti che negli anni hanno conosciuto Matteo. Per 8 anni il ragazzo aveva frequentato l’Istituto Comprensivo “Bovio Cavour” prima di passare all’Istituto Tecnico “A. Volta” dove frequentava la classe 4AE – elettrotecnica – automazione con ottimi risultati.
Matteo aveva una forte propensione per l’informatica e già nel biennio delle scuole superiori aveva saputo distinguersi per la passione per le reti, hanno ricordato gli insegnanti.
“Tutti i docenti lo ricordano come ragazzino buono, generoso e con tanta voglia di apprendere e la sua morte lascia un vuoto in tutti noi” ha sottolineato la prof.ssa Assunto IC “Bovio – Cavour”.
“Ora potrà volare ancora più in alto” ha aggiunto la preside dell’Istituto Tecnico Industriale Statale “A. Volta”, che questa mattina ha invitato i compagni di classe di Matteo a riflettere con profondità su quanto accaduto, affinché da questa immane tragedia provino a comprendere quanto è importante nella vita saper discernere il bene dal male: “Promettete sulla memoria di Matteo che nella vostra vita farete solo cose buone. Pregate, amate, piangete…ma fatelo insieme, perché solo con la forza dell’amicizia si possono affrontare e forse superare certi dolori”.
La comunità scolastica, attonita, piange la perdita di Matteo e lo ricorda con poche ma semplici parole dei suoi insegnanti: “Matteo era uno studente del quarto anno del corso di elettrotecnica ed elettronica, un ragazzo appassionato di circuiti e programmazione, con la lode in matematica, ma nello stesso tempo curioso della storia del passato e nello studio delle lingue straniere. Ma soprattutto sapeva cosa voleva diventare, l’ha detto a noi insegnanti dal primo giorno che l’abbiamo conosciuto: un ingegnere elettronico. Attento, sempre presente, educatissimo, riservato ed introverso, amico di tutti e rispettato da tutti. I suoi grandi occhi azzurri spalancati sul mondo rimarranno nei nostri cuori sempre”.
Il Prof. Salamano, docente di lettere della scuola Secondaria Cavour, lo ricorda con queste parole: “Avevo imparato a conoscere ed apprezzare non solo Matteo, studente intelligente, riservato e pieno di talento, ma la sua famiglia. Prima, professionalmente, durante i tre anni in cui ho incontrato i genitori di Matteo, sempre assieme, durante le udienze generali scolastiche, poi, successivamente, quando la salute di Monica era improvvisamente peggiorata, manifestando quella grave patologia contro cui, con determinazione, Monica, assieme al figlio ed al marito, aveva lottato. Ero amico di tutti loro, e la notizia di quanto è accaduto mi ha lasciato attonito, senza fiato, come, credo, abbia lasciato senza fiato tutti quelli che li conoscevano. L’orrore e la tragedia hanno fatto irruzione in quella famiglia, incarnandosi nel più improbabile degli scenari, la strage famigliare, là dove davvero vi era affetto, cura e interesse reciproco. Un atto terribile, disperato, inaspettato; un atto, credo, ma questa è solo la mia opinione, frutto di un crollo psichico, di un’angoscia covata in segreto, come una brace oscura. Avevo incontrato Matteo e suo padre quest’estate, in Cittadella, una domenica afosa. Avevamo parlato del più e del meno, dei compiti delle vacanze ancora da finire, della fatica quotidiana che la moglie, tornata a lavorare dopo una grave malattia, doveva affrontare. Ci eravamo sentiti non più tardi di quindici giorni fa, un cenno a problemi di salute della moglie, ai reni, legati forse alla terapia, e un saluto da parte di Matteo, impegnato nel disbrigo degli ultimi compiti. Nulla che potesse far trapelare un intento così incomprensibile Matteo era uno studente in gamba, un appassionato di computer, uno youtuber, e nei tre anni delle medie era cresciuto molto, e non solo fisicamente. Era un ragazzo dal cuore generoso e gentile, sensibile e riservato. Un ragazzo di cui i suoi genitori andavano fieri, per davvero. Per questo quanto è accaduto è ancora più doloroso, soffoca e lacera dentro”.