16 Ottobre 2023
05:58
“Il centro di Alessandria soffre perché legato a un’epoca sorpassata”
ALESSANDRIA – La notizia del prossimo intervento in piazza della Libertà, che prevede il rifacimento dell’anello pedonale grazie ai fondi previsti per il Duc, ha sollevato una discussione sugli interventi a beneficio di Alessandria. Fermo restando che i lavori in quell’area sono frutto di un contributo regionale per la riqualificazione della piazza, è tornato alla ribalta il tema delle “migliori” azioni di cui la città avrebbe bisogno dal punto di vista commerciale. La questione non è banale perché pone un tema più complessivo e, per il centro cittadino, contrappone un approccio frammentario a quello più strutturato e profondamente imprenditoriale di grandi gruppi, come gli outlet. Questo scarto così netto lo ha evidenziato in particolare Gian Luca Frigerio, architetto alessandrino, autore di diversi allestimenti alle Fiera di Milano, al Fuori Salone, e già docente a contratto di Interior Design e Fashion Design alla Facoltà di Design al Politecnico di Milano. Secondo Frigerio Alessandria manca di una visione complessiva che negli anni ha prodotto una situazione sempre più complicata. “I vecchi Pisu, come forse anche il Duc, erano e sono mal congeniati perché alla fine prevedono fondi che alla fine si limitano a essere concettualmente manutenzioni e basta“. In più, prosegue l’architetto alessandrino, “la città ha gravi lacune, è impensabile che certi palazzi siano fatiscenti o che anche solo piazza Garibaldi sia una accozzaglia di 5 colori diversi. Sebbene non ci sia alcun vincolo il buon gusto avrebbe dovuto imporre un’armonia che invece oggi non c’è. Pensate – continua – se le piazze delle grandi città fossero di decine di colori differenti”. Secondo l’architetto alessandrino le difficoltà commerciali del centro cittadino hanno tante motivazioni ma su tutte l’approccio poco imprenditoriale, individualista e non strutturato di molti soggetti. “Sono rimasti a concetti di un’epoca sorpassata e non è più possibile ragionare in questi termini. Oggi chi concepisce gli outlet o i grandi negozi sa che quando entrerai tu girerai a destra e non a sinistra, che nei primi metri non ti accorgerai di nulla e quindi è inutile esporre merce perché sarai distratto, c’è una conoscenza delle abitudini dei consumatori maniacale e tutto viene fatto in funzione di questi aspetti. Chi progetta i luoghi commerciali ha strategie incredibili mentre qui tutto è spesso lasciato al caso, all’improvvisazione“. Anche l’ostilità alla chiusura al traffico è secondo Frigerio ormai un falso problema perché “tutto il mondo sta andando in quella direzione e la questione parcheggi ormai è in gran parte una scusa“. La convinzione deriva dal fatto, per esempio, “che a Natale ci sono centinaia di persone che parcheggiano a 2 chilometri dall’Outlet di Serravalle, tanto per fare un nome, eppure non si spaventano, camminano fino ai negozi e poi percorrono quello che rappresenta un finto centro cittadino. Allora perché un alessandrino non dovrebbe parcheggiare in piazza Genova per raggiungere, e forse fare meno strada, corso Roma?“. Secondo l’architetto i commercianti devono cambiare mentalità e “formarsi, devono sapere come fare shopping experience, come fare eventi di recall, devono fare gli imprenditori. In altri luoghi non si temono gli outlet o i centri commerciali semplicemente perché c’è una grande operazione di branding che qui è sparita“. In Piemonte, aggiunge l’architetto, un esempio calzante arriva da Cuneo “il cui isolamento alla fine è stato la salvezza, perché la città ha mantenuto l’identità che invece Alessandria ha smarrito”. In tutto questo buon gioco ha fatto l’ormai incancrenita capacità di cancellare la memoria e i simboli, una situazione che appare anche dalle piccole cose “come quando in pieno centro, in un edifico del centro storico, per la ristrutturazione interna di una abitazione, qualcuno ha tagliato delle ringhiere di un palazzo di 100 anni fa per montare una carrucola“. “Non c’è rispetto del passato e neanche affezione per il luogo in cui si vive“. Per Frigerio tutto può cambiare, ma occorre un cambio di mentalità e non un approccio distruttivo come quello vissuto in questi decenni, un nuovo atteggiamento che deve partire da tutti.
Il centro storico e la resistenza alle Ztl
Cambiare mentalità