31 Ottobre 2023
09:35
Croci spezzate ad Alessandria. Il Vescovo: “Fatto increscioso e doloroso”
ALESSANDRIA – Saranno le indagini della Polizia a chiarire la natura delle gravi azioni commesse da chi si è introdotto nelle Chiese di Santo Stefano e San Giovannino ad Alessandria per spaccare i crocifissi. Tre le croci spezzate, quella dell’altare maggiore di Santo Stefano e due a San Giovannino, tra cui una molto antica. In entrambe le chiese la persona che ha agito è stata immortalata dalle telecamere e quelle immagini saranno certamente utili a capire se si tratti dello stesso soggetto e, si spera, a individuarlo e fermare così delle azioni che hanno creato sconcerto e indignazione.
Anche il Vescovo di Alessandria, Monsignor Guido Gallese, attende l’esito degli accertamenti della Polizia per far luce su una situazione “incresciosa e dolorosa”: “Il perché sia successo non lo sappiamo e semplicemente bisogna capire cosa è successo. Prima che si faccia luce sul fatto, non possiamo mettere il carro davanti ai buoi con ipotesi che possono essere molteplici. Ma rimane una cosa impropria, pericolosa”.
Per chi crede nel Signore Gesù, ha sottolineato il Vescovo, “è un atto pesante di violenza nei confronti di una rappresentazione di un cadavere appeso”. L’azione di chi ha spezzato i crocifissi, ha aggiunto Monsignor Gallese, spinge però anche porsi “domande sulla condizione psicologica di una persona che compie un gesto di questo genere”.
In questo momento il Vescovo di Alessandria è a Medjugorje: “Un luogo dove al cuore di tutto c’è la preghiera per la pace”. E pregare per la pace, per il Vescovo, è “una delle cose più importanti che possiamo fare tutti” in questo delicato e doloroso momento a livello internazionale. Pregare per la pace, ha spiegato Monsignor Gallese, significa anche “essere capaci di rapportarsi con il proprio vicino, parente o collega senza rabbia, odio o rancore”: “Certamente come Chiesa stiamo cercando di fare il possibile per ottenere una mediazione, per portare pace tra i popoli. Ma io invito caldamente i fedeli a pregare, a digiunare per la pace, a chiedere insistentemente al Signore. Perché la preghiera per la pace è forte. E poi invito a fare veri cammini di pace, i cammini interiori. Intendo dire che pregare per la pace significa anche essere capaci di rapportarsi con il proprio vicino, parente o collega in modo “pacifico”, cioè senza rabbia, odio o rancore. Chi non è capace di rapportarsi in modo pacifico, deve lavorarci. Se è coerente con questa preghiera deve dire: “Voglio vivere la pace nella mia vita”. Comprendendo bene che giudicare chi non fa pace è tanto facile, ma fare pace dentro di noi forse è molto meno facile. E la vera dimensione del lavoro per la pace la si capisce quando si impara a vivere la pace nella propria vita”.