Autore Redazione
lunedì
7 Dicembre 2015
01:34
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Cronaca - Alessandria

Sanzioni ai commercianti. Ica spiega: “nessun caso, solo l’applicazione di norme conosciute”

Sanzioni ai commercianti. Ica spiega: “nessun caso, solo l’applicazione di norme conosciute”

ALESSANDRIA – “Non c’è nessuna intenzione di tartassare i commercianti. Abbiamo semplicemente applicato delle norme, perlatro ben conosciute da tempo da chi fa questo mestiere“. Il funzionaro di Ica srl (società che si occua della riscossione dei tributi su incarico affidato dal Comune di Alessandria ndr), Bruno Delfino, ha spiegato che, nonostante la sollevazione di alcuni commercianti dopo la missiva recapitata nei negozi la settimana scorsa (si legga QUI), non ci sarebbe in realtà nessun caso. Diversi negozianti erano infatti insorti per una raccomandata in cui si chiedevano circa 90 euro in seguito a violazioni legate ai cartelloni su saldi e promozioni esposte durante i mesi estivi (sopra il mezzo metro quadro occorre pagare il tributo ndr).

Quando si dice che i commercianti non erano stati avvisati non si dice il vero – ha spiegato Delfino. Bisogna invece dire che le associazioni di categoria erano state invitate dall’amministrazione a una riunione in cui, a inizio luglio, abbiamo detto cosa avrebbe fatto Ica, compresi questi controlli oggetto del contendere. Noi, allora, avevamo dato tre settimane di tempo per adeguarsi, settimane poi diventate cinque perché i nostri controlli iniziarono un mese e mezzo dopo. Aggiungo anche che una delle associazioni mi chiamò alcuni giorni dopo la riunione per analizzare meglio la questione della pubblicità temporanea (relativa proprio ai cartelli di sconto e promozione ndr), di quella permanente e così via e grazie a quelle spiegazioni l’associazione, mi fu detto, inviò delle mail agli associati per informarli”.

Venendo al fatto specifico e quindi alle sanzioni recapitate venerdì scorso Ica, per bocca di Bruno Delfino, ha spiegato: “quello che noi abbiamo contestato non è solo relativo ai cartelli dei saldi o delle promozioni. Noi abbiamo compiuto un controllo complessivo sulla base di un contratto di appalto iniziato a luglio. Per legge siamo tenuti alla riscossione e al controllo della pubblicità. Perciò siamo obbligati a controllare se le pubblicità esposte nel territorio siano state dichiarate e pagate prima del nostro controllo. Se questo non avviene dobbiamo effettuare i vari controlli nel territorio e lo dobbiamo fare periodicamente. Nella maggior parte dei casi, dove era possibile farlo, siamo sempre entrati per spiegare cosa stavamo facendo, ci siamo presentati e abbiamo fatto la foto. Poi loro ci hanno chiesto se fossero in multa o meno. In quel caso però non potevamo dare spiegazioni perché non eravamo al corrente, in quel momento, se il dovuto fosse stato pagato o meno”.

Anche la protesta dei commercianti sulla modalità di irrogazione della sanzione e sulla differenza rispetto a quanto avvenuto con Gagliaudo, quando gli impiegati di Ica presentarono ai commercianti i bollettini, Delfino ha replicato: “questa è una contestazione non corretta. Per noi era impossibile procedere secondo le modalità di azione attuate in occasione di Gagliaudo, quando Ica presentò i bollettini per il pagamento di occupazione suolo pubblico perché – ha chiarito Delfino – in quella occasione Procom, all’ultimo momento, non diede la sua adesione alla riscossione nei confronti dei commercianti e il Comune, il giorno prima, ci chiese di verificare la situazione e di ottenere il pagamento della Cosap nel caso in cui i commercianti avessero esposto la merce. In quel frangente, è vero, lasciammo solo il bollettino”. Il modus operandi di Gagliaudo quindi “non poteva essere applicato anche per la tassa Icp. Quella di Gagliaudo infatti fu una situazione di emergenza. In quella manifestazione l’amministrazione ci avvertì il giorno prima. Peraltro era riferita non a una occupazione permanente, ma teporanea, di due giorni, che anni prima era stata fatta da chi aveva l’organizzazione materiale della manifestazione, che era Procom. I saldi invece durano due mesi e quindi lo scenario è completamente diverso oltre che, ribadisco, ben consciuto dai commercianti”.

Rispetto al fatto che questa modalità di azione prima non si fosse mai verificata o non fosse stata contestata per Bruno Delfino, “se vera, non può comunque essere una giustificazione. Giusta o non giusta, io non entro nel merito, questa imposta deve essere pagata. Perché ci sono coloro che la pagano, e non possono essere mortificati, e comunque deve essere pagata”.

Ica ha inoltre voluto sottolineare che la società non applica nessuna distinzione in ambito commeciale. Nessun accanimento quindi nei confronti del commercio tradizionale: “i controlli – ha puntualizzato Delfino – li abbiamo fatti anche nei grandi magazzini come in tutti gli altri posti. Non c’è nessun occhio di riguardo nei confronti di nessuno. Le violazioni in quel caso sono state minori perché si tratta di realtà molto precise. Le sanzioni comunque le prendono anche loro”.

Rispetto al dovuto invece le possibilità di ridurre la somma richiesta esiste: “l’omessa denuncia, come si vede dalla copia della raccomandata, è di circa 50 euro. In questo caso però l’utente ha diritto di ottenere una riduzione a un terzo del dovuto. Quindi su 50 euro si dovrà pagare circa 16 euro. Più tutto il resto e quindi alla fine dei 90 euro in calce alla raccomandata i commercianti dovranno pagare circa 30 euro”.

Anche 30 euro di questi tempi, ha concluso Delfino, possono essere una somma imporante ma il rappresentante di Ica ha voluto ribadire ancora una volta ccome la situazione oggetto delle polemiche fosse in realtà conosciuta: “un commerciante che lavora da anni in questo settore non può dire di non essere a conoscenza di questi tributi. E non è vero che negli altri anni non è stata chiesta. I controlli venivano fatti, probabilmente non erano capillari, ma la forma pubblicitaria temporanea veniva pagata così come venivano effettuati i controlli. Ho visto avvisi di accertamento emessi e controlli effettuati”.

Infine una chiarimento che mette in guardia anche per il futuro: “Ica non fa questo lavoro perché deve tartassare o fare cassa. Non è così. Noi dobbiamo rispettare normative vigenti e se non lo facciamo rispondiamo davanti al Comune di mancati incassi. Sappiamo in che condizioni si trovi il Comune. E’ sotto il controllo della Corte dei Conti e se un organo come quello dovesse verificare cosa fa l’appaltatore chiamato alla verifica delle questioni pubblicitarie, nel dubbio, a sua volta, effettuerà i suoi controlli sul lavoro di Ica. E a quel punto saremmo noi a dovenre rispondere. Perciò è fondamentale applicare la normativa. Nulla di strano e nulla al di fuori delle norme.”

Fabrizio Laddago
Foto di copertina di Walter Zollino.

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