Cronaca - Alessandria

I 100 anni di Don Guido, pastore di una chiesa vicina alla gente: “Chiedo a Dio di conservare la fede”

ALESSANDRIA – “Un giorno come gli altri, non lo sento come un avvenimento particolare. Che regalo chiedo a Dio? Di conservare la fede”. Il sorriso e l’umiltà che lo hanno sempre contraddistinto in una vita lunga un secolo rappresentano il segreto della sua longevità. Il 27 gennaio Monsignor Guido Ottria compirà 100 anni: “Ma non ci sarà alcuna festa” si è subito schermito il pastore della Comunità San Paolo di Alessandria ai nostri microfoni “dirò Messa come ogni sabato e domenica, alle 18.30″

Su Radio Gold Don Guido, oggi affiancato da Don Vittorio Gatti, ha fatto poi un tuffo nel passato, ricordando la nascita della Comunità al quartiere Europa di Alessandria, durante il cammino pastorale di Monsignor Giuseppe Almici, la figura religiosa che più lo ha ispirato e della quale fu segretario: “Era un uomo pieno di iniziativa e coraggio” ha ricordato il sacerdote “insieme a Don Mario Martinengo, Don Maurilio Guasco, Don Giorgio Guala e Don Gian Piero Armano volevano formare una comunità ispirata a San Paolo, nel segno della totale gratuità e senza pesare sulla gente. Volevamo attuare i principi del Concilio Vaticano II: offrire alla gente una Chiesa vicino a loro. Tutti noi lavoravamo, non eravamo solo sacerdoti: io, ad esempio, ero professore di religione. Eravamo in cinque e poi decidemmo di adottare anche tre ragazzi senza famiglia, che vivevano in un collegio”. 

Nei primi tempi, verso la fine degli anni ’60, i fedeli della Comunità San Paolo si ritrovavano in uno scantinato: “Affittammo la casa del pittore Arturo Figini. Noi vivevamo lì e aprimmo questa grande sala sotterranea. Ricordo il primo Natale: eravamo stipati come acciughe”. La crescita del Quartiere Europa, stimolata dalle scuole Rodari e Angelo Custode, comportò l’esigenza di ampliare gli spazi: “L’attuale chiesa venne costruita da soli tre muratori, Cibin, Guzzon ed Ermanno ha ricordato Don Guido”fu una impresa bellissima. Mentre c’era la novena di Natale, ad esempio, noi dicevamo le preghiere e i muratori martellavano per fare le panche”. 

“Allora le messe erano sempre affollatissime: prima c’era quella delle 9.30 con Don Maurilio, poi io alle 11 con tantissimi bambini e alle 12 Don Giorgio e Don Gian Piero coi ragazzi. Oggi, purtroppo, i giovani sono meno attratti. Il nostro linguaggio deve essere innovato profondamente, non basta il nuovo Messale. Come invertire la rotta? Questo è il grande tema. Di recente Papa Francesco ha invitato i giovani a dialogare con Gesù, la comunione con lui è il vero cuore della Fede”. 

Nella lunga chiacchierata ricca di nomi e aneddoti, infine, Don Guido ha anche voluto ringraziare chi lo ha aiutato a tagliare questo importante traguardo: “Il dottor Luca Perrero (direttore della Medicina Fisica, Riabilitazione e Neuroriabilitazione del centro “Borsalino”, ndr). Si è preso cura di me, è un medico molto bravo e, soprattutto, un amico”. 

Condividi