Cronaca - Alessandria - Provincia Alessandria

Alessandria terza provincia in Piemonte per bar e ristoranti ma a 5 anni dall’apertura molti non “sopravvivono”

PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Alessandria è la terza provincia del Piemonte per numero di bar e ristoranti. A cinque anni dall’apertura, però, solo il 64% delle attività di ristorazione “sopravvive”.

I dati raccolti dalla Fipe, Federazione italiana pubblici esercizi, e illustrati lunedì insieme a Confcommercio Alessandria, evidenziano l’importanza di un settore che nel 2022 ha dato lavoro a più di 4 mila persone nel nostro territorio ma mettono in luce anche i pesanti strascichi dei due anni di pandemia e della successiva crisi energetica che ha fatto schizzare prezzi di bollette e materie prime.

I 2114 bar e ristoranti contati nel 2023 in provincia piazzano l’offerta dell’Alessandrino dietro solo a quella della provincia di Cuneo, seconda con 2.987 attività, e alla capolista Torino, che con un totale di 12.210 bar e ristoranti copre il 53% dei servizi di ristorazione della regione, in tutto 23.038 nel 2023.

Anche in provincia di Alessandria, come nel resto della regione, il turn over imprenditoriale nei servizi di ristorazione ha fatto registrare un saldo negativo tra imprese iscritte e quelle cessate. Nel 2023, infatti, nell’Alessandrino sono nate 18 attività ma 31 hanno abbassato definitivamente la saracinesca. Le 13 imprese perse nella nostra provincia vanno sommate alle oltre 200 cessate lo scorso anno in tutto il Piemonte, che ha chiuso così il 2023 con un saldo negativo di 221 attività (195 le nuove iscrizioni e 416 le cessazioni).

Per le attività di ristorazione non è stato facile affrontare gli ultimi anni, ha sottolineato a RadioGold Roberto Calugi, Direttore generale di Fipe – Confcommercio. Nel 2023 si sono finalmente registrati alcuni dati positivi, tra cui l’aumento dei consumi e del conseguente fatturato delle imprese di ristorazione, risaliti anche rispetto ai dati del 2019, l’ultimo anno prima delle chiusure forzate legate alla pandemia. Quello della ristorazione resta però uno dei mestieri “più difficili“, ha ricordato il Direttore nazionale Fipe. In tutto il Piemonte circa la metà delle attività di ristorazione che aveva aperto nel 2018 ha chiuso a distanza di 5 anni.

Oggi non è più possibile “improvvisarsi in questo settore”. Chi apre un bar, una gelateria o un ristorante non può stare solo dietro al bancone,  dietro alla macchina del caffè o rimanere chiuso in cucina: “Bisogna avere rapporti con i clienti, con i fornitori, con le banche e le istituzioni locali” e per Roberto Calugi è fondamentale garantire un  percorso che rafforzi o completi le capacità di chi gestisce le varie attività e che oggi fatica sempre più anche a trovare personale.

La ristorazione è  “l’ultimo miglio di distribuzione” di prodotti e piatti della tradizione e soprattutto in un territorio ricco di eccellenze come quello Alessandrino bisogna prestare “maggiore attenzione” per non interrompere una catena di valorizzazione utile anche a richiamare turisti.

I dati elaborati e illustrati da Fipe e Confcommercio ad Alessandria non vogliono essere spunto per una “protesta” ma per “proposte” utili a sostenere il settore, ha concluso Roberto Calugi: “Bisogna lavorare sulle competenze di chi apre e gestisce attività del settore ma anche su tematiche come quelle dell’occupazione di suolo pubblico o su presidi per aumentare la sicurezza, in particolare nei mesi estivi ma credo che ci sia un interesse comune a sostenere le attività di ristorazione perché una insegna che si spegne non è solo una attività che chiude ma anche una via o piazza più buia e meno bella”.

 

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