7 Febbraio 2024
05:26
Pfas, Greenpeace: “In provincia di Alessandria rilevate sostanze inquinanti in cinque Comuni lungo lo Scrivia”
PIEMONTE – “In Piemonte 125 mila persone potrebbero aver bevuto acqua potabile contaminata da una sostanza cancerogena”. Lo sostiene Greenpeace Italia nel report diramato questo martedì e basato sui dati ufficiali degli enti pubblici piemontesi ottenuti dall’organizzazione ambientalista tramite istanze di accesso agli atti. “La contaminazione da PFAS nelle acque potabili del Piemonte interessa l’area della provincia di Alessandria, in cui questo tipo di inquinamento è noto già da tempo e anche altre zone della città metropolitana di Torino, con oltre 70 comuni coinvolti, incluso il capoluogo”. Nella foto in alto una fontana pubblica in un parco giochi di Guazzora: come ha riferito Greenpeace “nel campione è stata registrata la presenza del cancerogeno PFOA in quantità pari a 70 nanogrammi per litro”.
“In Piemonte ha sede l’unica produzione ancora attiva di questi composti in Italia, il polo chimico di Solvay Specialty Polymers a Spinetta Marengo, nel Comune di Alessandria. Si tratta di uno stabilimento che, secondo lo studio Perforce del 2007, coordinato dall’Università di Stoccolma, già allora era ritenuto la principale fonte di PFOA nel bacino del Po. L’azienda rilascia da decenni nell’ambiente ingenti quantità di sostanze pericolose, non solo attraverso le acque reflue, ma, come rivelano dati recenti di ARPA Piemonte, anche in atmosfera” ha rimarcato l’organizzazione ambientalista.
“Nulla è più importante della salute e della sicurezza dei nostri colleghi e delle nostre comunità locali” aveva precisato la stessa Solvay due mesi fa, il giorno dopo la messa in onda di un servizio della trasmissione Le Iene. “Siamo fermamente impegnati per un futuro più sostenibile e l’eliminazione graduale dei fluorotensioattivi nella nostra produzione ne è un’ulteriore prova” aveva rimarcato la multinazionale “Solvay si è impegnata a eliminare volontariamente l’uso dei fluorotensioattivi globalmente entro il 2026 e continua a introdurre tecnologie all’avanguardia con l’obiettivo di eliminare le emissioni di tali sostanze dalla sua produzione. Oggi siamo in grado di garantire una rimozione del 99,95 % delle emissioni di fluorotensioattivi”.
Qui la mappa coi dati raccolti da Greenpeace relativi al Piemonte.
“Dei 671 campioni di acqua a uso potabile di cui gli enti locali piemontesi hanno condiviso i dati con Greenpeace Italia – analizzati tra il 2019 e il 2023 – nel 51% è stata riscontrata la presenza di Pfas, con le maggiori positività riscontrate nella provincia di Alessandria. In questa area cinque Comuni, ubicati lungo il fiume Scrivia, hanno evidenziato la presenza degli inquinanti in tutti i prelievi effettuati in questi anni: Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Molino dei Torti, Guazzora e Tortona. Infatti, nei 24 campioni raccolti in queste località” ha sottolineato Greenpeace “è sempre stato trovato il PFOA, il PFAS noto per essere cancerogeno, in concentrazioni variabili e comprese tra 19 e 190 nanogrammi per litro. Sempre nell’alessandrino le concentrazioni maggiori sono state rilevate a Montecastello nel maggio del 2020, con 470 nanogrammi per litro per la somma di PFAS. In questo comune il sindaco, dopo aver ricevuto un’allerta sia da Arpa Alessandria che dal gestore idrico Amag, è intervenuto chiudendo il pozzo contaminato e tutelando così la salute pubblica. Non risulta che nei Comuni di Alzano Scrivia, Castelnuovo Scrivia, Molino dei Torti, Guazzora e Tortona, dove pure sono stati rilevati elevati valori di contaminazione da PFAS, siano stati assunti provvedimenti per fermare l’erogazione di acqua contaminata e tutelare così la salute pubblica”.
“La zona di Alessandria è la sola quindi che gli enti regionali ritengono degna di essere monitorata già a partire dal 2020” ha riferito Greenpeace “dai dati consegnati emerge come ad
agosto e ottobre 2020 siano stati effettuati i primi campionamenti nelle acque potabili di 17 Comuni lungo il fiume Scrivia. Le prime campagne analitiche evidenziarono l’inquinamento in alcuni punti di prelievo. A partire dal 2021 negli stessi comuni vennero raccolti mensilmente campioni di acqua potabile, rilevando la presenza prevalentemente del solo PFOA sia nei pozzi utilizzati per le acque potabili sia nelle fontane pubbliche in alcuni comuni. A Castelnuovo Scrivia e Alzano Scrivia, che distano tra loro pochi chilometri, vennero misurati picchi elevati di inquinamento: fino a 190 nanogrammi per litro di PFOA, valore vicino a quello ritrovato anche nel campione analizzato da Greenpeace Italia nel luglio 2023. Si tratta di una concentrazione che è di gran lunga superiore al valore limite che entrerà in vigore nel 2026 in Italia e che risulta quattro volte superiore ai limiti vigenti in Veneto, pari a 40 nanogrammi per litro. Con le istanze di accesso agli atti Greenpeace Italia ha inoltre chiesto di prendere visione di eventuali comunicazioni intercorse tra gli enti riguardanti gli interventi da mettere in atto per tutelare la popolazione esposta. Questa esplicita richiesta non ha ricevuto alcuna risposta, dal momento che all’organizzazione ambientalista non è stato consegnato nessun documento”.
“L’unica eccezione riguarda il Comune di Montecastello“ ha aggiunto Greenpeace “i dati raccolti nell’estate del 2020 da ARPA Alessandria hanno permesso degli interventi a tutela della comunità residente nel comune a una decina di chilometri di distanza dal sito chimico di Solvay. Diversi campionamenti eseguiti dall’ente avevano evidenziato valori di PFAS oltre i 500 nanogrammi per litro nei pozzi utilizzati per il prelievo dell’acqua potabile. Per tale ragione il sindaco, dopo riunioni e pareri sia di ARPA che dell’ASL di Alessandria, con un’ordinanza ha imposto la chiusura del pozzo contaminato nel 2020. Per Alzano Scrivia e Castelnuovo invece, dove a partire dal 2020 si rilevano concentrazioni più basse ma pur sempre elevate di PFOAe, in alcuni casi, dello stesso ordine di grandezza rilevato a Montecastello (in quantità che, ad esempio, in Veneto non sono ritenute sicure per la salute umana), i sindaci non hanno emesso nessuna ordinanza. Ad oggi nessun pozzo risulta chiuso. Malgrado Greenpeace Italia abbia chiesto anche in questo caso di visionare un’eventuale corrispondenza prodotta tra chi esegue le analisi, ARPA Alessandria, e chi gestisce il dato (ASL), non è stata consegnata nessuna documentazione ufficiale. I dati degli esiti analitici consegnati dall’ASL di Alessandria a Greenpeace Italia per i quattro comuni sul fiume Scrivia (Alzano Scrivia, Guazzora, Isola Sant’Antonio e Molino dei Torti) sono peraltro corredati da una nota che spiega come “dal 7 agosto 2023 la rete idrica è stata posta sotto alimentazione proveniente dalla galleria filtrante di Tortona” un Comune in cui, seppur con valori inferiori, i PFAS (e nello specifico il PFOA) vengono abitualmente rinvenuti. Sembra una coincidenza incredibile” spiega Greenpeace “che il cambio di fonte di approvvigionamento sia stato messo in atto solo 9 giorni dopo la richiesta di Greenpeace Italia di prendere visione delle indagini effettuate sulle acque potabili. Perché la ASL è intervenuta così tardi e con tempi differenti rispetto a Montecastello visto che la contaminazione, anche nei comuni dello Scrivia, era nota da almeno tre anni? Inoltre per quale ragione si continua a non intervenire a Castelnuovo Scrivia, comune le cui acque potabili presentavano, lo scorso aprile 2023, una contaminazione pari a 60 nanogrammi per litro di PFOA? Oltre ai dati inviati dalle istituzioni pubbliche piemontesi, solo nove gestori su 29 hanno consegnato i risultati delle analisi relative alla presenza o assenza di PFAS nelle acque potabili. Per alcuni punti, come Guazzora e Castelnuovo Scrivia, Greenpeace Italia ha ricevuto i rapporti di prova dal gestore Gestione Acque S.p.A.. Si tratta di dati spesso illeggibili, perché scritti a mano, i cui esiti non sono sovrapponibili ai valori registrati da ASL Alessandria e Greenpeace Italia essendo risultati tutti sotto il limite di rilevabilità dello strumento”.
Greenpeace ha quindi definito gli interventi delle autorità “tardivi e avviati solo dopo la nostra richiesta dei dati” rispetto ai Comuni di Alzano Scrivia, Guazzora, Isola Sant’Antonio e Molino dei Torti o “tuttora assenti” rispetto a Castelnuovo Scrivia.
«Per anni si è ritenuto che la contaminazione da PFAS in Italia interessasse solo il Veneto o la zona dell’alessandrino in Piemonte, aree che hanno ospitato od ospitano tuttora stabilimenti industriali dedicati alla produzione di queste pericolose molecole. Purtroppo, però, l’inquinamento da PFAS è molto più esteso. Già nei mesi scorsi abbiamo dimostrato come il problema riguardi anche molte aree della Lombardia. Oggi siamo costretti a denunciare che anche in Piemonte ci sono altre zone in cui il problema è rilevante e interessa decine di migliaia di persone», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia “Chiediamo alle istituzioni locali un’operazione di trasparenza per mettere al corrente la cittadinanza di tutti i dati in proprio possesso sulla contaminazione da PFAS e, parallelamente, di intervenire con urgenza sulle fonti inquinanti. Viste le numerose evidenze scientifiche sulla pericolosità per la salute umana di queste sostanze anche a basse concentrazioni, chiediamo al governo, ai ministeri e al parlamento un bando dell’uso e della produzione dei PFAS. Abbiamo tutte e tutti diritto di bere acqua pulita e priva di PFAS. È compito delle istituzioni fare in modo che ciò accada», conclude Ungherese.