25 Marzo 2024
12:31
Grano, in provincia semine in calo del 20%, Cia: “Servono un prezzo minimo e maggior protezione dall’Europa”
PROVINCIA DI ALESSANDRIA – Crollo del prezzo del grano e aumento dei costi dell’energia. Questi sono i due fattori che allarmano la Confederazione Italiana Agricoltori della provincia di Alessandria, il territorio leader in Italia per la produzione di grano tenero insieme alla provincia di Ferrara. Dopo le cinque settimane di protesta del 2023 con la decisione di non quotare il prezzo del grano tenero alla Commissione Prezzi della Borsa Merci della Camera di Commercio, ora gli esponenti della Cia temono un’altra annata complicata.
“In provincia” ha sottolineato il direttore provinciale Cia Paolo Viarenghi “abbiamo registrato un calo del 20% della semina di grano e siamo reduci da due anni di siccità”. Ad oggi, hanno rimarcato i vertici della Cia, il prezzo del grano si attesterebbe intorno ai 21 euro al quintale. Roberto Gavio, un cerealicoltore tra Oviglio e Castelnuovo Scrivia, ha invocato “un miglior controllo dell’importazione” e la garanzia di un prezzo minimo intorno ai 27 euro al quintale, alla luce dei tanti costi diretti e indiretti che gli imprenditori devono affrontare. “Per non parlare della speculazione, con prezzi per i consumatori che arrivano fino ai 4/5 euro al chilo mentre il prezzo pagato a noi produttori arriva ad appena 25 centesimi”.
A livello internazionale preoccupano le possibili ritorsioni che la Russia potrebbe esercitare sul mercato europeo, alla luce dei dazi previsti sui prodotti in arrivo dal paese dell’Est. Ad oggi, come ha sottolineato il presidente nazionale Cia Cristiano Fini, l’export verso la Russia ammonta a 8 miliardi di euro, con 2 miliardi di importazioni. “Rispetto all’Ucraina abbiamo anche invocato una clausola di salvaguardia per l’importazione del grano” ha aggiunto il presidente Fini “questo imporrebbe un tetto all’importazione”.
Questo martedì, inoltre, si riunirà il Consiglio “Agricoltura e pesca” dell’Unione Europea, alla presenza dei ministri del settore di tutti i Paesi membri. Secondo Cia Alessandria, il blocco delle importazioni del grano ucraino e il passaggio dei cereali dalla Russia attraverso la Turchia mettono in grave crisi il mercato cerealicolo italiano. Il prezzo di contrattazione è di 8-10 euro/quintale, sensibilmente al di sotto del prezzo corrisposto agli agricoltori italiani (30 euro/quintale), che già sostengono costi di produzioni altissimi e margini di guadagno pressoché inesistenti.
“Siamo invasi dal grano russo, è un colpo grave alla nostra agricoltura” ha aggiunto Viarenghi “inoltre le regole di produzione tra i Paesi sono differenti e all’estero è previsto l’utilizzo di sostanze in Italia e in Europa bandite da anni. L’unica via di uscita è la creazione di una filiera italiana garantita che preveda un prezzo minimo e anche un reddito minimo garantito… considerate anche le etichette dell’industria che vantano il Made in Italy sui prodotti venduti!». Secondo il presidente regionale Cia Gabriele Carenini “il grano italiano si può salvare solo puntando sulla qualità e noi siamo pronti, come abbiamo sempre fatto ma occorre una redistribuzione oggettiva della catena del valore”.
Nel frattempo è stata ufficializzata l’attivazione dal prossimo 1^ luglio di “Granaio Italia”, il Registro telematico sulle giacenze dei cereali, invocato dalla stessa Cia. Ora la Confederazione chiede uno strumento di certificazione dei costi di produzione per definire, in modo chiaro, anche i termini di contrattazione. “Granaio Italia è uno strumento importante per avere il tracciamento della produzione reale e dello stoccaggio, sarà utile per la pianificazione delle colture e per gli imprenditori stessi. I costi di produzione continuano ad essere alti e il prezzo rilevato ha raggiunto una situazione insostenibile. Siamo tra i 19 e 20 euro al quintale” ha precisato il direttore provinciale Cia Viarenghi.