22 Dicembre 2015
23:00
Intervento d’avanguardia nella Cardiochirurgia dell’Ospedale di Alessandria
ALESSANDRIA – Le equipe multidisciplinari di Cardiochirurgia, Cardiologia e Anestesia dell’Azienda Ospedaliera di Alessandria nelle scorse settimane hanno portato a termine con successo una doppia sostituzione valvolare, aortica e mitralica, utilizzando una tecnica chirurgica mini-invasiva, detta “Tavi”. L’operazione, effettuata su una paziente di 78 anni è “perfettamente riuscita” hanno comunicato dall’Azienda Ospedaliera Santi Antonio e Biagio e Cesare Arrigo e la signora già dallo scorso 26 novembre è potuta tornare a casa. L’intervento era particolarmente complesso per l’età della paziente e i suoi precedenti clinici. Viste le critiche condizioni della paziente i medici avevano dovuto escludere un intervento a cuore aperto così come la normale procedura Tavi, cioè un impianto di nuove valvole all’interno di quelle già presenti, con trauma chirurgico ridotto al minimo. Le tre equipe dell’Ospedale di Alessandria hanno quindi messo a punto una strategia “ibrida” che ha permesso di salvare la paziente. “L’Heart Team” era in particolare composto dall’equipe di Cardiochirurgia, diretta dal dott. Domenico Mercogliano e formata dai dottori Andrea Audo e Corrado Cavozza; quella di Cardiologia, diretta dal dott. Gianfranco Pistis e formata dai dottori Giorgio Ballestrero, Maurizio Reale e Annamaria Costante; quella di Anestesia, diretta dalla dottoressa Ermelinda Martuscelli con la dottoressa Astrid Cardinale.
“Abbiamo riunito l’Heart Team – ha spiegato il dottor Mercogliano – costituito da cardiologi, cardiochirurghi, anestesisti, ed abbiamo deciso di adottare una strategia ibrida: inserire due nuove valvole nel cuore della paziente secondo la tecnica “TAVI” attraverso la punta del ventricolo sinistro, mediante una piccola (4 – 5 cm.) incisione laterale sul torace, assistendo il cuore mediante la macchina per la circolazione extracorporea, collegata all’arteria ed alla vena femorali. Siamo ora particolarmente soddisfatti del risultato, soprattutto alla luce della difficoltà di partenza, ma quello che ci rende più orgogliosi è la buona condizione della nostra paziente”.