4 Aprile 2024
19:44
Deposito nazionale rifiuti radioattivi, Legambiente: “Serve un processo scientifico, trasparente e partecipato”
ITALIA – In una nota congiunta Legambiente nazionale, regionale e le sezioni Verdeblu Casale Monferrato, del Vercellese e della Valsesia, dell’Ovadese e della Val Lemme hanno invocato “un processo scientifico, trasparente e partecipato” per la scelta della collocazione del nuovo deposito di scorie nucleari.
“Dopo il ritiro della surreale autocandidatura da parte del Sindaco di Trino è necessario riportare il percorso sui binari individuati dal Dlgs 31/2010. Il deposito serve, è sempre più urgente e si è perso già troppo tempo: va realizzato completando la proposta di CNAI, continuando il percorso scientifico, trasparente e partecipato avviato in precedenza con la CNAPI, che aveva visto la partecipazione di cittadini, enti locali e associazioni (fra le quali Legambiente) che avevano inviato osservazioni e partecipato agli incontri organizzati territorialmente dalla Sogin. Dobbiamo assolutamente evitare di ripetere gli errori del passato, come accaduto venti anni fa a Scanzano Ionico in Basilicata, dove la scelta è caduta dall’alto ed era basata su logiche politiche, invece che essere frutto di una seria e attenta analisi tecnico scientifica e di un’adeguata condivisione territoriale.
Oggi la nostra Regione ospita in siti non idonei e pericolosi notevole parte dei materiali radioattivi nazionali. Per quanto riguarda i rifiuti radioattivi già oggi considerati tali, in Piemonte ci sono 5.923 metri cubi di rifiuti radioattivi, il 19% di tutti quelli presenti in Italia, con un’attività radioattiva complessiva di 1.977.410 GBq (Giga Becquerel) pari al 72,5% di quella complessiva dei rifiuti stoccati in Italia. Per quanto riguarda invece il totale dei materiali radioattivi (rifiuti, sorgenti, combustibile irraggiato, strutture contaminate e attivate), su un totale in Italia di circa 39 milioni di GBq in Piemonte ne sono presenti circa 29 milioni di GBq, dei quali ben 26 milioni di GBq sono costituiti dagli elementi di combustibile irraggiati della centrale del Garigliano di Sessa Aurunca (CE), che sono stati collocati quarant’anni fa nel Deposito Avogadro di Saluggia, di proprietà della FIAT.
È urgente e improcrastinabile trovare una nuova sede nazionale individuando la collocazione che presenti meno controindicazioni fra quelle contenute nella proposta di CNAI, anche se la scelta dovesse ricadere su una delle cinque località piemontesi, procedendo nel segno del percorso scientifico, trasparente e partecipato e fatti salvi gli accertamenti scientifici necessari e le successive procedure di VAS e di VIA prescritte dalle norme vigenti. Gli attuali depositi non sono in grado di garantire la sicurezza e la salute della cittadinanza in caso di incidenti. È giunto il momento di risolvere questa situazione che si trascina da troppi anni.
Per individuare un sito in Italia dove questo deposito possa comportare i minori rischi possibili, il decreto legislativo 31 del 2010 prevede una procedura di selezione sulla base di criteri di esclusione fissati dalle Autorità di controllo nazionali ed internazionali, e sulla base di questa normativa Sogin ha definito, attraverso la stesura della CNAPI, 67 aree ritenute “potenzialmente idonee” sulle quali erano state presentate le osservazioni di Legambiente, dei cittadini e dei vari enti locali nel corso di un lungo, seppur tortuoso, percorso partecipativo. Al termine di questa fase di ascolto e di osservazioni, è stata definita quindi la proposta di CNAI, in cui sono rimaste 51 aree ritenute idonee per ospitare il deposito unico nazionale”.