Autore Redazione
martedì
21 Maggio 2024
05:51
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Cronaca - Alessandria

Asl sulla sicurezza dell’acqua di Alessandria: “Tracce Pfas appena quantificabili e c’è ulteriore diluizione”

Asl sulla sicurezza dell’acqua di Alessandria: “Tracce Pfas appena quantificabili e c’è ulteriore diluizione”

ALESSANDRIA – Ai microfoni di Radio Gold il direttore del Servizio igiene alimentare e nutrizione dell’Asl di Alessandria, Paolo Merlo, ha risposto alle richieste di chiarimento in merito al ritrovamento di tracce di Pfas in alcuni pozzi di acqua potabile del territorio alessandrino. L’Azienda Sanitaria Locale del nostro territorio aveva già rassicurato sulla potabilità delle acque ma il dottor Merlo è entrato ancor più nel dettaglio. 

Cosa intende quando si parla di valori “non preoccupanti” di questi pfas ritrovati?

“Mi permetto di contestualizzare l’affermazione: il problema dell’inquinamento da PFAS è un problema, considerato in generale, rilevante, ma va considerato sotto diversi aspetti. Se i PFAS non fossero un problema non sarebbero stati oggetto dell’evoluzione sempre più restrittiva della regolamentazione in materia e che agisce sui diversi livelli interessati dal problema. Questa evoluzione è tuttora in corso a livello non solo europeo ma in senso più ampio, internazionale. Entrando nel caso specifico dei campionamenti effettuati sui pozzi che alimentano la rete idrica alessandrina, sono state rilevate solo tracce e rilevazioni appena quantificabili nei pozzi superficiali. Su 10 campioni sono state effettuate oltre 250 determinazioni analitiche (analisi per la ricerca di specifiche sostanze) e solo in 5 casi sono state rilevate sostanze PFAS: in 4 casi al livello minimo di quantificazione cioè al limite al di sotto del quale la concentrazione della sostanza non può neanche essere determinata ai fini della valutazione della qualità dell’acqua potabile, e in un caso a una concentrazione corrispondente alla metà del limite contemplato dalla legge. Inoltre bisogna considerare che l’acqua distribuita in rete, quella che esce dal rubinetto, proviene complessivamente da oltre 30 pozzi e subisce pertanto un ulteriore livello di diluizione”.

Era la prima volta che queste analisi venivano fatte? Se è così perché non sono state fatte prima? Ne sono previste altre, magari anche nelle falde non superficiali?

“Per quanto riguarda la rete idrica di Alessandria, la ricerca dei PFAS è effettuata da Asl Al per la prima volta, per quanto il gestore della rete avesse già effettuato controlli in passato. Bisogna tenere conto del fatto che la rete idrica di Alessandria è separata fisicamente da quella di Spinetta (non ci sono tubi che collegano le reti), che è inoltre naturalmente separata dal fiume Bormida che costituisce una barriera naturale e che i pozzi cittadini sono a monte del flusso di falda. L’attuale fase di monitoraggio delle acque potabili nell’intero territorio della provincia è iniziata dal 2019, a seguito della segnalazione di ARPA della presenza di PFAS nelle acque superficiali e profonde. Dal 2024 le attività di monitoraggio sono estese ulteriormente. Si precisa che la analisi di controllo sulle falde (ovvero le acque sotterranee, più o meno profonde) sono di competenza di ARPA e che è attivo anche il biomonitoraggio integrato in collaborazione con il CNR che analizza anche le acque superficiali”.

Perché non è possibile conoscere l’ubicazione dei pozzi dove sono state trovate tracce di pfas (poi comunque divulgata qualche giorno fa da Amag: pozzo nuovo via dei Preti, pozzo Aulara 4 e pozzo Palermo, ndr)?

“Non è possibile conoscere l’ubicazione dei pozzi in generale. Il riserbo su tali informazioni specifiche è dovuto a una scelta del legislatore sia comunitario [art. 8 della Direttiva (UE) 2020/2184], che nazionale, art. 7 del D lgs 18/2023: “poichè tali dati sono potenzialmente sensibili, in particolare in termini di salute pubblica e sicurezza pubblica, le Autorità ambientali delle regioni e province autonome provvedono affinchè tali dati siano protetti e comunicati esclusivamente alle autorita’ competenti e ai gestori idro-potabili;” Per questo motivo le pubbliche amministrazioni sono tenute all’osservanza di tale riserbo sul dato. Ma, se ci pensate, è naturale: l’acqua è una risorsa preziosa ed è logico che vengano protetti i dati relativi ai sistemi di approvvigionamento idrico affinché siano protetti da ogni tipo di minaccia. Comunque la riservatezza sull’ubicazione dei pozzi vale per il pubblico, non certo per i sindaci e gli amministratori che in funzione del loro mandato possono garantire i cittadini. Il gestore della rete tra l’altro è un’azienda di proprietà del Comune quindi il Comune ha pieno accesso a questi dati”.

Su cosa si basano i limiti di quantificazione delle sostanze PFAS?

“In merito alla questione dei limiti di quantificazione: ASL AL non sceglie arbitrariamente i limiti di quantificazione, ma applica quelli previsti dalla legge (sempre D lgs 18/2023 e Direttiva UE 2020/2184). Il limite di quantificazione, definito LOQ, è il limite da cui è possibile iniziare a determinare la concentrazione della sostanza. Questo LOQ non va confuso con il limite dei valori massimi di concentrazione previsti dalla legge e lo potremmo definire come il fondo scala delle analisi di laboratorio, e, come detto sopra, anche questo limite è normato per legge, non scelto arbitrariamente. I laboratori ARPA che effettuano le analisi dei campionamenti effettuati da ASL AL hanno un limite di quantificazione per i PFAS storici, quelli che sono nell’ambiente da più tempo, di 0,01 microgrammo litro (ovvero 0,000.000.010 parti per litro, 10 millesimi di microgrammo) e di 0,04 microgrammo litro (ovvero 0,000.000.040 parti per litro, 40 millesimi di microgrammo) per i PFAS più recenti (tipo C6o4). Attualmente quindi le analisi vengono condotte nel rispetto di quando indicato dalla normativa. L’opportunità di aumentare ulteriormente il livello di quantificazione (andando quindi a cercare le sostanze PFAS ad una scala di sensibilità ancora più bassa) potrà essere una delle valutazioni da sottoporre all’Istituto Superiore di Sanità quando il suo coinvolgimento sarà definito. ASL AL ha contattato l’ISS con l’intenzione di ottenere indicazioni in merito alla definizione del livello di contaminazione dell’area”.

Asl ha monitorato anche i pozzi all’interno e all’esterno del Polo Chimico? Cosa è emerso?

“Il ruolo del Servizio igiene alimentare e nutrizione dell’ASL AL è quello di controllare la qualità dell’acqua potabile distribuita in rete dal gestore della rete idrica. I pozzi del polo chimico ovviamente non alimentano la rete idrica e il monitoraggio sui quei pozzi sono eseguiti da Arpa Piemonte”.

Rispetto alle concentrazioni anomale di c6o4 rilevate nelle falde superficiali nella zona del polo chimico Asl come ha agito e quali sono stati i risultati? Il sindaco Abonante ha sottolineato che secondo Asl e Regione ad oggi non ci sono i presupposti per adottare provvedimenti di tutela della salute pubblica. Le analisi proseguiranno?

“Campionamento e analisi sono stati effettuati da ARPA che ha condiviso i risultati nell’ambito del tavolo tecnico relazionando anche sugli interventi effettuati: ASL AL prosegue il monitoraggio sulle acque potabili della rete idrica che risultano sicure. Proseguono inoltre il biomonitoraggio integrato delle matrici animali e vegetali, delle acque superficiali e il biomonitoraggio umano: se si dovessero riscontrare valori anomali saranno prontamente comunicati alle autorità competenti”.

Come ha agito Asl rispetto al ritrovamento di schiume nella Bormida avvenuto lo scorso 13 aprile? Concorda con Arpa rispetto alla loro provenienza (Arpa sostiene che arrivano dal Polo Chimico, ndr)?

“Anche in questo caso campionamento e analisi sono stati effettuati da ARPA che ha condiviso i risultati nell’ambito del tavolo tecnico relazionando anche sugli interventi effettuati. ASL AL non è in possesso di informazioni ulteriori o diverse e prosegue il monitoraggio sulle acque potabili che risultano sicure”.

Asl Alessandria ha poi risposto in merito alla tempistica della cosiddetta terza fase dell’indagine epidemiologica: “Attualmente stiamo coordinando il biomonitoraggio integrato delle matrici animali e vegetali, delle acque superficiali e il biomonitoraggio umano. Sulla base dei primi risultati è stata avviata un’interlocuzione con la Direzione Sanitaria della Regione Veneto con l’obiettivo di condividere metodiche e linee di azione. Il prossimo passo sarà coinvolgere, come fatto in Veneto, l’Istituto Superiore di Sanità al fine di determinare il livello di esposizione ai PFAS della popolazione e le aree geografiche su cui intervenire”. 

Sul biomonitoraggio, infine, l’Azienda Sanitaria Locale ha sottolineato che “i referti delle indagini diagnostiche per i PFAS sono stati consegnati ai soggetti arruolati nello studio e sono stati avviati i percorsi di presa in carico con eventuali ulteriori accertamenti diagnostici. Al momento è in corso l’analisi statistica sui questionari e sulle concentrazioni sieriche”.

Foto di Bernd Müller da Pixabay

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