16 Ottobre 2024
05:46
Come si vive in una comunità esposta all’amianto: a Casale una ricerca tra i cittadini
CASALE MONFERRATO – Si intitola “Institutional Betrayal Trauma” e si occuperà della percezione del rischio e preoccupazioni per la salute nella popolazione che risiede all’interno dei siti di interesse nazionale oggetto di bonifica in seguito all’esposizione lavorativa e/o ambientale ad amianto. È il progetto previsto sul territorio di Casale Monferrato grazie all’accordo tra l’Università degli Studi di Torino – Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica del Dipartimento di Psicologia – e il Comune di Casale Monferrato. L’inquinamento industriale, in particolare nei siti contaminati, rappresenta una crisi globale che incide profondamente sulla salute pubblica, sia fisica che mentale.
In Italia, vi sono attualmente 42 siti di interesse nazionale, aree designate per interventi di bonifica a causa della contaminazione del suolo, dell’acqua e dell’aria, con effetti potenzialmente gravi sulla popolazione residente. Il progetto, condotto nel SIN di Casale Monferrato, ha l’obiettivo di studiare l’impatto del vivere in una comunità esposta ad amianto. Questo progetto si distingue per il suo approccio innovativo e multidisciplinare, in linea con la tradizione di ricerca e ricerca-intervento del gruppo di ricerca della professoressa Antonella Granieri a Casale Monferrato, che dal 2006 ha studiato le ripercussioni psicologiche del vivere in un sito contaminato. In particolare, la ricerca in corso integra le precedenti con un’attenzione specifica sulle preoccupazioni per la salute che accompagnano queste comunità.
Inoltre, il progetto si allinea con i principi dell’ONU per promuovere un approccio integrato e interdisciplinare, coinvolgendo una pluralità di attori istituzionali, economici e accademici.
Tra gli obiettivi principali vi è la promozione di politiche innovative volte al miglioramento della salute pubblica e alla riduzione dell’inquinamento ambientale. Questo lavoro non si limita alla valutazione del rischio, ma si propone di generare un cambiamento tangibile nella comunicazione del rischio e nei servizi sanitari destinati alle comunità esposte. In particolare, si punta a sviluppare nuove modalità di cura e supporto, con l’obiettivo di rafforzare il benessere psicologico degli abitanti dei siti di interesse nazionale.
La partecipazione alla ricerca prevede la compilazione di alcuni questionari che potranno essere compilati online attraverso un apposito modulo o in presenza, nei locali del Comune di Casale Monferrato. Tra le malattie associate a questa esposizione, il mesotelioma maligno, una forma aggressiva di cancro, è uno degli effetti più devastanti. Secondo il Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM), tra il 1993 e il 2015 sono stati diagnosticati oltre 27.000 casi di mesotelioma in Italia, con un tempo medio di latenza di 48 anni tra l’esposizione e l’insorgenza della malattia.
“Obiettivo del nostro lavoro è dunque esplorare – adesso che sono ormai quasi 40 anni che la Fabbrica Eternit ha cessato completamente la sua attività produttiva – il vissuto della popolazione di Casale Monferrato nonché come la percezione del rischio si intersechi con la sensazione di tradimento subito e le attuali preoccupazioni per la salute. Porre l’attenzione su questi specifici temi può aiutarci a orientare la ricerca e la pratica clinica verso una programmazione di servizi e attività che rispondono ai bisogni specifici delle popolazioni colpite dalla contaminazione ambientale e industriale, nonché a contribuire alla promozione di cultura nell’ambito della comunicazione del rischio nei Siti Contaminati“, affermano la professoressa Antonella Granieri e la dottoressa Isabella Giulia Franzoi del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino, che a Casale Monferrato collaboreranno con la dottoressa Federica Lupano.
L’assessore all’Ambiente Cecilia Strozzi afferma: “Il nostro territorio aderisce con orgoglio a questa iniziativa con la consapevolezza di poter contribuire nuovamente con un elemento di cruciale importanza alla comunità globale: dopo le attività che hanno portato alla fine della criticità sociale e ambientale, proseguendo con una rapida realizzazione di interventi di bonifica, oggi sosteniamo la lungimirante iniziativa delle ricercatrici e dei ricercatori dell’Università di Torino in modo che l’ecosistema di conoscenze a supporto delle politiche indirizzate a territori con un vissuto simile al nostro possano dare benefici concreti e duraturi”.
Il progetto rappresenta un passo fondamentale verso una maggiore consapevolezza delle conseguenze psicologiche dell’esposizione all’amianto e della vita in un ambiente contaminato. Attraverso la collaborazione tra università, istituzioni sanitarie e comunità locali, si mira a sviluppare soluzioni concrete per migliorare la qualità della vita e il benessere delle persone colpite che accompagnando la gestione dei rischi ambientali. È possibile compilare a questo link il questionario all’indirizzo.