Autore Redazione
mercoledì
23 Ottobre 2024
05:36
Condividi
Cronaca - Ovada

Comitato Difesa Torrenti Gorzente e Piota: “Nel confronto con Iren qualche risposta ma ancora molti dubbi”

Comitato Difesa Torrenti Gorzente e Piota: “Nel confronto con Iren qualche risposta ma ancora molti dubbi”

OVADA – Noi andiamo avanti“. Questa la posizione del Comitato Difesa dei Torrenti Gorzente e Piota dopo l’incontro di venerdì scorso organizzato per fare il punto sullo sversamento di terra nei torrenti Gorzente e Piota avvenuto questa estate.

“Scopo principale del nostro Comitato era quello di fare in modo che la devastazione che i nostri torrenti hanno subito a causa dei lavori sulla diga della Lavagnina fatti da Iren uscisse dall’indifferenza delle istituzioni coinvolte, fossero chiarite sia le responsabilità che le azioni da introdurre per porvi rimedio, e soprattutto impedire che si proseguisse in quella direzione anche per gli interventi futuri previsti su altre dighe presenti nel Torrente Gorzente. Insomma, volevamo risposte, che in parte sono arrivate nell’incontro organizzato dal Comitato insieme ai circoli locali di Legambiente (Ovadese e Valle lemme) e l’associazione Cittadini del Piota invitando tutti gli enti coinvolti a confrontarsi con la cittadinanza pubblicamente. All’incontro hanno preso parte i rappresentanti di IREN S.p.A., l’Ente Aree Protette dell’Appennino, mentre Arpa aveva mandato una nota scritta sul loro operato; grande assente la Provincia di Alessandria, alla quale, proprio in questi giorni , è stato assegnato un ruolo cruciale per il futuro dei nostri torrenti. Per quanto riguarda la Regione, hanno partecipato all’incontro solo membri della minoranza del Consiglio Regionale, (il vicepresidente del Consiglio Regionale Domenico Ravetti e il consigliere Pasquale Coluccio presentatore di una interrogazione alla Regione), era presente anche il deputato Federico Fornaro già presentatore di una interrogazione parlamentare sull’argomento, buona anche la partecipazione delle amministrazioni locali, con il sindaco di Lerma, di Casaleggio Boiro nel cui territorio ha sede la diga e quello di Bosio, che ha giustamente mostrato preoccupazione per i futuri lavori di manutenzione alla diga del Lago Lavezze, sempre in concessione a Iren, ma posto in posizione ancora più impervia, sollevando per questo motivo ulteriori dubbi riguardo la possibilità di una corretta gestione dei sedimenti”.

“Usciamo da questa assemblea con qualche risposta, ma soprattutto con ancora molti dubbi: per quanto sia stato presentato dai delegati di Iren un quadro tecnicamente dettagliato dei lavori effettuati, restiamo scettici riguardo l’inevitabilità di quanto accaduto, a maggior ragione se la causa del danno viene attribuita alle piogge (evento tutt’altro che imprevedibile in un territorio come il nostro) e non nei soggetti coinvolti che avrebbero dovuto rispettare le prescrizioni previste per l’esecuzione dei lavori per tutelare l’ambiente. Un altro fatto che ci ha lasciato perplessi riguardo la buona fede dell’azienda è stato il numero di operai utilizzato dalla ditta in subappalto (5) per l’esecuzione dei lavori alla diga, evidentemente sottodimensionati rispetto all’urgenza dei lavori, evidenziata da Iren stessa e, come se non bastasse, nel mese di agosto, meno piovoso rispetto ai precedenti e successivi, la manodopera è stata ulteriormente ridotta, causando un ulteriore rallentamento dei lavori protratti già ben oltre i tempi previsti”.

Con i tubi di scarico di fondo che rimarranno aperti ancora per lungo tempo, nei prossimi mesi, dalla diga, continuerà a defluire fango nei torrenti a valle, con buona pace di chi sostiene che le piene di questi mesi porteranno via tutti i detriti, cosa possibile per quelli più fini, molto meno per quelli più grossolani, e in generale poco probabile data la profondità dei laghetti a valle della diga, riempiti dal fango. Quello su cui possiamo ancora agire è il futuro, a tal proposito siamo riusciti a ottenere un’importante dichiarazione pubblica; la promessa di Iren del ripristino delle condizioni antecedenti ai lavori nei torrenti Gorzente e Piota e nei loro laghetti. In base alle informazioni fornite nel corso dell’incontro avuto con l’ente Aree Protette Appennino Piemontese in data 16 Ottobre presso la loro sede, e confermate nell’incontro pubblico dal Presidente e dal Direttore, che hanno comunque sottolineato come l’Ente che rappresentano, abbia fatto tutto il possibile nei limiti di potere loro concesso dalla legge, alla Provincia è stata formalmente dato l’incarico in base a quanto stabilito dall’indagine condotta dai Carabinieri Forestali, in collaborazione con l’ente Aree Protette, di dare seguito a quanto previsto dall’art 50 comma 1 della legge Regionale 19/2009 per la violazione delle prescrizioni per la valutazione di incidenza approvate dall’Ente Aree Protette Appennino Piemontese con una finestra di 60 giorni per redigere un piano per i lavori di ripristino, a partire dalla data del 15 ottobre”.

“Il tempo è tiranno: nelle prossime settimane si deciderà il futuro dei nostri torrenti, e come Comitato ci prendiamo l’impegno di fare pressione sulle istituzioni, Provincia in particolare, affinché si dia seguito alla promessa di Iren S.p.A., con la sottoscrizione di un vero protocollo di intesa sulle modalità con cui proseguiranno i lavori e su come avverrà il ripristino delle condizioni precedenti dei due torrenti”. 

“Per questo trasmetteremo via Pec alla Provincia, vista la sua assenza alla riunione, la richiesta di un incontro per comprendere che modalità e tipologie di intervento intende attuare per dare seguito a quanto previsto dall’art. 50 comma 1 della L.R 19/2009 così come indicato dalla nota di incarico a firma dei Carabinieri Forestali e Capo delle guardie parco. Dopo le nostre iniziative tutti coloro che hanno a cuore il nostro territorio hanno alzato la guardia, e non sarà più così facile per i soggetti coinvolti continuare a negare ogni evidenza e continuare a non assumersi le responsabilità del caso”. 

Condividi