15 Gennaio 2025
07:32
Morì per un aneurisma della aorta non diagnosticato all’Ospedale di Casale: 480mila euro di risarcimento
CASALE – Ammonta a 480 mila euro il risarcimento ricevuto dalla famiglia di un uomo di 69 anni residente in provincia e mancato tre anni fa, nel 2022. Come ha raccontato la società CP Servizi Medico Legali, che ha seguito la richiesta di danni, l’uomo si era recato all’Ospedale di Casale per un dolore addominale e, dopo essere stato visitato e sottoposto a radiografia, era stato dimesso con la diagnosi di una colica renale e terapia con antidolorifici.
“Durante l’esecuzione degli esami, il radiologo di turno aveva sospettato la possibilità di una ectasia aortica, ma nessuno al pronto soccorso ha ritenuto di eseguire ulteriori approfondimenti” ha sottolineato Cp Servizi Medico Legali. Due ore dopo il 69enne è tornato in ospedale lamentando lo stesso dolore addominale. Dopo essere stato ricoverato durante la notte ha poi perso temporaneamente coscienza. “Dopo alcune ore si è verificato un episodio di vomito con tracce di sangue. A quel punto veniva sottoposto ad una Tac che evidenziava la rottura di un aneurisma dell’aorta addominale”. Trasportato all’Ospedale di Alessandria per un intervento d’urgenza l’uomo purtroppo è mancato: era arrivato al Santi Antonio e Biagio già in arresto cardiaco ed è mancato a causa dello shock emorragico.
“I medici legali incaricati dalla famiglia, hanno studiato approfonditamente il caso, confermando la presenza di un nesso causale tra la mancata tempestiva diagnosi di ectasia dell’aorta addominale e il decesso. Si è trattato di mancanze diagnostico terapeutiche evidenti durante il primo ingresso al pronto soccorso di Casale: il paziente veniva visitato in modo assolutamente approssimativo“ ha aggiunto Cp Servizi Medico Legali “la diagnosi di calcolosi renale è stata stilata sulla base di elementi incerti, non adeguatamente indagati. Non è stato seguito un iter diagnostico in sintonia con le linee guida, basandosi sul referto radiografico, senza ulteriori approfondimenti. In più, lo stesso radiologo evidenziava il sospetto di una ectasia aortica, un elemento che, assieme alla presenza dei dolori lombari, avrebbe dovuto indurre i sanitari ad approfondire l’anamnesi. Nemmeno durante il secondo accesso, con il paziente che si presentava in condizioni nettamente peggiorate rispetto al giorno precedente, i sanitari indagavano i sintomi in modo più approfondito. L‘indagine d’urgenza non veniva attivata nemmeno a seguito della perdita di coscienza. Non vi è dubbio che una diagnosi tempestiva (e non ritardata di otto ore) avrebbe comportato un rischio esponenzialmente inferiore e il paziente avrebbe potuto salvarsi. Per questo è stata riconosciuta una perdita di chances di sopravvivenza pari al 70%, in considerazione del rischio rappresentato di per sé dall’ectasia aortica”.