18 Febbraio 2016
23:00
Agromafie: il fenomeno tocca anche il Piemonte e l’alessandrino
PROVINCIA – Nel 2015 il business delle agromafie in Italia ha superato i 16 miliardi di euro. Il dato è emerso dal quarto rapporto elaborato da Coldiretti, Eurispes e dall’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e nel sistema agroalimentare. Il fenomeno, che compromette la qualità e la sicurezza dei prodotti e mina il valore del Made in Italy non è ristretto entro i confini del Sud Italia. Il legame tra beni confiscati alla criminalità ed economia del cibo è forte in particolare in Sicilia (53,5%) e poi in Calabria (17,6%), Puglia (9,5%) e Campania (8%). Seguono con percentuali più contenute la Sardegna (2,3%), la Lombardia (1,6%), la Basilicata (1,5%) e il Piemonte, dove si trova l’1,3% degli immobili confiscati alla criminalità organizzata nell’agroalimentare.
Seppur di livello medio-basso, l’Indice di Organizzazione Criminale (IOC), elaborato dall’Eurispes per rappresentare la diffusione e l’intensità del fenomeno tocca anche la provincia di Alessandria (con un indice di 26.9), seguita da Novara (24.5), Asti (24), Vercelli (19,1) Torino (18.8 ) e Cuneo (5.7). “I dati di questo rapporto devono spingere a una riflessione – ha commentato il presidente provinciale di Coldiretti Alessandria, Roberto Paravidino – Oltre ai 16 miliardi di valore complessivo di questi traffici illeciti nell’agroalimentare, altrettanto pesante è il valore economico dei sequestri di generi alimentari, pari a 436 milioni di euro. Lo scorso anno il lavoro encomiabile di tutte le Forze dell’Ordine, a partire dai Nas, ha permesso di sequestrare a livello nazionale 25,2 milioni di prodotti alimentari contraffatti e senza le adeguate garanzie di qualità o di indicazioni di origine in etichetta. Il settore più colpito è stato quello della ristorazione (24%) e a seguire quello della carne e dei salumi (18%) e l’11 per cento in quello delle farine, del pane e della pasta“.
Durante gli oltre 40 mila controlli effettuati lo scorso anno in tutto il Paese, ha aggiunto il presidente della Coldiretti alessandrina, un’azienda su tre ha mostrato irregolarità di vario genere e più di mille aziende sono state poi chiuse. “Il fenomeno delle agromafie riguarda tutti e a tutti i livelli – ha aggiunto Roberto Paravidino – Chi opera nell’illegalità sfrutta dei canali paralleli per fare arrivare prodotti dall’estero spacciandoli poi per italiani e in alcuni casi falsifica anche le etichette con le date di scadenza. Le agromafie non solo mettono a rischio il consumatore ma danneggiano anche chi opera nella piena legalità e nel rispetto delle legge”. Purtroppo, ha aggiunto il presidente Coldiretti, l’illegalità nel settore agroalimentare è in alcuni casi favorita da “incongruenze normative”. “Basti pensare che è obbligatoria l’indicazione della provenienza sulla carne bovina ma non sui prosciutti, sull’ortofrutta secca ma per quella trasformata. L’obbligo vale poi per le uova, ma ad esempio non per i formaggi o peggio ancora per il latte e proprio quest’ultima è stata una battaglia che abbiamo portato avanti lo scorso anno a livello nazionale come Coldiretti”. Come ci si può difendere, quindi, dalle agromafie?”Innanzitutto informandosi e leggendo bene le etichette. Se qualcosa non è chiaro chiedete al negoziante perché sapere cosa state per mangiare è un vostro diretto. Come Coldiretti provinciale stiamo portando avanti anche una campagna di informazione nelle scuole per insegnare a leggere le etichette oltre, ovviamente, a collaborare con le Forze dell’Ordine per aiutarli a fare luce sulle zona d’ombra che purtroppo esistono anche nel settore agroalimentare”.