17 Febbraio 2025
06:32
Non facciamo più figli: “Il futuro passa dalle donne e dai flussi regolari dei migranti”
PIEMONTE – Il Piemonte non fa, quasi, più figli. La media è di 1.17 figli per donna e in provincia di Alessandria il dato è ancora più basso: 1.16. Lo ha spiegato la professoressa Chiara Pronzato, Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti de Martiis”, durante gli Stati Generali della natalità che si sono tenuti a Torino il 5 febbraio 2025. Il dato in realtà fotografa una situazione diffusa in tutta Italia con rare eccezioni. Il nostro Paese di certo è tra i peggiori in Europa per natalità con conseguenze economiche e sociali preoccupanti nei prossimi anni.
L’indice di fecondità in Piemonte vede Verbania tra le peggiori (1.07 figli per donna), Biella a 1.12, Torino 1.14 e Alessandria a 1.16, tutte sotto la media regionale (1.17) e quella nazionale (1.20). Per comprendere la drammaticità della situazione poi basta osservare la ripartizione per fasce d’età aggiornata al 2024 nell’Alessandrino. Qui sono solo il 10% i bambini tra gli 0 e 14, il 61% sono adulti, e il 29% ha oltre i 65 anni. “Questo vuol dire che nell’Alessandrino ci sono 61 persone su 100 in età produttiva che devono occuparsi delle altre fasce – spiega la professoressa Pronzato. In pratica devono produrre beni, servizi, pagare le tasse, le scuole, gli ospedali, le pensioni per tutti quelli che, data l’età, non sono produttivi o non lo sono più“. Il tema però è che “stiamo destinando le forze alle 29 già in pensione, una buona notizia perché viviamo a lungo, ma anche una pessima notizia perché questo vuol dire che gli adulti di domani saranno sempre meno“.
La soluzione è molto complicata e richiede politiche durature e di prospettiva. Il fatto è che “anche se facessimo molti figli gli effetti saranno comunque dilatati nel tempo visto che già i genitori oggi sono pochi. La fecondità va comunque supportata e aiutata anche perché le coppie dichiarano di volere due figli ma poi non li fanno. Di pari passo dobbiamo insistere per cambiare la mentalità subito. È fondamentale ci siano più donne che lavorano, e dobbiamo essere più produttivi. Infine non dobbiamo e non possiamo osteggiare i flussi migratori. Sono una grande risorsa e necessari per il benessere di tutti”. “Sull’approccio al fenomeno c’è una narrativa sbagliata – continua l’esperta. I migranti non rubano infatti il lavoro, fanno quello che gli italiani non vogliono più fare e l’unica concorrenza è in ambito universitario e anche se fosse in questo caso sarebbe molto utile”. Per invertire la rotta Chiara Pronzato suggerisce “misure in aiuto alle famiglie, incrementare i flussi regolari dei migranti e investire sulla produttività“. Altro aspetto cruciale riguarda la mentalità rispetto al ruolo delle donne: “C’è da lavorare per mettere le donne in condizione di essere competitive come gli uomini ma se nel mondo del lavoro questo già in parte sta avvenendo occorre spingere anche all’interno dell’istituzione famiglia“. Per comprendere l’urgenza di questo cambio di ragionamento basta guardare gli altri Paesi, dove il tasso di natalità è enormemente più alto: in Francia infatti il tasso di natalità è di 1.73 figli per donna, nel Regno Unito 1.60, in Norvegia 1.56.