20 Febbraio 2016
08:53
Il ricordo di Umberto Eco del sindaco Rossa e del’ex ministro Balduzzi. Oggi ad Alessandria bandiere a mezz’asta
ALESSANDRIA – Sono numerosissime i messaggi commossi per ricordare l’intellettuale Umberto Eco. Di seguito l’intervento del sindaco, Rita Rossa, che ha deciso di lasciare a mezz’asta le bandiere del Comune:
“A egregie cose il forte animo accendono.
l’urne de’ forti
E’ un dolore grande la scomparsa di Umberto Eco. Una sensazione di smarrimento, la paura del vuoto che si crea quando tace una mente tanto ricca. Le sue parole aprivano squarci di sereno in quest’epoca povera di pensiero critico; poche pennellate e sentivi che la superficialità, la banalizzazione, l’omologazione così dannose e infeconde possono essere battute.
Poi ti rimane il ricordo, quello personale, e il privilegio grande di avere avuto la fortuna di confrontarti con lui, dialogare con la Cultura fatta carne, linfa, ossa e parole, sentire di Dante, Petrarca e la nostra letteratura, magari davanti ad un piatto di farinata e sentirsi felici ed ancora più innamorati della voglia di sapere, come il giovane protagonista de Il nome delle Rosa nella biblioteca. E ancora i momenti pubblici e di comunità in cui lui era Alessandria, ricambiato da un affetto che è anche orgoglio, ammirazione e devozione. Gelindo, i Frati, le presentazioni dei suoi libri, gli amici di una vita, il Liceo Classico, il gelato di Cercenà erano parte della sua alessandrinità.
Infine ci rimane la sua cultura, le tracce di una intera vita nei suoi libri, nella sua dignità e nei suoi esempi. E, più forte di ogni segno tangibile, ci rimane quel monito che è soffio di vitale della conoscenza: la curiosità e la consapevolezza di sapere di non sapere e non fermarsi mai nello studio.
Grazie Maestro, ciao Umberto”.
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Questo invece il ricordo del Consiglio superiore della magistratura, Renato Balduzzi:
“Difficile commentare la morte del più illustre degli alessandrini, oggi che tutti ci sentiamo più soli. Umberto Eco ha solcato il mondo rimanendo fedele alla sua città e alla terra che lo aveva generato. E Alessandria gli ha sempre ricambiato tale fedeltà, facendo venir meno per lui il nostro riserbo e la nostra congenita attitudine alla smitizzazione. Ogni suo ritorno in città costituiva per i tanti amici ed estimatori un’occasione di festa, sia che tornasse al “suo” liceo Plana, sia che partecipasse all’annuale “Gelindo” dai Frati, quella rappresentazione natalizia seria e ironica nella quale, e non solo per i ricordi di gioventù, egli si immergeva riconoscente. Umberto ci lascia qualche mese dopo la morte di uno dei suoi più cari amici, Delmo Maestri. Li voglio qui accomunare. Un ricordo personale, tra i tanti che vengono alla mente, si impone. Nel giorno dei suoi ottant’anni (ero ministro da poco più di un mese) gli telefonai. Ci dicemmo molte cose, ma una mi è rimasta scolpita: dopo esserci a vicenda aggiornati sulle cose in corso, mi congedò con un “Suma ticc lisandrèn, eh!”. Ecco, questo è stato e rimane Umberto Eco: cercatore della verità, piccola e grande, attraverso i segni del linguaggio, ritrovava nel dialetto il momento in cui l’identità individuale si faceva relazione con gli altri. Una lezione per tutti noi.”